-Capitolo 46-

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Buongiorno a tutti amici! Ebbene sì.. ho deciso di riprendere a scrivere STAND BY ME, la storia che tanto vi ha appassionato.
SORPRESAAAA!!!
D'altro canto vi avevo promesso che l'avrei conclusa..❤️
So che molti di voi non ricorderanno bene lo svolgimento degli eventi, motivo per il quale vi chiedo di rileggere qualche capitolo indietro, per fare un po' di chiarezza.
Mi scuso davvero molto per l'assenza, purtroppo le cose al di fuori di questa piattaforma non vanno sempre come vorrei ma adesso che ne ho l'opportunità voglio dare a questa storia il finale che merita.
Ci tengo inoltre a ringraziare tutti voi per i messaggi confortanti che mi avete scritto e anche per quelli brutti hihihi!🤘🏼
Detto questo: buona lettura amici.🖤✨

Talìa:"E se mio padre non mi volesse più vedere? O peggio, se mi cancellasse per sempre dalla sua vita?" Deian se ne sta appoggiato contro la porta di casa dei miei genitori a fissarmi

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Talìa:
"E se mio padre non mi volesse più vedere? O peggio, se mi cancellasse per sempre dalla sua vita?"
Deian se ne sta appoggiato contro la porta di casa dei miei genitori a fissarmi. Le mani nelle tasche e la solita espressione annoiata.
"Allora è un cazzone."
Lo fulmino con lo sguardo.
"Sei proprio uno stupido, smettila di dire queste cose. È di mio padre che stiamo parlando." Gli rammento.
"Allora capirà e se ne farà una ragione Talìa." L'istante dopo allunga il braccio e suona il campanello di casa, sistemando in seguito il cappuccio del giubbotto.
Mi trascina accanto a lui e per quanto sia tentata questa volta non posso evadere, lui ha ragione, devo affrontare la situazione.
Quando sollevo la testa per guardarlo, i suoi splendidi occhi s'incatenano ai miei.
Lo fisso nervosa. Sento il petto esplodere dall'ansia.
"Andrà bene, vedrai." Sibila accarezzandomi i capelli.
Afferro il labbro inferiore con i denti.
"Qualunque cosa dicano adesso i miei genitori, sappi che io non cambierò idea su di te Deian."
Mi alzo sulle punte dei piedi e lascio che mi baci per rassicurarmi.
Un bacio lento e di conforto che ci scambiamo.
Poso una mano sulla sua guancia per sentirlo vicino.
Io non voglio smettere di averlo, non voglio smettere di sentirmi in questo modo, come mi sento quando sto con lui. Mai.
"Devi dirmi altro?" Finisce per baciarmi l'orecchio e poi il collo.
"Smettila!" Rido e lo spingo via.
"La maggior parte delle persone teme mio padre, anche tu dovresti farlo." Ironizzo ma dal suo volto serio capisco che forse un pizzico di verità c'è in quello che ho detto, perché si rabbuia.
Impossibile. Deian che ha paura di qualcuno?
"Deian..?"
Non risponde e fissa la porta in attesa che qualcuno venga ad aprire.
Immagino che confrontarsi con qualcuno che non riesce ad accettarti non dev'essere affatto facile, ma allo stesso tempo è difficile anche ammettere di amare qualcuno che la tua famiglia non approverà mai. In questo momento non so chi dei due sia nella posizione più scomoda, so solo che prima o poi avremmo dovuto affrontare questa situazione. Siamo appena tornati dal viaggio a Cuba, quindi credo che sia questo il momento giusto.
Quando finalmente la porta viene aperta trovo mia mamma con indosso un grembiule arancione e i capelli legati dal solito mollettone.
Il cuore smette di battermi nel petto per qualche secondo. Il tempo di analizzi e intravedo un piccolo sorriso su quel viso stanco.
Ma quando i suoi occhi, che sono fissi nei miei, si posano sulla figura di Deian ecco che il suo volto si spegne.
E lei spalanca la bocca incredula.
"Talìa.. m-ma..?" Balbetta fissando Deian.
"Ciao mamma. Possiamo entrare?"
Nessuna risposta. Lei rimane pietrificata.
"Mamma, lascia che ti spieghi ti prego."
"Che cosa succede tesoro?" Ecco la voce di mio padre dall'altra parte della casa.
Istintivamente faccio un passo all'indietro per l'agitazione, perché conosco la sua reazione, ma Deian prontamente mi afferra la mano.
"Non devi avere paura di lui." Sibila con la voce di chi sa di riuscire a rassicurarti con poco.
Il fatto è che io non ho paura di lui, ma di quanto potrei ferirlo.
È già successo in passato e io non voglio deludere nessuno.
Quando mio padre raggiunge la mamma alla porta e nota la presenza di Deian il suo sguardo diventa peggio di quello di un diavolo. Gli occhi sono talmente scuri, velenosi, da sembrare anormali.
Poi guarda me, scioccato.
Segue una lunga pausa di silenzio prima che papà inchiodi i piedi a pochi centimetri di distanza da Deian, che è duro come una lastra di ghiaccio.
I due cominciano a lanciarsi occhiate di fuoco finché mio padre non alza la voce, facendomi spaventare.
"Che cosa ci fai di nuovo insieme a lui?" Pronuncia stizzito, rivolgendosi a me.
L'ultima volta che ci ha visti insieme è stato quando il padre di Deian è intervenuto per separarci. Quindi capisco la reazione.
Ingoio un groppo di saliva mentre stringo forte la mano dell'uomo al mio fianco.
"Dobbiamo parlare papà, una volta e per tutte."
Mia madre posa una mano sulla spalla di mio padre per poi lasciar andare un sospiro di delusione.
"Questo criminale non entrerà mai in casa mia! Scordatevelo!" Papà sembra di nuovo fuori di sé tanto che spintona Deian che fortunatamente rimane immobile.
Ma la sua mascella contratta è l'avviso al fatto che non riuscirà a trattenersi a lungo.
Io lo conosco.
"E così sei tornata da lui." Mormora mia madre fissandomi con disgusto.
Mia madre.
La donna che mi ha messa al mondo e che ora mi guarda come se fossi un'estranea.
Fa un male atroce ma devo resistere. Loro devono ascoltarmi.
Perché alla fine tutti siamo il mostro di qualcuno in una favola raccontata male.
"Ci sono delle cose che non vi ho detto. Mi dovete ascoltare." Cerco di parlare prima che mio padre si scagli contro di me nell'unico modo possibile e mi afferri per i gomiti per strattonarli.
Ora Deian è diventato il nulla più totale per lui.
"Sei una bugiarda! Tu non sei mai partita per lavoro ma per stare con questo essere!" Prima che possa colpirmi con uno schiaffo Deian ha già bloccato il suo movimento.
Lo vedo afferrare mio padre dal braccio per spingerlo in casa ma questa volta con una certa attenzione.
Lo spinge contro il muro della sala da pranzo solo per intrappolarlo e tenerlo fermo, non per fargli del male.
"Non osare toccarla, non me ne frega un cazzo che sei suo padre." Ringhia innervosito.
"Chi ti credi di essere per dirmi cosa fare con mia figlia? Io sono l'uomo che l'ha messa al mondo! Io l'ho cresciuta con tanta fatica e con dei sani valori, non per vederla morire per mano di una famiglia criminale! Tu non sei altro che il mostro che la sta portando alla rovina."
Scatto subito verso di loro per separarli perché adesso si trovano faccia a faccia. Anche mia madre si frappone tra i due, anche se non c'è dubbio sul pensiero che appoggia.
"Deian ti prego, lascialo stare!" Lo supplico e dopo qualche istante di lotta contro se stesso, si fa da parte.
Mio padre ci fissa pieno di rabbia.
"Papà ti prego calmati, noi vogliamo soltanto parlare con voi. Vogliamo dirvi la verità."
"Quale verità? Io non ti credo più ormai Talìa!" Urla puntandomi il dito contro mentre mamma lo prega di restare calmo.
"Mi dispiace di non avervi detto come stavano le cose sin subito. Mi dispiace molto ma io non posso più fingere. Ho bisogno che voi sappiate la verità."
"Sei ancora innamorata di questo ragazzo. È così?" Domanda mio padre senza nemmeno guardarmi in faccia.
All'inizio non rispondo, ma quando il mio sguardo trova quello del padre della mia bambina non posso fare altro che annuire.
Si. Io lo amo. Glielo dico e il sorriso amaro che compare su quel viso che tanto adoro sembra che  adesso mi pugnali.
"Come puoi innamorarti di una persona del genere, di un ragazzo che rovina e strappa soltanto vite? Ti rendi conto di chi hai al tuo fianco?!" Deian si irrigidisce alle parole di mio padre e lo prendo per mano.
Sfioro le sue nocche con il pollice per rassicurarlo.
Ma credo sia inutile, perché era proprio questo che temeva Deian poco fa.
La sua paura non era mio padre, come sospettavo, bensì di venir giudicato su alcuni punti deboli della sua vita.
"Papà lui non ha rovinato la mia vita. Lui non è il ragazzo che credete che sia, Deian vi ha aiutati senza che nemmeno lo sapeste. Se soltanto gli deste una possibilità.." Vengo interrotta dalla risata cattiva di mio padre, prima che scuota la testa divertito dalle mie parole.
"Ci ha aiutati? E in quale modo esattamente? Portando nostra figlia sulla cattiva strada?" Domanda ironico.
"Bada a come parli di me. Mi stai stancando." Deian è già pronto ad affrontarlo ma cerco di tenerlo fermo dov'è.
"Io non ho paura di te." Replica l'altro.
"Papà ascoltami.. vi ricordate quando stavamo per essere sfrattati dalla nostra casa? È stato Deian a pagare il debito. Deian ha permesso che non finissimo in mezzo alla strada perché ha spedito lui stesso quel bonifico anonimo sul tuo conto.
Ed è stato sempre lui a sorvegliarvi quando le cose si erano messe male in città."
I miei genitori fissano l'uomo al mio fianco con una certa confusione.
Deian invece infila le mani nelle tasche del pantalone, sospirando in modo seccato per la mia confessione.
So che non avrei dovuto dirglielo, glielo avevo promesso ma se non l'avessi fatto loro non mi avrebbero mai ascoltata.
"Non credo ad una sola parola di quello che stai dicendo. Sono tutte menzogne." A mio padre puoi toglierli tutto, ma non la fiducia perché doverla conquistare di nuovo sarebbe un'impresa troppo difficile.
Infatti, a questo punto penso che lui non si fiderà mai più di me.
"Vorresti dirmi che non è stato lui ad ammazzare tutte quelle persone e quei bambini in paese?" Prova a ribattere ma scuoto la testa.
"Voi l'avete frainteso papà. Deian non ammazza le persone innocenti, lui non uccide donne e bambini."
Molte volte mi sono interrogata sulla sua umanità e so che in passato non sempre si è comportato nei migliori dei modi ma se ho scelto di amarlo nonostante tutto è perché io ho conosciuto quel lato che mai nessuno ha visto in lui.
Deian ha troppa rabbia repressa, è cresciuto con la mafia, circondato da persone che non desideravano altro che il suo successo, anziché il suo bene.
Non gli hanno insegnato a guardare il mondo a colori, soltanto in bianco e nero quindi lui ha sempre cercato di mimetizzarsi.
"Gli uomini che uccide non solo altro che minacce che hanno fatto del male o un torto alla sua famiglia."
E le minacce nel suo vocabolario vanno eliminate.
Io sto imparando a convivere con il suo pensiero.
"Lui non mi farebbe mai del male papà, devi credermi."
Comprendo che Deian non sia un ragazzo qualsiasi agli occhi delle persone. Lui non è un  giocatore della squadra di football, non è un ragazzo che ha potuto scegliere l'università o il lavoro dei suoi sogni e non è mai stato del tutto un bambino come invece avrebbe dovuto essere, ma tutto sommato è l'unico uomo che verserebbe del sangue per me senza pensarci due volte.
Potrei cercare altre mille ragioni per volerlo al mio fianco ma questa credo che basti e avanzi.
"Che cosa stai dicendo Talìa? Per quale motivo dovremmo crederti dopo tutte le bugie che ci hai raccontato?"
"Mamma, io vi sto dicendo la verità.
Io e Deian ci amiamo davvero e.." Le gambe iniziano a tremare quando la mia mano scivola sul ventre coperto dal cappotto invernale.
"Che cosa vuoi dire?" Mia madre fa un passo verso di me dopo aver spostato lo sguardo in quel preciso punto del mio corpo.
Deian fissa i miei genitori così come me.
Le espressioni sui loro volti sono indescrivibili in questo momento.
"Noi.. aspettiamo una bambina." Pronuncio queste parole e mia madre improvvisamente scoppia in lacrime.
"Che cosa hai detto?" Mio padre invece è totalmente paralizzato, dalla testa ai piedi.
Sento i miei occhi inumidirsi ma non posso e non voglio piangere, quindi mi trattengo.
Abbasso la testa.
"È così papà.. Sono incinta."
"Dimmi che è tutto uno scherzo Talìa. Dimmi che non sta succedendo realmente." Mamma viene verso di me e afferra la mie mani tremanti.
Ma non la sento vicina, bensì lontana.
"La mia dolce bambina, incinta di un mafioso? Che cosa ti hanno fatto?"
"No mamma.. tu non capisci.." Balbetto ma lei mi interrompe.
"Che storia è mai questa? Talìa tu hai sempre voluto studiare e dedicare i tuoi sforzi per un futuro migliore di questo."
"Deian è l'amore della mia vita mamma, non è una brutta persona e questa bambina è ciò che amiamo di più al mondo. Lei non è un errore. Perché non riuscite a capirlo?" Se io sono nervosa Deian allora è sull'orlo di un esplosione.
"Mamma mi dispiace davvero che non lo capitate ma Deian mi rende felice. Voi non potete decidere per me."
"Noi no.. ma tu sì."
Non si dovrebbe mai chiedere una cosa del genere alle persone che si amano.
"'Mamma non mettetemi nella condizione di scegliere tra i miei genitori o il padre di mia figlia perché la risposta potrebbe farvi davvero male questa volta."
Lascio le sue le mani, tuttavia lei non mi scolla gli occhi di dosso.
Ho il cuore a pezzi. Dico sul serio.
So che le loro aspettative per il mio futuro erano altre, ma non spetta a loro scegliere come io debba vivere.
Questo non è giusto.
"Da quanti mesi va avanti questo teatrino?" Interviene mio padre ferito più che mai, indicando il mio ventre con un cenno di testa.
"Quattro mesi." Annuncio.
"Quattro mesi? Tu ci hai nascosto una cosa del genere per quattro mesi?! Ma che cosa ne hai fatto della nostra bambina? Dov'è finita la vera Talìa?" Chiede.
La vergogna si insinua dentro di me.
"Vi ho già detto che mi dispiace. Mi dispiace per tutto. I-io.. non riuscivo a dirvelo. Le circostanze non me l'hanno permesso e.."
"Se questa bambina fosse stata concepita da un'altra persona, o da Erik, sarebbe stato diverso per voi non è così?" Deian interviene dopo troppo silenzio. Ha la voce roca, piena di astio.
"Deian lascia perdere, non importa. A me non importa di quello che pensano gli altri." Gli accarezzo la spalla per rassicurarlo, e per evitare che scoppi e spazzi via tutto il resto, ma lui non sembra starmi a sentire.
Rimane fermo, con i pugni chiuse e le vene gonfie, ad attendere una risposta.
"Certo che sì, grandissimo pezzo di merda! Sarebbe stato tutto diverso. Quanto meno Erik avrebbe avuto un minimo di buonsenso e non avrebbe mai fatto questo a mia figlia!"
Improvvisamente il gancio destro di Deian si scontra con il muro della sala da pranzo.
Il tonfo e il muro sfondato fanno trasalire sia me che mia madre.
Merda.
"Come cazzo puoi dirlo dopo che quel bastardo stava per abusare di tua figlia, eh? Se quella sera non fossi arrivato in tempo a quest'ora avresti avuto altri problemi da affrontare, più gravi." Deian ormai è esploso e sta urlando come un pazzo ad un centimetro di distanza dal volto di mio padre che sembra tremendamente confuso.
Il suo petto si alza e si abbassa ad una velocità mostruosa.
"Deian calmati ti prego." Lo sfioro e immediatamente si volta verso di me come una bestia, per addolcirsi dopo essersi reso conto di chi ha difronte.
Vedo le sue spalle da gigante rilassarsi e faccio un passo verso di lui.
"Basta.. andiamo via. Per favore." Lacrime calde solcano il mio viso. Deian mi guarda e avvicina le labbra alla mia fronte.
Sto malissimo, sto per scoppiare.
"Va bene, andiamo a casa." Annuisce ancora agitato.
L'ultimo sguardo che spreco per osservare le due persone che più dovrebbero amarmi è il peggiore.
Entrambe sono disperati, rotti e delusi. Ma mai quanto lo sono io.
"A me non frega un cazzo di quello che pensate su di me, ma Talìa tiene molto alla famiglia e voi la state tagliando fuori dalla vostra vita, nel caso non ve ne foste accorti. Sono venuto qui per ricordarvelo." Deian apre la porta con un leggero strattone prima di tornare a guardare me.
Nessuno parla più. Il silenzio in questa casa è assordante adesso.
"Andiamo, ti porto a casa." La dita del mio uomo afferrano le mie, che sono piccole e fredde confronto alle sue.
Tiro su con il naso per non singhiozzare davanti a tutti e seguo Deian fuori dalla porta di questa casa.
"Certo!  Va pure a vivere con quelle persone che non ricordano nemmeno come ti chiami. È così che sono fatti i soldatini." Papà urla ma lo ignoro.
"Poi non venire a cercarmi quando capiterà qualcosa di brutto Talìa!" Continua.
Non deve importarmi. Non deve fare alcuna differenza quello che pensano i miei genitori, perché ora la mia famiglia sono Deian e la nostra bambina.
Loro per me sono persone morte.
Prima che possa scendere velocemente le scale del pianerottolo la voce tremante di mio padre comincia di nuovo a rimbombarmi nelle orecchie.
Mi blocco.
"Sai una cosa Talìa?" Sta piangendo.
Non ho mai visto mio padre piangere.
"Che cosa c'è ancora papà?!" Gli dico esausta.
"Il miglior giorno della mia vita sarà quando avrò dimenticato di avere una figlia."
Impiego un momento prima di capire il significato della frase terribile che esce dalla sua bocca.
Non so quanto tempo passi esattamente ma quando mi è tutto chiaro non riesco più a guardarlo. Mi giro di schiena e come se non fosse successo nulla, mi lascio tutto alle spalle.

Deian:
Sono passate due ore da quando Talìa ha smesso di parlare, ma sta ancora piangendo quando finalmente arrivo al ristorante.
Parcheggio la macchina e una volta sceso lei si affianca.
Ha tutto il naso rosso.
La osservo mentre si sistema la coda bassa e tirata per poi fare lo stesso con il trucco colato.
È una donna estremamente forte, so per certo che con il tempo supererà anche questo.
"Per quale motivo ci troviamo qui?" Chiede lei guardandosi attorno.
Camminiamo fino all'entrata dove veniamo accolti da due camerieri ben vestiti.
"Thomas è a cena con la sua ragazza, devo parlare con lui di un problema importante quindi mangeremo qui per pranzo."
"E se io non volessi? Mi hai domandato se a me potesse andare bene? E poi da quando Thomas ha una fidanzata?" È bipolare questa donna, cazzo.
Torturo il piercing alla lingua per mantenere la calma.
"Si stanno frequentando da qualche settimana, non è ancora niente di serio per il momento." Dico. Talìa smette di masticare la gomma e mi fissa.
"Mi stai facendo perdere la pazienza che cazzo." Sbotto.
"Sei tu che a quanto pare non mi prendi in considerazione Deian."
Uno dei due camerieri si avvicina con una lista di tavoli prenotati e mi saluta formalmente, poi fa lo stesso con Talìa che gli mostra un sorriso tirato.
Il suo disagio è percepibile a chiunque, questa volta però non posso dargli torto.
"Tavolo Riveiro." Rispondo ancor prima che il tipo incravattato possa pormi la domanda.
Talìa, confusa, solleva un sopracciglio per il cognome sulla lista delle prenotazioni.
"Molto bene, seguitemi signori." Il cameriere ci fa strada lungo la sala e io afferro la mano della mia ragazza.
"Meglio non lasciare tracce." Le spiego, lei rotea gli occhi al cielo.
"Giusto." Annuisce.
Non posso fare a meno di fissarle il culo quando si sbarazza del cappotto lungo mentre cammina.
Le sue forme sexy sono un richiamo per me.
Cazzo è fantastica, e mi diventa di marmo quando il ricordo di stanotte mi balena in mente.
Io che la scopo come se fossi ubriaco, come un selvaggio, i nostri denti che si scontravano per la foga di baciarci e lei che accoglieva dentro di sé ogni mio centimetro.
Nel momento in cui la sto guardando, i suoi occhi puri e buoni incontrano i miei per capire a cosa sto pensando. Poi mi sorride lievemente ed è allora che poso la mia mano sulla sua schiena scoperta.
L'accarezzo scendendo lentamente, fino a strizzare il sedere per vederla ridere dall'imbarazzo.
Non voglio mai più vederla in certe condizioni, non come prima, almeno.
"Questo vestito ti sta parecchio bene." Le dico all'orecchio, lei diventa rossa in viso.
Più rossa di quanto già non sia per via del pianto.
"Possibile che tu non riesca a tenere a bada i tuoi ormoni per più di quattro ore Deian?" Sghignazza arricciando il naso.
"Signori questo è il vostro tavolo." Il cameriere mi dissuade dalle fantasie che stavo facendo sulla bionda al mio fianco quando raggiungiamo il nostro posto.
Con una botta di tosse torno alla realtà.
"Finalmente siete arrivati. Stavamo morendo di fame." L'aria intorno a me si dirada quando la voce di Thomas si propaga nella sala.
Sposto lo sguardo e la coppia di fidanzatini seduta intorno al tavolo si alza per salutarci.
Lei è una giovane ragazza dalla pelle scura, i capelli sistemati dalle loro tipiche treccine e il corpo da modella. Lui invece è il solito coglione.
E ho già voglia di spaccargli la faccia.
"Talìa.. da quanto tempo!"

 da quanto tempo!"

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