-Capitolo 32-

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Talìa:
"Fatti un favore adesso, smetti di urlare ragazza."
Con una gomitata colpisco il suo labbro inferiore.
"Lasciatemi andare, subito!" Ringhio cercando di liberarmi da queste maledette corde, mentre l'uomo che ho colpito afferra con forza i miei capelli e mi trascina a poca distanza dal suo viso. Serro i denti ingoiando il dolore.
In questo momento ci troviamo in un'auto a sud della città. Con la coda dell'occhio riconosco la pasticceria nella quale mi portava mia madre quando ero piccola. Conosco bene questa zona.
Se solo avessi qualche secondo di anticipo potrei raggiungere casa mia e mettermi in contatto con qualcuno che possa aiutarmi.
Io non so chi siano questi uomini, né cosa vogliano da me. Sono riusciti a prelevarmi dalla strada non appena ho messo piede fuori dalla villa di Deian, avrei dovuto immaginarlo.
Maledizione.
E Fatima mi aveva avvertita quando mi ha aiutato con la fuga. Sono riuscita a scavalcare il cancello con gli spuntoni per miracolo, soltanto perché lei ha distratto le guardie in giardino mentre mi arrampicavo, ma in compenso mi sono procurata uno squarcio profondo sulla coscia sinistra che adesso comincia a pulsare in una maniera terribile, è stato questo che ha permesso a quei vermi di raggiungermi.
"Troia. Se non fosse per Dominik a quest'ora ti avrei già graziata a dovere!" La voce e l'alito puzzolente di questo tizio orrendo mi risvegliano dai pensieri.
Dominik? Il padre di Katia? E così questi tizi sono i suoi scagnozzi del cazzo.
Uno schiaffo mi colpisce in modo violento sul viso e urlo per il bruciore. Mi aspetto che mi colpiscano ancora ma adesso sono troppo impegnati a deridermi.
Mio Dio..
"Che cosa volete da me? Lasciatemi andare e vi darò tutto quello che volete. Vi prego.." Loro scoppiano a ridere.
Sono in tre, di cui un ragazzo giovane e altri due sulla cinquantina d'anni che sono a dir poco raccapriccianti.
"Guardatela! Adesso trema!" Il giovane si diverte a prendermi in giro nella loro lingua, fino a quando non riceve una chiamata ed è costretto a scendere dall'auto.
Ci dev'essere un modo per fuggire.
Devo pensare, pensa Talìa. Deian che cos'avrebbe fatto?
Comincio ad agitarmi guizzando gli occhi ovunque in attesa di un'idea, ma nulla. Finché il tizio al mio fianco non decide che è arrivato il momento di scendere dell'auto per fumare una sigaretta. Ottima mossa, idiota.
Seguo con lo sguardo il punto dove sistema l'accendino una volta cominciato a fumare. È nella tasca posteriore, nel lato destro.
E il mio finestrino è abbassato.
Posso riuscire a sfilarglielo senza che se ne accorga.
"Stai perdendo parecchio sangue, non dovresti agitarti in questa maniera bambola." Mi avvisa uno di loro quando tento di darmi lo slancio giusto per portare le mani, che sono legate dietro alla schiena, all'altezza del finestrino in modo tale da rubare l'accendino al tizio.
Mi strizza l'occhiolino, mordendosi al tempo stesso il labbro e fissando quel poco che si nota del mio seno senza nemmeno accorgersi di ciò che stavo per fare.
Semplicemente sposto lo sguardo. Sono schifata.
"Sei davvero un maiale." Mi lascio sfuggire sotto voce prima di sentirlo ridacchiare nuovamente.
Quando tutti e tre si trovano finalmente fuori dall'auto, provo una, due e tre volte nel mio intento ma è complicato con questa ferita alla gamba.
Mi viene da piangere e ho una terribile voglia di vomitare che mi perseguita.
Ci riprovo l'ennesima volta, quando d'un tratto delle urla e degli spari mi fanno accapponare la pelle. Sobbalzo per il caos che scoppia.
Succede senza preavviso.
Una jeep nera ci raggiunge ad alta velocità e fa fuori gli uomini che mi tenevano in ostaggio con una serie di colpi di pistola. Istintivamente mi raggomitolo sotto i sedili.
Non so che cosa stia succedendo ma ho come l'impressione che qualcuno sia venuto a prendermi.
Poi questo silenzio assordante.
Che cosa significa? Non capisco.
Sono letteralmente terrorizzata, le mie dita non riescono a smettere di tremare ma devo rimanere calma finché non avrò la certezza che queste persone sono qua in mio soccorso.
La mia mente teme davvero che sia un complotto per fare di me la loro prossima vittima.
Magari si tratta di altri nemici della famiglia Scalise. Ormai non mi sorprende più niente.
Soltanto quando la portiera al mio fianco si apre urlo forte per l'agitazione, una serie di emozioni lampeggiano nei miei occhi, compreso il pensiero che tra poco tutto sarà finito.
Ma lo shock prevale quando riconosco Chantal in tutta la sua bellezza, proprio davanti ai miei occhi.
Mi fissa con incredulità e poi rabbia.
Dietro di lei anche la nonna di Deian e Fatima.
"Talìa.." Sibila poco dopo la donna più anziana mentre si piega sulle ginocchia e porta una mano tra il mio pasticcio di capelli.
Di sfuggita riesco ad intravedere anche Teo.
C'è un momento in cui credo di avere le allucinazioni, anche perché le mie orecchie continuano a fischiare per gli spari e temo davvero di essere morta, ma la ferita che continua a sgorgare sangue mi ricorda che sono ancora tra di loro.
Una lacrima mi taglia il viso mentre salto giù dalla macchina. Fatima invece senza emettere il benché minimo suono mi libera subito dalle corde.
Li lancio uno sguardo di ringraziamento prima che qualcosa si scontri con il mio ventre facendomi sussultare.
Lentamente abbasso la testa. È Teo, mi sta abbracciando.
"Talìa, stai bene?" Non riesco a non sorridere quando mi fissa con quegli occhioni pieni di speranza.
Con le mani ancora tremanti gli accarezzo i capelli, annuendo e ringraziandolo a bassa voce.
Le ragazze nel frattempo mi stanno fissando.
Non posso credere che siano qua. Non mi sembra reale.
"Come mi avete trovata?" Riesco a chiedere lanciando un'occhiata agli uomini morti a pochi passi da noi.
Santo cielo. È stata una carneficina..
"Fatima ci ha messe al corrente della tua fuga dopo che i sensi di colpa l'hanno divorata per averti aiutato in questo piano suicida." Risponde Chantal scuotendo la testa come se volesse riprendere entrambe per la nostra follia.
"Non avevo scelta. Deian mi teneva rinchiusa in quella stanza, stavo impazzendo." Cerco di spiegare prima che la signora dai capelli rossi cambi totalmente espressione e faccia retromarcia, afferrando dunque la busta gialla caduta sul cemento.
Me la consegna prima di avviarsi alla jeep. Sembra abbastanza arrabbiata e delusa nei miei confronti.
"È il suo carattere. Le passerà, niente di personale." Mi avverte Chantal, prima di farmi un cenno con la testa di aprire la busta.
Subito strabuzzo gli occhi.
"Cosa?" Sibilo sentendo tremare il mio cuore che prende a battere di nuovo ad una velocità mostruosa. Mi sta chiedendo di aprirla in questo momento?
"Sei brava a fuggire, anche dalle verità a quanto pare." Dice guardandomi con gli occhi socchiusi.
Sospiro pesantemente.
Sono distrutta, a pezzi e so che questo non è il momento adatto ma potrebbe essere anche l'unico attimo di pace prima della tempesta. Chantal ha ragione. Via il dente, via il dolore.
"Il tempo sta finendo, dobbiamo raggiungere il resto della famiglia." Ci avverte Fatima prendendo in mano le chiavi dell'auto.
Annuisco e con un grande macigno sullo stomaco apro la busta.
Sento il sudore tra le mani, gli occhi lucidi per le emozioni che sto provando in questo momento. Persino la nonna di Deian lo nota in lontananza e si avvicina.
"Coraggio Talìa.." Mi intima Chantal con una mano che mi accarezza la schiena. Questa è una verità molto difficile per me, in ogni caso so che devo farlo e comincio a leggere.
Ci sono molte parole che non riesco a comprendere su questo foglio bianco, numeri e lettere strane che non sono di mia competenza ma di una cosa sono certa.
L'esito non potrebbe essere più positivo di così.
Sono incinta.
"Talìa.. aspetti un bambino."

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