-Capitolo 2-

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Talìa:Ho bisogno di un po' di candeggina sugli occhi per rimanere sveglia e non crollare

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Talìa:
Ho bisogno di un po' di candeggina sugli occhi per rimanere sveglia e non crollare.
Sono così stanca che potrei dormire un giorno intero. Dico sul serio.
Ma non posso farlo perché stasera si terrà l'incontro di boxe e ho promesso a Michelle e a Dani che ci sarei stata.
Così, dopo aver indossato un vestitino floreale e fresco per l'estate, infilo ai piedi un paio di texani neri.
Sistemo alcune ciocche di capelli dietro le orecchie e dopo aver lanciato un'ultima occhiata allo specchio della mia camera mi dirigo verso il salotto.
Al momento mamma e papà stanno guardando la televisione seduti sul divano, nessuno si accorge di me.
Sono in corridoio, nell'ombra.
Ma riesco comunque ad intravedere i loro visi tristi e stanchi.
Se c'è una cosa che non sopporto è vedere la mia famiglia stare male. E io so bene quanto stiano soffrendo nell'ultimo periodo per via della nostra situazione economica.
Niente acqua calda, niente spesa nel frigorifero. Niente di niente.
Siamo a un passo dall'essere sfrattati a calci nel sedere da casa nostra.
Da quando papà ha perso il lavoro stiamo convivendo con questo incubo.
Siamo pieni di debiti e per quanto io lavori, i soldi non bastano mai.
Mamma invece è una donna delle pulizie, ma il suo stipendio è una miseria.
E papà.. il mio povero papà si sforza, io lo vedo, ma per un uomo di cinquantasei anni è molto difficile inserirsi di nuovo nel mondo del lavoro.
È tutto un gran casino.
Mentre sono in piedi osservo gli sguardi di intesa tra i miei genitori, fingono di continuare a guardare la maledetta tv come se non stesse accadendo niente.
Con un sospiro vado da loro e li saluto.
"Sta attenta bambina, e non tornare troppo tardi." Mi dice papà accarezzandomi i capelli.
Lo amo.
È un uomo dolce, dai capelli brizzolati e gli occhi scuri come i miei.
Mamma invece mi sorride e la trovo meravigliosa. Anche lei una donna dagli occhi scuri ma una meravigliosa criniera dalle ciocche platino, come le mie, solo più corte.
Quando esco di casa chiudo a chiave la porta, qualche istante dopo incontro Dani per la via.
Ci raggiunge anche Michelle e insieme ci dirigiamo verso il capannone.
Stasera c'è molto movimento in paese.
Sarà per via delle bancarelle o per le giostre estive.
In ogni caso amo questo clima.
Mi incanto ad osservare ogni dettaglio e mentre cammino penso a quanto sia fortunata ad abitare in Sicilia.
Questa terra è un insieme di colori, di profumi e di luci che ti entrano inevitabilmente nel sangue.
È bellissima.
"E poi mio fratello ha presentato la sua fidanzata a nostra madre, una stronza atomica. Glielo si leggeva in faccia." Dani continua a parlare con me mostrandomi la foto di una ragazza tramite il suo cellulare.
Mi distraggo e mi rendo conto di essere arrivata al capannone quando a farmelo notare è proprio Michelle, che in poco tempo trova il modo di entrare grazie ad una sua presunta cugina lontana.
Scavalchiamo dunque la folla ed è fatta.
Siamo dentro.
Un miscuglio di fumo e di profumi mi invadono improvvisamente le narici.
La musica è molto alta. E i miei occhi si stringono in due piccole fessure per esaminare ogni minimo dettaglio di questo posto.
L'ultima volta che sono stata in questo capannone avevo sedici anni. Ma ora è tutto così diverso.
Al centro della zona c'è un grosso ring di colore nero, è circondato da persone scatenate e da luci di vari colori.
Prima invece si combatteva a mani nude e senza ring. Lo ricordo bene.
Quando mi sposto più verso il centro insieme alle mie amiche, la folla incomincia ad urlare quello che deduco sia un nome.
Credo che sia lo sfidante di Erik.
Maledizione, deve essere molto forte per avere tutte queste persone dalla sua parte.
Sento il cuore palpitare velocemente dentro il petto per l'ansia.
Perché una parte di me si sente in colpa per non aver provato a fermare Erik in questa follia, nonostante siano trascorsi mesi dall'ultima volta in cui ci siamo visti.
Ma dopo tutto quello che mi ha fatto passare una parte di me spera che qualcuno gli dia una bella lezione.
Si è trasformato in un idiota montato.
Quando era bambino era molto più simpatico.
Lui mi è sempre piaciuto, è stata la mia prima cotta alle scuole elementari e non nego che il mio sentimento è rimasto tale fino a qualche mese fa. O meglio, fino a quando non si è rivelata una persona del tutto diversa da quella che credevo.
Ma forse è meglio così perché adesso che lo conosco spero di non rivederlo mai più.
Mentre ho questi pensieri sento improvvisamente una voce familiare alle mie spalle, di conseguenza il mio petto si solleva in preda ad un attacco di panico perché so che è lui.
Le mie spalle si irrigidiscono e le sue mani pesanti si posano lì.
Come se mi avessero appena bruciato mi ritraggo e mi volto guardandolo male.
Non è carino, né dolce. Quella che leggo nei suoi occhi è rabbia pura.
E poi puzza in una maniera incredibile di alcol.
Ha un paio di pantaloncini blu e il petto nudo.
"Finalmente ci rivediamo.. Ciao, piccola."

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