-Capitolo 1-

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Salve a tutti e benvenuti amiciiii! Prima di incominciare a leggere la storia ci tenevo ad avvisarvi che tratta argomenti abbastanza pesanti, inoltre saranno presenti scene crude e un linguaggio esplicito!Non è adatta ai minori

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Salve a tutti e benvenuti amiciiii! Prima di incominciare a leggere la storia ci tenevo ad avvisarvi che tratta argomenti abbastanza pesanti, inoltre saranno presenti scene crude e un linguaggio esplicito!
Non è adatta ai minori.🚫
Detto questo spero che vi piacciaaa. Vi auguro un buon viaggio nel mio mondo!!

Deian:
"Sta svenendo." Dice Santo d'un tratto.
Smorza il silenzio nel preciso istante in cui faccio capolino nel seminterrato della villa, essendo stato chiamato da lui. Rimango in silenzio e osservo il corpo di nostro fratello minore che trema ad ogni frustata che riceve dietro la schiena.
Ha le braccia legate sopra la testa e i piedi che a malapena sfiorano il pavimento.
Teo ha dieci anni adesso, ed ha appena iniziato la preparazione. Una vera e propria agonia.
Nostro padre lo sta istruendo proprio come ha fatto con ognuno di noi figli per far sì che diventi un uomo a tutti gli effetti. È una tradizione di famiglia.
Del cazzo, ma lo è.
Imparerà in fretta che la vita non è altro che un dolore dopo l'altro, deve solo capire come gestirlo. E l'unico modo è l'esperienza.
"Deian, aiutami.." Sibila annaspando e sputando sangue dalla bocca.
Rimango con le mani nelle tasche a studiare il modo in cui reagisce psicologicamente al maltrattamento. È debole.
Sta piangendo.
E anche il suo corpo sta rispondendo male alla violenza fisica. Questo mi rende nervoso.
Il sangue degli altri non mi ha mai disturbato, ho sempre ucciso e torturato. Sono stato definito un mostro, un folle.. uno psicopatico. Ma non ho mai fatto del male a un bambino.
In questo caso non posso fare nulla perché sono le usanze di nostro padre, ma il fatto che sia così piccolo fa sì che la tensione nei miei muscoli si triplichi.
In ogni caso rimango in silenzio.
Le cose non andrebbero bene se prendessi parola.
Lancio un'occhiata di disapprovazione a Santo mentre sento la vena del collo palpitare per il bisogno di sfogarmi.
Devo andare via da qui.
E proprio nel momento in cui sto per farlo la voce di Santo mi frena.
"Deian." Mi chiama con un suono arrochito, dopo che nostro padre finisce di valutare la situazione. Poi decide di lasciarci soli, ma non prima di aver tirato un'occhiata tagliente ad entrambi.
Meglio che se ne vada.
Non voglio sentire mezza parola dalla sua bocca del cazzo.
"Gli serve dell'acqua." Mentre Santo si occupa di slegare i polsi di Teo lo indica con un cenno di testa.
Ha perso i sensi.
Sfilo le mani dalle tasche della tuta solo per sistemare nervosamente l'orologio al polso e stringere tra i denti il piercing alla lingua, mentre la memoria richiama a se alcuni ricordi più oscuri della mia infanzia.
E l'angoscia prende il sopravvento. Di nuovo.
Ricordo me al posto di Teo.
Il pianto, l'umiliazione e quella terribile sensazione di abituarsi all'oscurità, alla distruzione.
Ero un bravo bambino.
Ma poi ho ucciso. Ho imparato ad eseguire gli ordini e a peccare.
E a quel punto mi sono trasformato in un assassino, in un essere immondo.
Quando osservo l'espressione di Teo mi torna in mente la paura che provavo quando pensavo che sarei morto da un momento all'altro.
Ero terrorizzato.
Avevo le allucinazioni, mi sentivo svuotato e il mio corpo non reagiva più agli stimoli dopo tutte le torture subite.
È l'ultima cosa al mondo che mi potrei scordare.
Non fa nemmeno più male quando ci penso, perché credo proprio che il mio corpo abbia trovato un metodo per evitare il trauma.
Ma forse è meglio così.
Voglio solo credere che sia stato costruttivo tutto questo dolore. Anche quando Teo mi fissa con orrore per poi perdere di nuovo i sensi.
Un'espressione a cui ormai sono abituato.
È naturale che mi guardi così, teme la morte come il resto delle persone normali.
"Non mi aiuti?" Santo alza un sopracciglio.
Anche lui non ha una bella cera. Ha il volto stanco. Probabilmente non avrà dormito stanotte.
"Di cos'hai bisogno Santo?" Rispondo freddo e seccato.
Lui si fa serio.
"Stasera alle nove al capannone. Ci sarai?" Afferra il cellulare e mi mostra varie informazioni su un incontro di pugilato.
Mi sta chiedendo di combattere.
"Era una domanda del cazzo vero? Certo che ci sarai!" L'attimo dopo solleva l'angolo della bocca e poggia una mano sulla mia spalla.
Annuisco.
"Ci sarò." Dico e abbandonando la stanza perché è un coglione.
Mi chiudo nel mio studio privato incominciando a massaggiarmi le tempie.
Sbottono velocemente la camicia per poi stravaccarmi sulla poltrona nera e accendermi una sigaretta.
Sento i muscoli in tensione, come se fossi un animale in gabbia che non vede l'ora di poter dare sfogo alla sua ira.
Stasera.
Stasera succederà.
Voglio andare là fuori agguerrito e distruggere il mio avversario.
Mentre lucido la pistola che tengo sempre con me sento qualcuno bussare alla porta.
"Avanti." Incrocio le mani sulla scrivania.
È Norma.
Una donna di trent'anni dai capelli rossi e gli occhi blu da gattina. È una dottoressa. Lavora in questa casa da diversi anni ormai.
"Buongiorno Deian." Ammicca un sorriso malizioso prima di chiudersi la porta alle spalle e  portare i capelli da un lato.
Le faccio un cenno di testa sistemando la pistola dove dovrebbe stare. E la sua espressione improvvisamente si addolcisce.
"Che cosa vuoi?" La fisso dritto negli occhi, anche se so già dove vuole andare a parare.
Ormai ho imparato a conoscerla, e ho anche imparato a decifrare le espressioni facciali delle persone.
È una mia dote particolare.
"Beh.." Si schiarisce la voce.
"In questi giorni ti ho visto molto teso. Pensavo che forse potrei aiutarti a rilassarti. Magari con un calmante, o magari no.." Si morde il labbro rifatto.
È una troia disgustosa.
Questa donna è andata a letto con tutti gli uomini del clan Scalise, anche se siamo a conoscenza della fissazione che prova nei miei confronti, perché è ovvia.
Ma adesso non me ne frega un cazzo. Ho bisogno di rilassarmi perciò senza rifletterci due volte picchietto la mano sulla scrivania, chiamandola come un cane.
Lei ovviamente si piega ai miei ordini senza ribattere.
Mi sbottono la camicia e la vedo sorridere sotto i baffi mentre porta le unghie lunghe sul seno.
Per quanto mi stia sulle palle, è una bella donna.
È sensuale e formosa.
Passo dunque la lingua sulle labbra, le inumidisco, per poi puntare l'attenzione sulle sue cosce.
"Siediti davanti a me e apri le gambe."

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