-Capitolo 4-

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Deian:Premo il piede sull'acceleratore, Adrian è seduto accanto a me mentre guido ad alta velocità nel mio BMW

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Deian:
Premo il piede sull'acceleratore, Adrian è seduto accanto a me mentre guido ad alta velocità nel mio BMW. Alza la musica mentre mi tolgo gli occhiali da sole e faccio un tiro lungo di sigaretta.
"Lo uccido io, Deian. Lascia fare a me, se riuscissi ad ammazzarlo senza perforare gli organi potremmo venderli." Esclama mio cugino dopo aver steso sul dito un po' di cocaina per rilassarsi.
La sniffa in un colpo solo.
Dobbiamo ammazzare un infame, un uomo che ha giurato di rimanere fedele alla nostra famiglia e che ha infranto il giuramento.
Ci ha traditi perciò la punizione per questa trasgressione sarà la sua morte. Ma sarò io stesso a porre fine alla sua vita.
Quando arrivo a casa sua trovo mio fratello Santo nel suo ufficio, e il coglione invece legato ad una sedia che scalcia nel tentativo di liberarsi.
Ha paura perché mi conosce. E fa bene.
Prendo la pistola dal pantalone e la faccio ruotare nella mano mentre scelgo mentalmente tra una morte rapida e indolore oppure lenta e dolorosa.
"Ciao Patrick." Mi appoggio alla scrivania davanti a lui.
"Tua moglie come sta?" Santo si affianca a me e incomincia a ridere come un malato di mente.
"Ieri sera riusciva a camminare, Patrick?" ci sono lati del carattere di Santo che non assomigliano per niente ai miei, come per il fatto che lui è molto teatrale.
A me non piace girarci troppo intorno.
In ogni caso mio fratello non è affatto stupido. Per questo è la mia spalla destra.
"Fottiti Scalise. Fottetevi tutti quanti!" Biascica il vecchio bastardo sputando sangue dalla bocca quando lo colpisco in faccia con la pistola.
I miei cugini entrano nell'ufficio, incominciano a ridere vedendo le condizioni dell'idiota mentre ribaltano tutta la stanza alla ricerca dei documenti che ci occorrono per trovare la merce che ci hanno rubato.
Che figlio di puttana.
Pensava davvero di passarla liscia.
"Rivoglio la mia famiglia! Dove avete portato mia figlia? Maledetti!" Tossisce e rimango ad osservarlo.
"Tu! Sei stato tu!" Insiste stringendo i denti e rivolgendosi a mio cugino Adrian.
Santo gli tira uno schiaffo in faccia, tanto che la sedia per un istante barcolla.
"Tua figlia sta bene. Ma soltanto perché lei ti odia al mio stesso modo. Ti ha rinnegato Patrick, e adesso è incinta di mio figlio." Adrian si è preso la sua unica figlia e presto diventerà anche la sua donna.
Funziona così da noi, il matrimonio è obbligatorio se presto nascerà un bambino tra i due. Ma per Adrian non è altro che una vittoria, dal momento che è sempre stato innamorato di Chantal.
Quando Patrick chiude gli occhi capisco che queste parole l'hanno ferito. Perché sua figlia ha scelto noi e non la sua famiglia.
Dev'essere davvero umiliante.
Dunque il suo volto lascia pochi dubbi su ciò che sta pensando. E i suoi occhi grigi si posano di muovo su di me.
"Io ti ho sempre stimato Deian. Ti ho sempre rispettato, non puoi farmi questo." Ha un'espressione abbattuta sul viso.
Sospiro per poi incrociare le mani dietro la schiena e girargli intorno come un predatore.
Annuso la sua paura, mi piace essere il più forte.
"Ci hai derubati, Patrick. Che cosa pensi che faccia adesso?" Tutti si sono ammutoliti e mi stanno fissando.
"Mi hanno minacciato! Giuro su Dio che non l'avrei mai fatto se i Biancavalle non mi avessero messo alle strette! Volevano bruciarmi casa con la mia famiglia dentro!" Urla terrorizzato.
Alzo le spalle fermandomi improvvisamente davanti a lui.
Mi stiracchio le membra e lancio un'occhiata al suo volto che sta incominciando a gonfiarsi per via delle botte.
"Loro sono già morti, infatti." Osservo.
Quando incontra il mio sguardo, lo prendo in giro con gli occhi. Sento l'adrenalina scorrermi nelle vene mentre si irrigidisce.
Non si immagina lontanamente ciò che ho in serbo per lui.
"Uscite tutti quanti." Afferro una poltrona in pelle e la trascino rumorosamente davanti alle sue ginocchia.
Una volta seduto sono solo, incomincio a togliere l'orologio, a seguire la felpa e il bracciale di diamanti.
Sistemo tutto in modo ordinato sul mobile accanto a me, per mettere in armonia anche i miei pensieri.
"Ti supplico.. Deian non farlo." Urla ma non sento niente.
Insiste anche se ha capito che ovviamente non lo risparmierò.
Per quale motivo lo fa? Delle volte noi esseri umani sappiamo essere davvero strani.
"Se c'è una cosa che mi ha insegnato mio padre è proteggere la mia famiglia a tutti i costi, Patrick. E tu schierandoti dalla parte del nemico non li hai garantito protezione.
Hai fallito.
Hai mandato tutti al macello, te compreso.
Perciò.. C'è qualcosa che desideri dire prima di dire addio a questo mondo?" Gli sorrido educatamente mentre lui incomincia dimenarsi come una biscia.
Fanno tutti così arrivati a questo punto, ormai sembra un copione scritto.
In ogni caso, essendo che le sue mani sono già legate lungo i fianchi ho il tempo di avvicinarmi al camino e cercare ciò che mi interessa tra gli strumenti appositi. Alla fine scelgo l'attizzatoio d'oro.
E poi torno da lui.
"Sei un cazzo di pazzoide!" Incomincia a piangere.
"Spero che ne valga la pena uccidermi! Sono stato vostro socio per più di trent'anni, per un errore non puoi farmi questo adesso." Va avanti a straparlare ma dopo un po' non lo ascolto più.
Non c'è niente che possa salvarlo da me, e finalmente adesso sembra averlo capito visto il modo ridicolo in cui si sta afflosciando sulla sedia.
Faccio un passo in avanti schiarendomi la voce.
Il coglione è in stato di shock e fissa il pavimento.
Ma quando infilzo l'attizzatoio nel suo braccio finalmente ho la sua massima attenzione.
"Porca puttana!" Strepita incominciando a gocciolare sangue.
"Andrà in questo modo Patrick.
Ti taglierò a pezzetti dopo averti torturato e ti darò in pasto ai maiali così che non rimanga più alcuna traccia di te. Nemmeno le ossa.
Proprio come tu hai fatto con la nostra droga.
Che ne pensi? Sono abbastanza equo secondo te?"

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