-Capitolo 11-

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Talìa:Apro gli occhi

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Talìa:
Apro gli occhi.
Un fascio di sole sta penetrando dalla finestra della stanza.
Una sobria luce del mattino che brilla.
Per una manciata di secondi rimango ad osservarla affascinata. O forse in dormi veglia.
Poi d'un tratto sento questo profumo familiare di spezzatino, ed è solo allora che sollevo il busto. Sono spaesata per via del forte mal di testa, ma in ogni caso riconosco la mia camera. Lascio andare un sospiro di sollievo, schiantandomi il cuscino sulla faccia.
Mi sento come se un treno fosse passato a tutta velocità sul mio corpo, non riesco nemmeno a stiracchiarmi stamattina.
Ho un terribile mal di ossa e ogni singolo arto intorpidito.
Dico sul serio.
Mi alzo dunque con molta fatica, con gli occhi pesanti e la testa che è sul punto di scoppiare, per poi percorrere il corridoio in punta di piedi e chiudermi a chiave nel bagno.
M'infilo sotto alla doccia e la prima cosa che faccio è poggiare la testa contro le mattonelle fredde, per riflettere.
Perché ne ho bisogno.
Penso che tutto quello che sta succedendo in questo periodo è davvero tanto da sopportare.
Sto subendo un grande cambiamento nella mia vita. E sono sola contro tutto questo.
Il lavoro, i problemi familiari e il rapporto con le mie migliori amiche.
È tutto un vero schifo.
Sto continuando a mentire ai miei genitori e a non ascoltare Dani e Michelle, che sono le uniche persone che realmente tengono a me. Ma io non so che cosa fare. Non so se ciò che sta facendo è la cosa giusta.
Ci sto provando. Io giuro che ci provo a prendere le giuste decisioni ma è difficile.
Come se non bastasse Deian mi sta fottendo il cervello.
Accidenti a lui!
È come un cazzo di cancro, mi sta davvero mangiando dentro e la cosa peggiore è che mi piace da morire.
La sensazione che provo quando gli sto vicina, come quando ieri sera mi ha trascinato sulle sue gambe, mi eccita, mi fa sentire viva. Come se fossi pronta a ribaltare il mondo insieme a lui.
Come se fossi sua.
Appartenente ad un assassino, così simile a me..
Com'è possibile?
Quel tipo non è altro che un abile manipolatore.
E Michelle ha pienamente ragione.
C'è qualcosa di sbagliato in me.
Deve esserci per forza se desidero qualcuno che mi potrebbe gettare in pasto ai lupi senza pensarci due volte.
Perché è questa la verità. Lui lo farebbe senza farsi scrupoli.
Mi sento così stupida.
I miei genitori non avrebbero mai voluto una vita del genere per me. Loro hanno sempre vissuto onestamente, senza mafia, crimini o quant'altro.
Io invece mi sento una grande delusione.
E sto andando in frantumi per questo.
Quando sono sull'orlo di una crisi di pianto decido di uscire dalla doccia e di scollegare la spina dei pensieri.
Pulisco il vapore dallo specchio e rimango ad osservare le lentiggini sul mio viso arrossato.
Quelle che a Erik piacevano tanto.
Sospiro.
L'attimo dopo sistemo i capelli con due forcine e indosso una t-shirt bianca abbinata ad una gonna con alcune margherite graziose.
Cammino per il corridoio e sento un buco nel petto.
"Buongiorno tesoro, sono le undici. Papà ti sta aspettando sotto casa per quella macchina che dovevate sistemare insieme. Ricordi?" Mia madre mi saluta cogliendomi alla sprovvista, una volta che raggiungo il salotto.
Se ne sta appoggiata al tavolo di legno, mentre continua a prestare attenzione ai suoi adorati film polizieschi in televisione.
Nel frattempo asciuga una pentola con una vecchia pezza.
Addento un cornetto al cioccolato e annuisco.
Lei volta la testa verso di me, per poi assottigliare lo sguardo.
Drizzo la schiena quando non rispondo, mentre cerco di spostare lo sguardo stanco ovunque tranne che su di lei.
"Sei pallida, tutto bene Talìa?" Continua portando una mano sul fianco.
Scuoto le spalle.
"Tutto bene mamma." Fingo un sorriso e lei mi stampa un bacio sulla fronte.
L'attimo dopo mi sporgo dalla finestra. Scosto la tenda verde, mentre riprendo fiato e noto il mio papà alle prese con il motore di una vecchia auto d'epoca.
Ogni tanto per guadagnare qualche soldo ripara le auto dei nostri vicini di casa. Papà è molto esperto in questo campo dato che da ragazzo lavorava in officina insieme a suo nonno e ai suoi fratelli.
"E ieri sera? Dove sei stata? Ti ho sentita rientrare tardi ma non ho la più pallida idea di che ore fossero." Quando mamma me lo domanda ecco che la saliva mi va di traverso.
Incomincio a tossire istericamente e a una donna brillante come lei non sfugge di certo.
Tanto che si avvicina trafiggendomi con un'occhiata.
"Uhm.. a dire il vero ho incominciato a lavorare come cameriera in un bar, mamma. Sai che il signor Dante ormai è stato affidato ad una casa di riposo, giusto? Così.. ecco.. in questi giorni ho cercato un altro lavoro. Ma prima di parlarne con te e con papà volevo almeno essere sicura che mi trovassi bene." Le confesso senza pensarci due volte, perché non c'è altra giustificazione ai miei rientri mattutini.
Ma sono una schifosa bugiarda. Sono pessima.
Io non sono una cameriera, bensì una ballerina che mette in mostra il suo corpo per denaro.
Mi sento così sporca in certi momenti..
Loro non meritano una figlia come me.
Vedo gli occhi di mia madre che brillano mentre parlo del lavoro. Ma nel profondo so che anche lei è consapevole del fatto che niente e nessuno salverà la nostra situazione.
Perché ha il viso preoccupato. Stanco.
"Oh Talìa avresti dovuto dirmelo subito, almeno io e tuo padre avremmo fatto a turno per venirti a prendere in macchina. Non mi dire che in questi giorni tornavi a piedi e da sola?"  Parla velocemente.
"No mamma. Le mie colleghe mi accompagnano sempre con le loro auto." Mando giù un groppo di saliva.
"Accidenti come sono contenta! E dimmi tesoro, ti sei trovata bene? Ieri è stato il tuo primo giorno di lavoro?" Incominciamo a parlare.
All'improvviso e senza alcun motivo mi tornano in mente gli occhi scuri di Deian, rabbrividisco seduta stante.
Maledizione.
Il modo in cui mi guardava ieri sera in spiaggia era indescrivibile e la cosa davvero preoccupante era che in quel momento io lo trovassi attraente.
Anzi, molto più di questo.
Perché sto pensando a lui adesso?
Scuoto la testa serrando violentemente i pugni.
Ma sobbalzo l'istante dopo quando il campanello di casa suona.
Io e mia madre ci lanciamo un'occhiata confusa.
Chi può essere a quest'ora del mattino?
Papà solitamente non citofona mai perché ha sempre le chiavi di casa a portata di mano.
Mamma va a rispondere al citofono, mentre io porto le mani davanti al grembo e le torturo nervosamente perché penso già al peggio.
Logicamente.
Ma quando lei si volta verso di me, le sue labbra curvano in un piccolo sorriso.
"Sono Daniela e Michelle. Vogliono vederti tesoro."

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