-Capitolo 39-

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Talìa:Ogni mattina sembra di riprendere il salvataggio del presonno

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Talìa:
Ogni mattina sembra di riprendere il salvataggio del presonno.
Sembra in tutto e per tutto un videogioco, solo che non c'è più di uno slot per riprendere da un altro tempo.
Ogni giorno sembra uguale al precedente, la realtà rimane nella sua integrità e la neve continua a cadere nello stesso identico modo.
Sono trascorse altre due lunghe settimane.
Pertanto; come ogni sacro santo lunedì libero il letto e mi trascino a malincuore nel bagno. Dopo essermi data una sciacquata comincio a vestirmi con i primi indumenti caldi che mi capitano tra le mani, modello i capelli in modo che non mi siano di intralcio e applico quel poco di trucco che basta a rendermi presentabile.
Sembra un copione già letto e riletto un miliardo di volte.
Più tardi arriva l'ora della colazione. Mamma cucina sempre ottimi dolci natalizi e papà prontamente si assicura di averle fatto i complimenti, prima che anche lui la saluti per andare a lavorare.
Con un po' di forza di volontà dunque mi dirigo verso la fermata dell'autobus insieme alle mie migliori amiche che mi aspettano perennemente sotto casa, manco fossero le mie guardie del corpo personali.
Non c'è niente che le convinca del contrario da quando hanno scoperto della mia gravidanza.
Comunque sia.. l'ospedale che dobbiamo raggiungere non dista molto dal nostro quartiere.
E siccome oggi è venerdì ed è quindi il turno delle visite allunghiamo il passo, precisamente verso la camera 230, dov'è ricoverato Erik.
Dopo che ha subito l'intervento per riattaccare il pezzo di lingua che gli era stato tagliato ha cominciato un percorso di riabilitazione di logopedia per recuperare le sue capacità di linguaggio. Sarà lungo per lui, ma con il tempo tornerà a parlare come prima.
Io e le dottoresse spesso cerchiamo di aiutarlo con degli esercizi, che per lui al momento non sono altro che degli sforzi enormi.
Il trauma che ha subito secondo i dottori sta influendo negativamente sulla sua forza di volontà, io invece credo proprio il contrario.
È molto bravo.
Naturalmente cerco di spronarlo ma non sempre è facile. Sono così brava ad aiutare gli altri e a scordarmi di me stessa, che molte volte penso che vorrei un'amica come me al fianco.
"Ciao Talìa." Non appena faccio capolino nella camera d'ospedale, Erik pronuncia a stento queste due parole e i miei occhi brillano di speranza.
Sono molto orgogliosa di lui perché sta migliorando. Glielo dico e lo vedo felice quando sorride.
Di nuovo, ci perdiamo in chiacchiere per una lunga ora, è così che funziona da quando abbiamo deciso di mettere una pietra sopra al passato.
In realtà lui è l'unico che ha mantenuto la promessa, ma questi sono dettagli che non gli dirò.
Stiamo dunque affrontando l'argomento 'lavoro' quando ad un certo punto il suo viso si rabbuia leggermente ad una mia affermazione, e capisco di aver toccato un tasto dolente.
Lo sento sospirare. Lo conosco, so che è irritato.
"Lo frequenti ancora?" Corrugo la fronte alla sua domanda inopportuna e pronunciata malissimo.
Questa volta l'irritazione nei miei occhi è inconfondibile. Ma decido di non rispondere.
L'istante dopo eccolo che cammina verso di me che sono affacciata alla finestra, siamo soli nella stanza stanza e lui comincia a fissarmi e a sbattere le palpebre velocemente.
Quando mi raggiunge le sue dita mi sollevano il mento in modo da riuscire a guardalo negli occhi.
È più alto di me, eppure di lui non c'è neanche la più piccola delle briciole che mi faccia sentire al sicuro come mi succede con Deian.
Improvvisamente sento questa voglia irrefrenabile di andarmene via. Il modo in cui si rialza la mia pelle alla sua vicinanza è qualcosa che non accadeva da tempo. Forse perché prima d'ora questo avvicinamento risaliva a secoli fa.
Ma non è niente di positivo, perché i ricordi di quella sera sono sempre impressi nel mio cervello, sono lì.
Li sento gridare come se mi scoppiassero dalle orecchie e fanno male.
Non ho mai pensato che potessero andare via sinceramente, ma nemmeno che riaffiorassero così dolorosamente dopo tutto questo tempo.
Funziona come una sorta di meccanismo che si innesca senza volerlo e poof! Mi chiudo in me stessa come un riccio.
Tutto diventa più cupo e freddo se ripenso alle sue mani addosso il mio corpo.. e la cattiveria con la quale provava a prendersi qualcosa che non gli spettava.
Sebbene provi a rimanere tranquilla, le gambe cominciano a tremare e sono costretta a interrompere la visita.
"Tornerai a trovarmi?" Speranzoso, scrive questa frase sulla lavagnetta che gli ho comprato per comunicare più facilmente.
Annuisco e la sua espressione muta in quella di un cucciolo di cane abbandonato.
O quasi.
Cazzo.
Se lui fosse presente mi direbbe di non farmi ingannare, e che le conseguenze del comportamento di Erik devono essere più dure,
Ma la verità è che le cose nella mia testa sono così complicate e confuse che l'unica cosa che so al momento è che quella debole sono io.
"Lunedì Erik. Sai che lavoro molto." Farfuglio fingendo un sorriso, lui sbuffa ma non lo lascio parlare.
Sono alla disperata ricerca di una via di fuga.
"Alla prossima, stai attento e continua le tue sedute con la psicologa, d'accordo?" Apro la porta furtivamente e lui annuisce.
Gli mimo un saluto con le labbra prima di lasciarmi alle spalle questa camera spoglia e aumentare il passo.
Ad un tratto mi sento pazza per i corridoi.
C'è qualcosa di sbagliato in me, perché mi sento in colpa per averlo lasciato solo nella situazione in cui si trova? Oddio, sono completamente fuori di testa.
Odio questi cambi di umore repentini, mi fanno salire la nausea.
"Abbiamo finito?" Dani rotea gli occhi al cielo non appena la raggiungo in sala d'attesa. La trovo stravaccata sulle sedie grigie e con un libro tra le mani.
Annuisco facendo dei grossi respiri e mandandole nel frattempo anche delle occhiatacce alquanto irritate, perché so già che cosa vorrebbe dire con quella boccaccia insolente.
"Perfetto. Anche oggi hai compiuto la tua dose giornaliera di buone azioni, adesso passiamo a quelle cattive." Dio. Perché non può rimanere in silenzio per una volta nella sua vita?
"Quelle cattive riguarderebbero Deian? Quindi intendi andare a trovarlo?" Chiedo per nulla stupita mentre indosso il cappotto ed esco dall'ospedale per raggiungere Michelle che sta fumando all'esterno.
"Intendo andare a trovarlo inutilmente, perché sai già che non ti vorrà mai vedere." Dani risponde e Michelle annuisce avvalorando la sua tesi.
Ah. Che simpatiche le mie amiche.
"Grazie ragazze, voi si che siete d'aiuto." Che stronze.
"Talìa aspetta." Urla una di loro mentre comincio a camminare sotto la neve di dicembre.
Non le ascolto e l'attimo dopo le ritrovo al mio fianco.
"Sappiamo che sei una ragazza molto buona e altruista, ma lui non vuole vederti.
Perché non molli la presa?" È così difficile da capire maledizione?!
Perché tutti quanti non la piantano di ripetermelo? Non capiscono che se reagisco in questo modo è perché c'è un motivo?
"Io lo conosco, conosco Deian e so che non vuole vedermi per evitare di coinvolgermi nei suoi problemi ragazze! Io so com'è fatto! Lui crede che in questo modo faccia del bene nei miei confronti ma non è così." Mi agito, prima di poggiare le mani sulle ginocchia e riflettere a fondo.
"Deian può pure mostrare disinteresse nei miei confronti, ma non potrà durare a lungo questa situazione. Ricordatevi di queste parole." Senza aggiungere altro prendo coraggio e allungo il passo per arrivare da lui il prima possibile.
In questa nuova vita mi ci ha coinvolto lui stesso, perciò farà meglio a rimboccarsi le maniche perché sono una di quelle donne che quando vuole si concentra sul suo obiettivo.
In questo caso è lui.
Non intendo più ascoltare nessuno e continuo quindi a sbattere la testa contro questi muri che lui stesso continua ad alzarmi.
È così stronzo.. forte e orgoglioso!
Ci provo per giorni, provo a mettermi in contatto con il direttore del carcere e con la sua famiglia ma anche da loro non ottengo altro che porte sbattute in faccia.
Mi trattano tutti come se fossi una sconosciuta.
Non riesco a concludere nulla e questo mi fa impazzire ma avevo messo in conto che sarebbe successo.
Anche il Natale quindi giunge alle porte.
Per me, un giorno come gli altri infondo.
Lavoro, finisco il turno alle tre del pomeriggio, e come ogni benedetta volta sono costretta a trattenermi a lungo per finire di lavare il pavimento delle sale e sistemare i coperti per il turno serale.
I proprietari del ristorante fanno molto affidamento su di me quindi cerco sempre di non deluderli.
Ogni fine turno puzzo terribilmente di candeggina, ho i pantaloni sempre stracciati sulle ginocchia a causa dei continui movimenti e i capelli legati alla rinfusa.
Non ho tempo per le distrazioni quindi anche oggi sgattaiolo dritta dritta verso casa.
Il cielo è già buio in questo periodo dell'anno, pur essendo soltanto le 16:45 del pomeriggio ma la città è molto popolata.
È ancora più bella con tutte queste luci che contornano le case, le bancarelle natalizie e i bimbi che giocano a palle di neve... sembra magica.
Continuo a guardarmi intorno immaginando il giorno in cui mostrerò tutto questo a mia figlia, finche per sbaglio non urto contro qualcuno, inciampando nei miei stessi piedi come una sbadata e finendo con il sedere per terra.
La borsa mi scivola dalla spalla ed ecco che tutto ciò che conteneva si riversa insieme a me, portafoglio e cellulare compresi.
Il mio sguardo si rabbuia.
In qualsiasi altra circostanza mi sarei messa ad urlare come una matta isterica ma in questo caso quando sollevo lo sguardo verso l'alto mi rendo conto che si tratta di un volto familiare.
Fin troppo familiare.
"Signora Scalise?" Che cazzo ci fa qui la nonna di Deian?
Cristo santo. Che cosa?!
Impiego pochi secondi per realizzare che si tratta realmente di lei.
Ho gli occhi che mi escono dalle orbite in questo momento, e che guizzano ovunque in cerca dell'inganno.
Non posso credere ai miei occhi.
"Talìa.. Maledizione, stai bene?"

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