Capitolo 15

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//..Elisa..//

Quando ci fummo staccati non capii niente, lo guardai, le sue labbra si erano gonfiate a causa dei nostri baci <<merda..>> sussurai <<perchè lo sto facendo? Perché cazzo non riesco a scansarti?>> quasi urlai, lui mi guardava nei occhi e mi ci persi dentro.
Ma almeno era serio e non stava sorridendo, guardiamo il lato positivo, no?
Chiusi gli occhi e sospirai, mi scostai i capelli dal volto, lui seguì con lo sguardo ogni mia mossa, come stregato, la doveva smettere di guardarmi così, non volevo cascarci.
Feci per andarmene, ma lui mise un braccio nel muro a cui ero appoggiata e mi sbarrò la strada, eravamo davvero vicini, sentivo il suo respiro, mi constrinsi a guardarlo, era questione di orgoglio, ormai lo sapete, non potevo perdere, lo guardai fredda.
<<Fidati che non sei l'unica a non capire un cazzo>>

//..Mattia..//

Era vero, nel senso, ero abituato a limonarmi ragazze senza provare niente, ma con lei era diverso, con lei le provavo, sentivo un tuffo al cuore, a mala pena avevo il controllo delle mie azioni.
Il modo in cui mi guardò mi fece venire una fitta al cuore, assomigliava tantissimo al mio, ma allo stesso tempo era tremendamente diverso..
La vedevo la rabbia, il dolore, le delusioni.. che si portava dentro, perchè solo quelli che hanno provato quel tipo di dolore lo percepiscono, non so il perchè, ma volevo salvarla, qualunque cosa fosse la causa della sua sofferenza volevo aiutarla, non farla scomparire perchè non era possibile, non ci si dimentica mai di cosa ti ha distrutto la vita.
Non voleva compassione, lo sapevo.
Era qualcosa di grande quello che si portava dentro, ma lo voleva affrontare da sola, non avevo ancora capito cosa fosse, ma sapevo che volevo scoprirlo.
Sapevo che anche lei si era resa conto del mio di dolore.
Ci stavamo guardando nei occhi da minuti, nessuno dei due era intenzionato a distogliere lo sguardo, mi guardava con aria di sfida, amavo la sua testardaggine, mi teneva testa e poi me la faceva perdere.
Squillò un telefono, era il suo, fu costretta a distogliere lo sguardo e lo prese, lesse il numero e la sentii irigidirsi, quindi abassai lo sguardo, il numero non era memorizzato in rubrica, ma quando lo riconobbi mi si serrò la mascella.
Aprì la chiamata e l'uomo dall'altra parte del telefono incominciò a dirle qualcosa che non capivo, ma Elisa stringeva sempre di più i pugni, la mandibola.. poi chiuse il telefono, passò i palmi nei suoi capelli, oddio.. era fottutamene bella.. Mattia, torna alla realtà, ti rendi conto chi l'ha appena chiamata?
<<Chi era?>> le chiesi facendo finta di non sapere, mi lanciò un occhiata di fuoco e non rispose.
Il numero di quell'uomo disgustoso mi rimase in testa tutto il giorno, perchè l'aveva chiamata? Perchè la conosceva?

*

Sono le 21.00, vado giù in salotto e trovo Steav sdraiato sul divano <<alza quel culo, andiamo al Chias>> affermai, lui alzò un sopracciglio <<dove ci sono Elisa e la sua amichetta?>> <<Sì>> dissi con un tono che  non accettava repliche.
<<Okay, un motivo in più per incontrare Lisetta>> disse, mi fermai di scatto e lo incenerii con lo sguardo <<Lisetta? Fottiti Steav, non chiamarla più così e se ci provi con lei sei morto>> mi guardò con un volto interrogativo, ma non disse nulla e lo ringraziai mentalmente per questo, perchè non sapevo il perchè, ma provai un certo fastidio quando disse quelle parole, lo stesso che ebbi provato quando quel cameriere di merda non le toglieva gli occhi di dosso e gli aveva lasciato un bigliettino con il suo numero di telefono. Patetico. Sta ragazza mi sta facendo uscire pazzo, che mi prende?

//..Elisa..//

Mi misi la maglietta di Mattia, la cintura in vita, un paio di collant neri con dei pantaloncini strappati del medesimo colore.
Okay, non era un outfit da discoteca, ma in realtà io non potevo neanche andarci in quella discoteca, è dai 19anni in su e io sono minorenne, ma Ca mi ha detto che conosceva il buttafuori e che non ci avrebbe dato problemi.
Sentii un clacson suonare: era Fin.
Avevo invitato pure lui, dopo quella chiamata avevo bisogno che ci fosse, era l'unico a conoscenza di tutto il mio passato, Carol ne sapeva solo una parte che non gli avevo raccontato io, fatto sta che era pure l'unico che mi avrebbe fermato anche se lo avessi minacciato di morte.
Scesi e lui mi venne in contro abbracciandomi.
<<Ti va di raccontarmi?>> mi chiese una volta in macchina, lo guardai, non sapeva cosa fosse sucesso oggi, non gli avevo parlato della chiamata, gli avevo solo detto che oggi è sucessa una cosa e che potevo rifarlo.. lui sa cosa.
Scossi la testa per dire 'no', sicuramente glielo avrei raccontato uno di questi giorni, non ero una tipa che si apre, ma Fin sa tutto di me, di lui mi fido.
Mi presi la testa tra le mani quando la rilascia il mio amico mi presa la mano mentre l'altra era sul volante <<andrà tutto bene El, andrà tutto bene>> sorrisi con forza mentre accostò davanti alla discoteca, scese dall'auto in un nano secondo e mi aprì la portiera facendomi cenno di uscire immediatamente, era serio, mi stavo preoccupando.
Lo feci, si mise davanti a me poi mi abbracciò con forza e mi stampò un bacio sulla testa senza sciogliere l'abbraccio <<andrà tutto bene>> ripetè in un sussurro <<te lo prometto>> lo strinsi ancora più forte se è possibile, una lacrima mi scese ma avevo la faccia appiccicata al suo petto quindi, per fortuna, non la notò.
Elisa Cooper non piange mai.
<<Entriamo>> disse sorridendomi per rassicurarmi mentre mi avvolse le spalle con un braccio.
Sorrisi.
Fin per me è sempre stato il fratello che non ho mai avuto, l'unico che ci è sempre stato in ogni caso, l'unico che non cambiò parere su di me quando scoprì la verità, l'unico  che ha sempre creduto in me.
Vedemmo Carol in fila, la raggiungemmo, entrammo dentro e Fin tolse il braccio dalle mie spalle
prima di dire tutto frettoloso mordendosi il labbro inferiore mentre saltellava <<El, devo andare a pisciare forte>> sorrisi divertita da quella scena <<vai>>.
Mi sedetti in una sedia vicino al bancone del bar.
In quel momento il telefono mi squillò, lo presi, c'era il suo numero.
Non aprii.
<<Un Martinez>> ordinai al barman.
Era un ragazzo castano con gli occhi verdi, mi sorrise, io lo ignorai e si mise a preparare la mia ordinazione.

orgoglio e sensi di colpa (THE SIBLES)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora