Capitolo 37

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//..Mattia..//

<<Asia, hai rotto il cazzo>> dico alla biondina di fianco a me che non la smette di chiedermi se può venire a casa mia, mi da fastidio il doppio senso con cui lei intende questa richiesta, non è da me, ma da quando quella fottutissima ragazza dai occhioni verdi e i demoni interiori è entrata nella mia vita non riesco a scopare con nessuna, non riesco neanche a baciarle, mi disgusta farlo, ma questo non fa diminuire le richieste, anzi e mi infastidisce, mi infastidiscono loro e odio me perché non riesco a fare come prima: portarmele a letto senza problemi, che cazzo mi succede? Maledizione El!

*

Scendo dalla mia Toyota grigia e mi sorprendo nel vedere un auto della polizia davanti al mio appartamento, decido di ignorarla e prendo a fare le scale, sono le 23.19 e sono distrutto, giro la chiave nella toppa e mi sorprendo nel notare che essa sia già aperta, non dimentico mai di chiudere casa.
Apro la porta con calma e la visione che mi si presenta davanti mi fa venire voglia di distruggere tutto e andarmene: un uomo in divisa da poliziotto, capelli neri ordinati perfettamente, occhi marroni, muscoloso e alto.

//~~~//

<<DOVE SEI BRUTTO BASTARDO?>> Urla l'uomo che è appena entrato in casa sbattendo la porta con forza, io sono dentro l'armadio rannicchiato che chiudo le orecchie a Sinday, mia sorella, per non farle sentire le grida della persona che mi sta cercando, lei sta tremando tutta e le lacrime scorrono sul suo visino, le do un bacio sui capelli cercando di calmarla con la mia presenza, mi ripeto più volte di non piangere, di essere forte, ma come si può chiedere a un bambino di 9anni di sopportare tutto questo?

Forse me lo merito.

<<ESCI FUORI STRONZETTO DI MERDA>> urla e io chiudo gli occhi stringendo un po' di più mia sorella per darle conforto.
Continuo a ripetermi in loop in testa che non ci troverà.
Un tonfo di un vetro rotto mi fa gelare il sangue nelle vene, poi un altro rumore, un altro ancora e così via...
Non vi troverà Matt,
Non vi troverà,
Ti prego non trovarci,
Non trovarci,
Non ci troverà,
Fai che non ci trovi,
Ti prego...
Spalanca le ante del armadio e chiudo gli occhi con forza mettendo Sinday dietro di me <<stai tranquilla>> la rassicuro

<<andrà tutto bene>>

aggiungo.
L'uomo davanti a me mi prende per il braccio e mi scaraventa dall'altra parte della stanza con forza buttandomi a terra, stringo gli occhi dal dolore per poi riaprili per l'urgenza di controllare se la mia gemella sta bene, tiro un sospiro di sollievo quando noto che non si è accorto di lei, ripunto lo sguardo su chi mi ha scaraventato a terra portando la mia mano sullo zigomo che sta sanguinando senza accennare di smettere.
<<Come hai potuto? COME CAZZO HAI POTUTO? CI DOVEVI ESSERE TU AL SUO POSTO, HAI CAPITO? TU COGLIONE>> non riesco a guardarlo, il mio sguardo è puntato sulla mia copia al femminile, non voglio che lei lo sappia, non voglio che debba assistere a questa scena, non voglio che venga a sapere una verità che le sto nascondendo da troppo tempo, il motivo per cui l'uomo che ho davanti mi disprezza in questo modo, il motivo per cui la sento piangere alla notte per le nostre urla e per la morte di nostra madre...

Nostra madre..
Mia madre..
Mia madre..? Mi merito di chiamarla così?

Le immagini di quella sera mi tormentano in ogni secondo della mia vita,

potevo salvarla, potevo farlo, ma non l'ho fatto.

Non l'ho fatto, perchè?
I miei occhi si riempiono di lacrime e mio padre ride, mentre mia sorella mi sta guardando

<<va tutto bene>>

le sibilo con un sorriso amaro mentre cerco di non far scendere le lacrime che si sono formate dentro i miei occhi <<adesso piangi? Adesso ci stai male?

È TUTTA COLPA TUA>>

una lacrime sfugge al mio controllo e chiudo le palpebre.

È tutta colpa mia.
È vero.

Avrei dovuto sacrificare la mia vita per la donna che me l'ha data, ma non ci sono riuscito, in quel momento il mio cuore si è frantumato e il cervello non è riuscito a elaborare nessuna informazione, non mi sono mosso, non sapevo più come si faceva, l'unica cosa che sentivo era la sensazione nel vedere la mia vita distruggersi davanti ai miei occhi, l'unica donna che ho mai amato morire proprio davanti a me mentre

io non facevo assolutamente niente.
Niente.
Niente.
Niente.
Non ho fatto NIENTE.
FOTTUTAMENTE NIENTE.
Niente...
<<POTEVI SALVARLA, MA COSA HAI FATTO? TE NE SEI STATO LÌ FERMO A NON FARE UN CAZZO>>.

Un'altra lacrima sfugge al mio controllo, poi un'altra, un'altra ancora, poi ancora, ancora e ancora, finché non ne ho più, finchè non riesco più a piangere,

quella fu l'ultima volta che piansi in vita mia.

Ignoro mio padre che distrugge tutto, che mi colpisce con qualsiasi cosa, che mi insulta, che mi fa pressione psicologica, ecc.
La mia attenzione è rivolta alla bambina che si trova all'angolo e mi fissa con gli occhi pieni di lacrime, adesso lo sa pure lei,

mi odia, lo so, non sono più il suo 'eroe', non sono più il suo fratellone rompiscatole nato soltanto 39secondi prima di lei, no, sono la persona che ha distrutto la sua famiglia, che ha lasciato sua madre morire e suo padre diventare il mostro che adesso è.

Si alza e scappa, sento la porta della sua cameretta sbattersi.
Non la vidi più, tre settimane dopo scoprì che lei era andata in cura,

quella notte fu l'ultimo in cui la vidi.

//~~~//

<<Cosa cazzo ci fai qui?>> Ringhio all'uomo che ho davanti, lo stesso che è uno dei motivi dei miei fantasmi del passato.
Seduto sul mio divano mentre fumava una sigaretta c'era

mio padre.

orgoglio e sensi di colpa (THE SIBLES)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora