Capitolo 53

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//..Elisa..//

Davanti a me c'era Aaron, quel Aaron e mentre lui mi sorride un sacco di flashback mi vengono in mente.

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<<El non lo capisci quanto io stia di merda nel vederti sempre ubriaca fradicia e drogata? Cazzo!>> Impreca esausto il mio migliore amico, ma lo ignoro e accendo una sigaretta, ma non mi basta.
Una jeep nera accosta al nostro fianco e Fin la guarda con odio, mentre io invece salgo sul posto al fianco di quello del conducente e dei occhi marroni con un sorriso shembo mi accolgono.
Batto il cinque e subito dopo il pugno ad Aaron, poi studio il suo outfit: tuta grigia, maglietta a maniche corte del medisimo colore e larga, adidas classiche ai piedi.
Inarco un sopracciglio <<ti sei visto allo specchio prima di uscire>> lo derido, lui sorride <<senti chi parla, sembri in pigiama>> afferma il coglione e li tiro una gomitata leggera sulle costole, lui ride, gira la chiave dell'auto <<destinazione Grendaus!>> Annuncia premendo sull'acceleratore e accendendo la radio da cui parte Yourself di Eminem, io gli passo la mia sigaretta da cui lui fa un lungo tiro e la butta dalla finestra.
<<Facciamo la uno prima e la due dopo la tre, okay?>> Mi chiede e io annuisco alzando di poco il volume della musica.

*

Porgo una delle due Snake Vanom che ho in mano ad Aaron mentre ci sta provando con alcune bellerine, lui la prende e fa un cenno alle ragzze a cui fa intendere che si sarebbero rivisti più tardi.
Ci sediamo sulla panchina rossa sangue vicino all'entrata dell'edificio più importante del Grendaus, lui prende il suo accendino e con il lato di esso apre entrambe le nostre bottiglie.
<<Oggi pensavo alla mariwana e all'ectasy>> mi informa mentre mando giù un sorso.
<<L'ectasy va bene, di mariwana non mi va>> lo informo, lui annuisce e anche lui incomincia a bere.
<<Contro chi siamo?>> Chiedo guardando il portone al nostro fianco.
<<Boh, non so come si chiamino, sono due maschi, entrambi sulla trentina credo, o comunque la vicino, robusti, ma si basano solo su quello, quello biondo è tuo: è forte per quanto rigurda i muscoli, ma lentino, è una corazza per quanto rigurda la psicologia, ma tu sei una manipolatrice a tutti gli efetti>> mi gurda accenando un sorriso fiero <<mi fido, so che lo farai crollare fisicamente e mentalmente, mi hanno informato che ha stuprato sua figlia a morte, ma non da segni di pentimento>> annuisco mentre mi annoto mentalmente le informazioni più importanti: trent'anni, forte fisicamente, finge di esserlo mentalmente, filglia morta a causa sua dopo essere stata stuprata.. in poche parole: un fallito.
Perfetto.
Spaccherò la faccia a quel coglione.
Finisco la mia Snake Vanom, Aaron fa altrettando e io gli faccio cenno di continuare <<io mi prendo il moro>> inizia <<è veloce e forte, ma psicologicamente fa pena e visto che distruggerli mentalmente non fa per me mi tolgo un sassolino e me lo prendo io..>> continua parlandomi del suo avversario.
Dopo un po' entriamo e saliamo sul ring, che i giochi abbiano inizio.

*

Batto il cinque ad Aaron quando anche lui scende dal "palco" in cui entrambi pratichiamo incontri di lotta illegali, lui mi passa l'acqua e la bevo fino a metà.
Passati quindici minuti in cui era andato per compiere..la due, torna sorridente con delle bustine e me ne lancia una che afferro al volo.

*

Mi sta squillando il telefono e sono le 2.00 di notte, lo prendo controvoglia e quando vedo che la chiamata non viene dal mio migliore amico la ignoro, ma continua, continua, continua...
<<Chi cazzo è?>> Chiedo spazientita rispondendo alla chiamata.
<<Lisa, ti sto chiamando da questo numero perchè mi hanno sbattuto dentro, non so per quanti anni, ma forse un giorno le nostre strade si rincontreranno>> dice Aaron prima di terminare la chiamata.
Quella fu l'ultima volto che lo sentii.
Il rapporto che ho con Aaron non è minimamente paragonabile con quello che ho con Fin, anzi, è l'opposto.
Con Fin mi sento a casa, a lui racconto ogni cosa, lui cerca di salvarmi e io cerco di salvare lui, li darei la vita, lo raggiungo in qualsiasi momento se ha bisogno, per lui faccio chilometri, Fin non mi abbandonerebbe mai, anche se dovrebbe per il suo bene.. Fin è il mio migliore amico, è mio fratello, è tutta la mia vita, è tutto ciò di bello che ho.
Aaron è il mio collega, io e lui non parliamo mai delle nostre vite, non ci sfoghiamo mai l'uno con l'altra, tutt'altro, il nostro rapporto è distruttivo: io e lui siamo caduti insieme, allo stesso tempo, ci distruggiamo insieme, soffriamo insieme.. noi facciamo insieme tutto ciò che di male c'è, se stessi male non andrei da lui a sfogarmi, andrei da lui per ubricarmi tutta la notte e lui lo farebbe con me, se avessi attacchi di rabbia non andrei da lui per cercare conforto, andrei da lui per andare a fare incontri di lotta illegali e lui verebbe con me, se volessi farmi del male non andrei da lui così che lui mi facesse cambiare idea, andrei da lui per drogarmi e lui lo farebbe con me.
E lui fa lo stesso con me.
Siamo entrambi rotti ed entrambi troviamo conforto in ciò che ci fa male, in ciò che ci distruggerà, il nostro rapporto è tutto ciò di più malato che esiste, la nostra mente e tutto ciò di più contorto esistente.
Io Aaron lo conosco dalla nascita, veniamo da una situazione simile con la differenza che io la voglio abbandonare mentre lui vuole continuarla.
Io non conosco Aaron e lui non conosce me essendo che non parliamo mai di quello che sentiamo, della nostra vita, dei nostri problemi.. ma io conosco la sua necessità di farsi del male e lui conosce la mia.
Io e Aaron siamo simili e questo lo sappiamo entrambi, nonostante non sappiamo nulla dell'altro se non una parte della metologia di autodistruzione che utilizziamo.
Una cosa è certa: la presenza dell'altro per entrambi è fondamentale e non sarà mai un ricordo da odiare, da disprezzare...
Quando ci chiedono noi che rapporto abbiamo non rispondiamo mai "amicizia", ma "colleghi della morte" perchè noi accompagnamo l'altro nella strada verso l'inferno senza provare a fermarlo.
Però entrambi sappiamo con certezza che se uno dei due avesse bisogno dell'altro esso ci sarà pur di avere una pistola puntata in tempia.
Perchè noi non siamo colleghi normali, noi siamo colleghi che si fanno compagnia durante la distruzione.
Nei suoi occhi io vedo la parte peggiore di me e nei miei occhi lui vede la parte peggiore di sè di cui però non riusciamo a farne a meno.
Il nostro rapporto è difficile da comprendere e non chiediamo che qualcuno lo possa fare.

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orgoglio e sensi di colpa (THE SIBLES)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora