35.Luke

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L'ho portata a casa sua e ora le preparo la cena,come l'accordo diceva.
Amber apre la porta di casa sua ed entriamo dentro.
Faccio come se fossi a casa sua e mi dirigo verso la cucina,mentre Amber mi segue.
-"Cosa vorresti ti prepari?"-le chiedo appoggiato al tavolo in cucina con le mani.
-"Sai cucinare?"-mi chiede sorpresa.
-"Che mi credevi?Uno scansafatiche?"-le chiedo incuriosito.
-"Sei meglio di quel che credevo"-mi rispinde Amber guardandomi uno scintilla nei occhi,ma subito dopo abbassa la testa un po' imbarazzata.
-" Dimmi cosa vuoi cosa vuoi fare,così me ne ritorno a casa"-le dico serio girandomi verso i fornelli.
-"Vorrei che mi fai...gli gnocchi"-mi risponde poi.
-"Come vuoi"-dico andando verso il frigorifero.
Vedo che ha un poco di tortellini in frigo.Lo prendo,tolgo la confezione,lo butto nel pentolone e nel frattempo aspetto che si facciano.
-"Quando hai imparato a cucinare?"-mi chiede Amber curiosa.
Ora che ci penso,questa domanda me l'ha fatta anche mio fratello.
-"Non è che sto facendo un granché"-rispondo alzando gli occhi al cielo.
-"Mi hai appena detto che sai cucinare"-ribatte Amber,alzando le spalle in fare innocente.
-"A otto anni...circa"- rispondo in fine facendo il menefreghista.
-"Hai imparato prima di me"-mi riferisce Amber sorridendo.
La ignoro e controllo se la cena si è preparata.
-"Perché non volevi trascorrere una serata intera con me?"-'mi chiede Amber volendo sapere.
Ed ecco che iniziano le domande a vanvera...cazzo.
Mi giro e la trovo in piedi con le mani sul tavolo a guardarmi.
-"Perché no"-le rispondo freddo.
-"Come hai detto tu:'A tutto c'è un perché"-controbatte dicendo fedelmente quello che le avevo riferito non tanto tempo prima.
-"Io il mio perché c'è l'ho,ma non voglio dirtelo"-le dico incrociando le braccia al petto e guardandola dalla testa ai piedi.
-"Cosa ti costa dirmelo?"-mi chiede Amber sfinita dal mio comportamento.
-"A te cosa costa farti i cazzi tuoi?"-gli chiedo stufo delle sue domande.
Amber sembra tenermi testa fino a quando non abbassa la testa sconfitta.
-"Scusa...certe volte sono insopportabile"-
Inizio ad avvicinarmi a lei lentamente chiedendole-"Stai iniziando a chiacchierare tanto...sai?"-
Nota che inizio ad avvicinarmi,ma non si muove da lì.
Poso le mani sulla superficie del tavolo per bloccarla tra il mio corpo e il tavolo.
-"Hai hai più paura di me?"-gli chiedo sfiorandole il viso con il mio.
Le sue guance si dipingono di un rosso chiaro,cerca di nascondere il fatto che è arrossita e non rispinde neanche alla domanda.
-"Sai mi piace avere una risposta,quando faccia un domanda"-'le riferisco serio.
-"Non lo so"-risponde cercando di interrompere il contatto visivo con me.
-"Credo che dovresti sapere se temere o no una persona"-dico tenendole il mento con la mia mano.
-"Con te è diverso"-
-"Cosa intendi?"-chiedo confuso inarcando di poco le sopracciglia in un'espressione confusa.
-"Intendo dire che:ci sono quei momenti dove scatti e mi tocchi,non in senso buono,e ci sono momenti come questo...dove parliamo da persone civili o dove ci mettiamo a fare sfide,come in palestra"-mi risponde confusa lei a sua volta da come mi comporto.
Amber,vedendo che non dico nient'altro,cerca di allontanarsi da me.
Con il braccio sinistro la tengo stretta per la vita.
Adesso siamo più vicini del previsto e ovviamente Amber lo nota.
-"Puoi lasciarmi adesso?"-mi chiede con gli occhi fissi sul mio braccio.
-"Non ti piace stare così?"-le sussurro all'orecchio,mentre noto fin da subito che il suo corpo è percorso da piccoli brivido.
-"N-no e ora togliti"-balbetta con il respiro un po' irregolare.
-"Non ti credo"-ribatto arrogante avvicinandola di più,tanto da far scontrare il suo petto con il mio.
Prima che potessi dire o fare qualsiasi cosa sento odore di bruciato.
-"Li senti anche tu questo odore?"-chiede Amber stranita.
Lascio la presa dalla sua vita,girandomi,vedo che sta uscendo del fumo dalla pentola.
-"Cazzo!"-impreco ad alata voce,andando velocemente a spegnere i fornelli.
Cazzo ho bruciato gli gnocchi!
Mi giro verso di Amber e le dico-"Ti ho bruciato la cena...mi dispiace"-
Butto gli gnocchi nel cestino,non mi piace buttare il cibo,ma non potevo fare altrimenti.
-"Non fa niente"-mi rispinde tranquilla.
Magari fossi anch'io tranquilla come lei.
Amber va verso il frigorifero e si alza in punta di piedi per prendere...delle pizze surgelate.
-"Mangiamo queste"-comunica facendomi vedere le pizze surgelate.
-"Mangiamo?"-le chiedo.
-"Sì...io e te,non credo che ti abbia già cenato.E sinceramente non ho altro in frigo"-mi dice mettendo due pizze nel forno.
-"Non dovevo prepararti io la cena?"-
-"Mi hai già tenuta sulla tua schiena da scuola a casa,quindi direi può bastarmi"-mi risponde come se al ricordo di io che la tengo stretta sulla mia schiena fosse piacevole.
Si allontana dal forno e si avvicina di un po' a me.
-"Vado a cambiarmi in camera mia,vengo subito"-mi annuncia Amber.
-"Come mai sei vestita così oggi?"-le chiedo squadrandola tutta.
Ha addosso una camichietta di un lilla chiaro,abbastanza stretta nei punti giusti,dei jeans neri a vita alta che le stringono bene i fianchi e delle scarpe bianche.
-"Sono andata solo a dare lezioni di lingua a quelli interessati e anche a chi non la conosce"-mi spiega assorta lei stessa da cosa dice.
-"Non credevo facessi questo"-le rispondo sincero.
Amber sorride divertita e mi chiede-"Cosa pensavi facessi?Vendere hot dog in strada con un caretto?"-
Ridacchio alla sua domanda e le dico-"No in realtà no.Pensavo lavorassi al mc Donald,visto che ci lavorano in molti"-
Amber stende ancora di più il suo sorriso e mi dice scherzosamente-"Sai sono una persona molto acculturata"-
-"Lo noto dalle tue penne con gli unicorni o con colori sgargianti"-
Amber si mette a ridere invece io cerco di trattenermi facendo un sorriso.
-"Vado a cambiarmi"-mi dice poi allontanandosi da qui,andando in camera sua.
Io invece vado verso il salotto.
Mi guardo intorno.Casa sua è semplice e carina.
Ha tanti quadri in casa che la immortalano sempre sorridente con i suoi genitori.
Per quanto ne so è figlia unica e suo padre è un chirurgo mentre sua madre un'infermiera.
Quindi i soldi non le mancano.
Per quanto la vedo,indossa come semplici come:maglioni o felpe larghe.
Niente di costoso e per di più fa anche un lavoro part-time.
Guarda le foto e qualcosa non mi convince.
Il suo sorriso.
Quel sorriso sembra...falso,non da lei.
Nei suoi occhi non ci trovo veramente dell'entusiasmo.
Il suo sorriso...vero,non è quello.
Ma non ha senso che in ogni foto compare sempre con un sorriso tirato,ha la famiglia che io ho sempre desiderato...sembravano abbastanza affettuosi.
-"Eccomi!"-esclama Amber sorridente,come non lo è in queste foto,saltando l'ultimo gradino della scala.
Si avvicina a me e mi guarda curiosa.
-"Cos'ha attirato la tua attenzione?"-mi chiede curiosa.
-"Queste foto"-le rispondo serio,mentre Amber smette di sorridere poco a poco.
-"Come mai?"-mi chiede fin troppo seria per essere Amber.
-"Così per vedere qualcosa"-le rispondo freddo e incamminandomi verso la cucina,ma Amber mi ferma prendendomi per il braccio.
-"Penserai che sono fortunata,vero?"-mi chiede come se fosse disgustata dalle sue stesse parole.
-"Perché avere soldi non è essere fortunati?"-le chiedo a mia volta.
-"Solo perché i soldi non mi mancano non significa che sto bene"-'mi comunica seria guardandomi dritto nei occhi.
-"Sì certo,quindi stai male?"-'le chiedo sarcastico.
Ora che ci penso,non sta benissimo dopo quello che le causo ogni giorno,ma stiamo parlando delle sua famiglia e non di me.
-"Certo che sto male...loro stanno più fuori che a casa e ho passato l'infanzia da sola senza qualcuno vicino"-mi racconta con le lacrime ai occhi al ricordo.
-"Almeno avevi da mangiare e dei soldi per vivere!"-sbotto io arrabbiato.
Questa conversazione è importante perché mi coinvolge.
Io ho passato l'infanzia nella povertà e con un padre che mi maltrattava e con una madre assente.
-"I miei genitori non sono neanche affettivi.Mi abbracciano solo se sono io a farlo,poi quel maledetto giorno del ballo che sono tornata a casa piangendo per quello che mi hai fatto...loro non sono stati molto preoccupati neanche quando ho chiuso la porta a chiave.
I genitori,quelli sani di mente,abbatterebbero la porta per vedere cos'hai anche quando dici a loro di andartevene"-dice tutto d un fiato,facendo uscire qualche lacrima dai occhi.
Se dicessi qualcosa in questo momento:è rinfacciarli quello che ho passato io,ma non voglio sappi niente di me.
La guardo con un'espressione fredda e priva di emozioni,Amber se ne accorge e si allontana andando in cucina.
Ecco come finisce una conversazione con Amber:male.
La seguo in cucina e la vedo prendere le puzza dal forno e metterle in due piatti differenti.
Mi avvicino a lei per dirle di lasciare stare quel argomento,ma Amber mi precede dicendomi-"Non ho più fame...Vado in camera mia,tu puoi andare a casa ora''-
Non aspetta una mia risposta che se ne va a passo svelto verso camera sua.
La inseguo fino a camera sua.
Quando vedo che sta per chiudermi la porta in faccia,ma metto il piede in mezzo e la blocco.
-"Via da camera mia!"-sbotta alzando la voce quando entro in camera sua.
-"Prima di tutto:tu non alzi la voce con me,poi non voglio che ti tagli on mia presenza...fa schifo"-le dico cercando una scusa plausibile.
Sinceramente non voglio e basta.
-"E cosa ti dice che volevo tagliarmi?"-mi chiede,volendo smentire,incrociando le braccia al petto.
-"I tuoi occhi"-le rispondo sincero.
Questa forse è la cosa più sincera che le abbia mai detto.
Amber mi guarda stranita e imbarazzata del fatto che ho capito le sue intenzioni.
-"Gli occhi non mentono mai...ma i tuoi sono un libro aperto per me"-le dico avvicinandomi un poco a lei.
Amber mi guarda...spaventata?
Si allontana da me e va verso la porta.
-"Andiamo a mangiare se no il cibo si raffredda"-mi comunica incamminandosi per ritornare al piano di sotto.Le ho fatto cambiare idea?
Andiamo in cucina e ci sediamo uno di fronte all'altro.
Iniziamo mangiare la pizza e si...si è raffreddata un po'.
Non parliamo per tutto il tempo,quando finisco mi alzo da tavola e le chiedo-"Dove sono i bicchieri?"-
-"Di la"-mi risponde indicandomi il punto preciso,mentre finisce di mangiare.
Prendo due bicchieri,uno per me e uno per lei e li riempo d'acqua.
-"Grazie"-mi dice Amber bevendo l'acqua che le ho dato prima.
Prendo il cellulare,dopo aver bevuto l'acqua,è guardo l'ora.
Sono le 22:12.
Dovrei essere a casa e tutto il resto,ma non ho voglia di ritornare a casa mia.
Amber nel frattempo pulisce il tavolo dalle briciole e mi chiede-"Che ore sono?"-
-"'Sono le 22:12"-'la informo porta do il cellulare nel tasca dei miei pantaloni.
Amber fa uno sguardo pensieroso e dice rivolta per di più a se stessa-"I miei genitori dovrebbero essere già a casa adesso"-
La vedo a dare in salotto e prendere il cellulare.Mentre io mi siedo sul suo divano.

*Angolo scrittrice *

Vi avverto di già che ci ho messo una vita a scrivere questo capitolo con mio fratello che non smetteva di rompere le palle.
Ed ecco il capitolo 35,stranamente pubblicato abbastanza presto per i miei standard...sapete io sono figlia della notte,figlia di Dracula e...scherzo non è vero,solo che scrivo la notte perché durante il giorno sono occupata.
Spero il capitolo vi sia piaciuto.
Se avete qualche domanda da fare sui personaggi o anche sulla storia,non esitate a chiedere che sono libera e che dirvi...buona lettura ragazzi!

Jess ❤

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