PROLOGO

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"Più dolce sarebbe la morte se il mio sguardo avesse come ultimo orizzonte il tuo ,

e se così fosse... mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire"(WilliamShakespeare)



Le ruote schizzarono la ghiaia bagnata quando feci inversione per immettermi sulla strada che costeggiava l'Arno.

Era tutto il giorno che piovigginava, era un tempo cupo in accordo con il mio umore.

Forse era solo quel tempaccio che mi portava lontano. Che portava le mie emozioni a lei...

Non avrei dovuto permetterglielo, nascondermi per non farmi raggiungere. Quelle emozioni mi stavano distruggendo.

Solo una cosa avevo capito: che per quanto fuggissi, per quanto mi fosse distante sarei sempre tornato a lei. E avrei sofferto.

Non ce la facevo più a sopportare quel silenzio forzato che si era creato tra di noi. Non ne potevo più!

Eppure in quel silenzio forzato, inconsapevolmente mi ritrovavo a camminare per quegli stessi posti silenti in cui ero stato con lei, quegli stessi posti che avrei dovuto eludere. Quei posti che mi facevano male, nei quali la sentivo più vicina e che non potevo evitare.

Avevo cercato di non ricordare, di dimenticare ogni cosa, ma non c'ero riuscito. Lei era ogni volta là ad aspettarmi.

Come se non avessi voluto fare a meno di quel dolore, come se ancora una volta non avessi potuto staccarmi da quella sofferenza che non aveva una fine e forse mai l'avrebbe avuta...

Sul rettilineo accesi lo stereo in modo che il volume alto superasse il rumore dei miei pensieri e accelerai; percorsi alcuni chilometri verso casa a velocità sostenuta come sempre.

Ha un ragazzo, aveva detto mio padre. Magari lo amava sul serio... non pensava più a me...

Accelerai di più.

Le goccioline si posavano sul vetro indisturbate, schizzate dal vento, quasi non si distinguevano se non fosse stato perché intorpidivano la vista. Non avevo nemmeno voglia di azionare il tergicristallo per spazzarle via.

Ero vestito di schiaffi... abito che ormai indossavo tutti i giorni.

Avevo perso quell'attimo perché nemmeno avrei dovuto cercarlo. Eppure adesso sapevo cos'era, sapevo che c'era, dannazione! Era possibile con lei...

Aumentai la velocità ancora.

Avevo l'anima piena di graffi... graffi che sfioravo tutti i giorni, ma avrei dovuto fingere ancora, fingere che non c'erano, che ero forte e che potevo andare avanti ancora un po'. Dovevo farcela da solo, nonostante lo sprono di mio padre. Lei non ci sarebbe stata più per me. Dovevo convincermene! Mettere un'altra volta a tacere il cuore.

Oramai ero un bolide impazzito.

Non c'era molto traffico in giro a quell'ora della sera inoltrata.

Solo alcune vetture mi obbligavano a manovre pericolose.

Superai una macchina... quindi un camion... una moto... il parabrezza annebbiato dalla pioggia offuscava la strada.

Un unico pensiero a tormentarmi ancora... continuamente

Era troppo tardi! Non ci sarebbe stata più occasione! Ero pronto ad accettarlo? Avrei dato qualsiasi cosa purché fosse felice e se questo voleva dire scomparire per sempre dalla sua vita, l'avrei fatto. Solo chiedevo di poter vedere un'ultima volta i suoi occhi. Un'ultima volta e poi basta...

Quel pensiero mi soffocava...

Ogni cosa pareva irreale, come irreale avrei voluto fosse stato ciò che era successo; cambiai marcia ed accelerai ancora...

Quando inaspettatamente un muro di auto ferme mi costrinse a schiacciare di botto il freno e a fermarmi strisciando sull'asfalto bagnato.

Il mio corpo trattenuto dalle cinture mi strattonò, il mio torace andò avanti, mentre la testa si rivolse all'indietro.

Si sarebbe aperto l'airbag se non lo avessi disinserito.

Un dolore acuto al costato mi fermò per un attimo il respiro.

L'auto si bloccò di traverso per un pelo e si spense; lo stereo si arrestò.

Il cuore battè incontrollabilmente forte in petto.

Ma che cavolo...

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