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L'idea di ritornare ad Holmes Chapel non mi entusiasma. Quel posto è pieno zeppo di ricordi e la maggior parte belli e questo, è un contrasto con la mia vita attuale. Non sto neanche a pensarci troppo, non riuscirei mai ad oppormi a papà, mi trascinerà in quel posto che mi piaccia oppure no, perciò non ci provo nemmeno. Finisco di mettere in valigia le ultime cose per poi sedermi sopra e chiuderla con relativa facilità. Prendo il pacchetto di sigarette dalla scrivania bianca e mi guardo intorno, questa stanza mi mancherà troppo e all'idea che questa è l'ultima volta che la vedo, mi si forma un nodo alla gola. Metto il pacchetto in tasca insieme all'accendino e passo il dito indice sulla superficie in legno. Rivolgo lo sguardo alla finestra e il gradino li davanti, solitamente mi mettevo a leggere sul gradino, o la maggior parte delle volte, a piangere. Guardo il letto a una piazza che ha sopportato le mie lacrime silenziose più di chiunque altro, sopra alla testata del letto c'è la mensola dove prima c'erano le fotografie, quasi tutte con la mamma. Ormai è vuota. Abbasso lo sguardo ancora una volta sulla scrivania e mi sembra di vedere il segno delle vocali e delle consonanti che incidevo sulla carta, formando parole raccontavano le stronzate che mi passavano per la testa e, soprattutto, scrivevano lettere, lettere a Jake che non sono mai state spedite. A pensare a Jake mi salgono le lacrime ma, come è mia bitudine fare, le ricaccio indietro aspettando di essere sola per liberarle. -Vuoi muoverti?!- una dura voce alle mie spalle mi fa sobbalzare: Rob Steven, mio padre, mi richiama dai miei pensieri -Si, scusami, arrivo- dico con voce flebile -Sbrigati, non voglio fare tardi per colpa tua- annuisco alle sue parole mentre mi passa difianco andandosene per finire di mettere le valigie in macchina. Passerò le prossime tre ore e mezza seduta sul sedile posteriore, con le cuffie nelle orecchie e guardando la pioggia scorrere sul finestrino. Che tempo di merda. Chiudo la porta della mia stanza e trascinandomi dietro la valigia esco in giardino trovando la macchina metallizzata con il bagagliaio aperto -Se non muovi il culo verrai a Holmes Chapel a piedi!- dice mio padre in modo rude -No, no, sono pronta, scusami- Credo che in quasi tutte le frasi che gli rivolgo ci sia la parola "scusami". Posiziono la valigia nel bagagliaio ed entro in macchina. I miei capelli sono bagnaticci a causa della pioggia e sembrano più scuri, da biondi diventano quasi castani. Per sbaglio vedo il mio riflesso nello schermo bloccato del mio cellulare e abbasso subito lo sguardo, guardare il mio riflesso non mi piace da quando manca Jake. Metto le cuffiette nelle orecchie e accendo la musica, a volte mi sembra quasi che mi stacchi dalla realtà. Abbasso lo sguardo sulle mie gambe troppo sottili e forse i jeans neri le snelliscono il doppio. Sobbalzo al suono della portiera di papà sbattere violentemente, impreca al telefono -Sei solo un incapace! Per di più devo portarmi dietro la mocciosetta, non posso seguire tutto il lavoro da solo! Certo che la mocciosetta è lei, chi sarebbe altrimenti?- non ascolto oltre, alzo la musica al massimo e la sua voce diventa solo un ronzio di sottofondo che compare ogni tanto. So di essere un peso per lui, un errore, ma non ho chiesto io di nascere. Se ci fosse la mamma sarebbe tutto diverso, credo. La macchina parte e io appoggio la testa al finestrino leggermente freddo pronta ad affrontare il viaggio e cerco di rilassarmi facendomi trasportare dalla musica.

Spalanco gli occhi spaventata quando la mia guancia brucia -Svegliati piccola stupida!- Rob è vicinissimo al mio viso e sta per colpirmi ancora, sapevo di dover resistere ma il sonno alla fine ha vinto. Come può cogliere ogni occasione per mettermi le mani addosso?! Non mi piace chiamarlo papà, penso che per essere chiamato in questo modo, un uomo debba guadagnarselo -No! Ti prego, sono sveglia!- a quelle parole i suoi lineamenti si induriscono ancora di più ma poi si allontana dal mio viso ed esce dalla macchina. Ancora leggermente scossa spengo la musica, faccio scattare la portiera ed esco. Davanti a me trovo una villetta con i muri bianchi, sporchi in alcuni punti, sembrano segni di scarpe. Il tetto è grigio e ha un giardino non molto grande, ma meglio di niente -Muoviti, prenditi la valigia ed entra, restatene nella tua stanza, non ti voglio tra i piedi- annuisco in silenzio alle parole di Rob, prendo la valigia dal bagagliaio e mi avvio, c'è una veranda e per entrare in casa bisogna salire tre gradini, sono dello stesso colore del tetto. In veranda c'è anche un dondolo, fico. Spingo la porta già aperta ed entro in quella che sarà la mia nuova casa: la sala è grande, guardando a destra c'è un divano ad angolo grigio, in stoffa, davanti al divano un tavolino in legno e la tv. A sinistra invece c'è la cucina, un grande tavolo con delle sedie e una lampada nera e alta. Sembra carina. Ci sono delle scale nell'angolo di destra, perciò mi avvio trascinando a fatica la valigia. Salgo gli scalini e arrivo davanti ad un corridoio. Apro e osservo svariate stanze fino ad arrivare a quella in fondo al corridoio, sulla sinitra, la mia stanza, suppongo. È molto spaziosa, c'è già una scrivania con la cassettiera, una lampada da tavolo posizionata nell'angolo, c'è un letto a due piazze e un enorme guardaroba. Trovo anche una porta finestra, la vista è stupenda, da su un grande prato verde, meglio dei palazzi che vedevo nella mia vecchia casa. Mi piace la mia camera. Chiudo immediatamente la porta e metto la grande e pesante valigia sul letto. La apro e comincio a sistemare le mie cose: metto i vestiti negli armadi; quaderni, album fotografici, scritti, disegni li ripongo nei cassetti e ne lascio uno appositamente per gli attrezzi per disegnare come matite, penne, pennarelli, pastelli, tempere e righelli. Disegnare è la mia passione e diciamo che me la cavo. Sobbalzo quando la porta si spalanca sbattendo contro il muro -Il tuo bagno è quello con la doccia, vedi di fare stare tutte le tue merdate la dentro- annuisco e lui se ne va. Il bagno più piccolo a me, perfetto. Prendo il beauty con dentro cosmetici, accessori e prodotti per capelli e mi dirigo nel mio bagno. È abbastanza piccolo, ma non importa. Apro un armadietto e sistemo anche li le mie cose, metto lo shampoo e il balsamo all'interno della doccia, è molto spaziosa. Me ne torno in camera e mi siedo alla scrivania, prendo un foglio a righe e mi lascio andare

Caro Jake,

sai, sono arrivata nella casa nuova. Ti avevo detto che mi sarei trasferita. Qui è tutto molto carino, ma già troppi ricordi sono riaffiorati. Credimi, vorrei mettermi a piangere adesso e sfogarmi, ma non con Rob che gira per casa. Se mi vedesse piangere si infurierebbe, mi insulterebbe e ho paura che mi faccia del male. Aspetterò di andare a letto. La mia stanza è carina e ho già sistemato le cose principali, non che avessi molto. Le fotografie della mamma le ho messe all'interno di un album, non voglio tenerle fuori, non adesso che siamo qui, dove lei mi ha lasciata. Ho pensato ch magari potrei andare a fare una passeggiata sul lago, ma non sono sicura che potrei reggere. Mi sembra di sentire ancora adesso le parole di mio padre quando è arrivata l'ambulanza, quel giorno: "stavo guardando la bambina che giocava nell'acqua, quando mi sono voltato, mia moglie non respirava più." La cosa che mi fa più male è che ricordo anche il timbro della sua voce, completamente impassibile, come se non fosse successo nulla. Be' nulla di grave, tua moglie è appena morta difianco a te. Oltre alle lacrime di nostalgia adesso stanno salendo anche quelle di rabbia. Possibile che non abbia potuto fare niente lui? Non riesco a spiegarmelo, so solo che stavo facendo quella verticale, quando sono riemersa ero rimasta sola e ancora non lo sapevo. Comunque adesso vado, il viaggio è stato lungo e ho solo voglia di riposare. Spero di non avere i soliti incubi anche se è abbastanza impossibile. Mi manchi troppo J. Mi dispiace, davvero. Il senso di colpa mi lacera ogni secondo.

Sempre tua, Holly.

Piego il foglio e lo ripongo in un cassetto. Decido di mettermi più comoda, quindi prendo un paio di leggins, un felpone, delle calze verdi e mi metto sotto le coperte cercando di riposare. Domani comincerà la scuola e anche se non ne ho affatto voglia mi toccherà andarci. Sarò "quella nuova" e non conosco nessuno. L'idea di fare amicizia non mi sfiora particolarmente la testa, cambiare città non mi farà cambiare idea sul fatto che è meglio restare da sola. Pazienza, sono abituata e va bene così.

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