Se dovessi parlare, invece che scrivere, non sarei in grado di spiegare cosa sto provando in questo momento. Mi è sembrato quasi surreale schiacciare il "+" che mi ha fatto aggiungere un nuovo capitolo a questa storia. Per un attimo mi è sembrato di avere di nuovo quattordici anni, di iniziare a scrivere con le dita tremanti.
Come state?
Non so a quante persone arriverà la notifica di questo aggiornamento, probabilmente solo a un paio di voi, ma non importa. Se ti è arrivata, significa che in qualche modo ho ricevuto il tuo supporto, ti ringrazio per questo. Sarebbe bello se arrivasse a quelle persone che, all'inizio, mi hanno detto per la prima volta: "dovresti farne un libro vero". A quelle persone che (ancora oggi non capisco realmente il motivo) hanno pensato addirittura di ringraziarmi per quello che scrivevo. Pensavo a quanto fosse bellissimo e folle e... a come, forse, qualcuno poteva trovare sollievo come lo trovavo io.
Dopo la fine di Emeralds ho controllato sempre le visualizzazioni, ho aperto ogni commento che arrivava e, soprattutto, non ho mai smesso di scrivere.
Ho letto il più possibile e ho cercato di migliorarmi ogni giorno. Ho scritto un romanzo fantasy e finalmente posso dire che verrà pubblicato. Sono qui per chiedervi, se vi va, di andare a dare un'occhiata e, se vi può interessare, acquistarlo.
Sono la persona più felice del mondo, ringrazio chiunque mi abbia lasciato un commento positivo, un complimento su Emeralds, perché hanno contribuito molto nel farmi rendere conto che la scrittura è straordinariamente importante per me.
Vi svelo un segreto che probabilmente vi farà ridere, l'ho fatto anche io quando ci ho ripensato. Troverete un po' di Harry nel libro, sotto altro nome, ma con gli stessi ricci castani e gli occhi color smeraldo che mi hanno fatto arrivare alla fine di Emeralds. Questo perché anche se sono passati anni, anche se sono riuscita a migliorarmi nella scrittura (mi auguro), anche se la storia di Holly e Harry si è conclusa da quella che sembra un'eternità, io sono ancora una quattordicenne e non potevo pensare di scrivere un libro senza una minima traccia di lui.
Nei prossimi giorni, quando avrò i link con cui sarà possibile ordinarlo, li pubblicherò in un nuovo aggiornamento. Se volete seguirmi anche su Instagram, lascio il mio nickname sotto, dove sarà forse più facile vedere le novità.
Il romanzo si chiama "Discindantur - L'ascesa" e sarà possibile ordinarlo nei più grandi store online. Si tratta del primo volume di una trilogia. Ho pensato di lasciarvi una piccola introduzione, nella speranza di incuriosirvi un po'.
Vi ringrazio infinitamente, è stato bellissimo tornare qui.
Gaia
@gaia.cortada
***
«Ripeti il tuo nome»
La ragazza chiuse gli occhi. Cercò di respirare profondamente, ma le sembrava di soffocare.
«Ho già ripetuto il mio nome fino alla nausea. Non credo sia necessario farlo ancora»
Il dottore la osservava in modo irreprensibile, non aveva alcuna intenzione di assecondarla. La ragazza era sudata. Aveva i lunghi capelli corvini intrisi di sudore. Teneva le mani chiuse in un pugno, nascoste nelle lunghe maniche della camicia che ormai non cambiava da giorni.
«Ho detto ripeti il tuo nome»
Lei strinse i denti. «Alice Olphen»
Il dottore annuì continuando a osservarla da dietro gli occhiali scivolati sulla punta del naso. «Quanti anni hai, Alice Olphen?»
Fin dal primo giorno continuava a chiedersi perché il dottore ripetesse il suo nome in ogni frase. Forse voleva ricordarle chi fosse? Lei lo sapeva già, non serviva che continuasse a dirlo. Non si sarebbe dimenticata chi era.
«Ho diciassette anni»
Annuì ancora. «Perché sei ricoverata qui, Alice Olphen?»
«Perché i miei insegnanti mi credevano pazza»
L'uomo scosse la testa alzando gli occhiali più in alto sul naso.
«I tuoi insegnanti non ti credevano pazza, Alice Olphen. Erano preoccupati per te. Dovresti essere riconoscente che ti abbiano portata qui, non credi? Sei molto migliorata»
La ragazza scrollò le spalle. «Lei crede?»
Il dottore rimase perplesso, ma si ricompose subito.
«Ne abbiamo già avuto la dimostrazione la settimana scorsa. Vuoi che ti ponga nuovamente la domanda?»
Alice rimase a fissare l'uomo senza una risposta o espressione.
Quindi, il dottore proseguì: «Alice, senti ancora le voci?»
Il suo sguardo era perso nel vuoto.
Poi un cattivo consigliere si avvicinò, sussurrandole all'orecchio: "Digli di no". Alice deglutì.
Portò lo sguardo nuovamente verso il dottore e con un atto liberatorio disse: «No»
A tale dichiarazione, lui annuì. Alice non sapeva se le credesse. Aveva sentito il medico parlare con sua madre, Jessica. Diceva che il caso si era rivelato più grave del previsto, ma, per fortuna, sembrava che la situazione stesse migliorando. In realtà nulla era mutato, almeno per Alice. La sostanziale differenza era che all'inizio aveva paura, non sapeva controllarlo, ma adesso aveva imparato a conviverci.
«Hai più visto qualcosa di strano? Oggetti che si muovono, ombre sul muro?»
"Digli di no".
Alice strinse i denti. «No»
Il dottore la osservò per un lungo istante. Poi parlò un'ultima volta, prima che suonasse il timer che indicava che la sua ora era terminata.
«Alice, hai più avuto l'impressione di non essere sola?»
"Digli di no".
«No, Dottore»
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Emeralds.
FanfictionI suoi occhi sono diversi, non c'è rabbia, neanche testardaggine, credo...solo sincerità -Se ti dicessi che ti amo? - Lo fisso un momento negli occhi, non può averlo detto -Ti direi che sei pazzo -,- Forse, ma la normalità è una cosa superata in que...