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"È andato via Holly, non penso che tornerà"

Scoppio in una risatina nervosa

"Louis posso venire li? Solo due minuti, lo giuro"

Lo sento sospirare dall'altra parte della linea

"Va bene"

Chiudo la chiamata e insieme, gli occhi. Le lacrime mi costringono a riaprirli e penso di non aver ancora realizzato che cosa è appena successo, tengo gli occhi puntati verso l'alto per non permettere alle gocce salate di scendere. Non può essere vero. Non può, non è andato via lasciandomi con una frase, giusto? Non mi ha usata, non mi ha umiliata, lui mi amava, vero? Con le ginocchia tremanti vado al piano superiore, metto le scarpe. Noto le chiavi della casa sul tavolo in cucina. Mi ha lasciato le chiavi di casa sua? Comunque sia, chiudo la porta alle mie spalle e mi incammino a passo svelto verso casa di Louis.
Arrivo in circa trenta minuti e suono il campanello, mi apre Lottie, sua sorella -Chi è?- chiede dal citofono –Sono Holly, amica di Louis, può scendere un attimo?- un attimo di silenzio -Arriva-,-Grazie- sento il rumore del citofono che viene riappeso e in poco tempo Louis è giu. Tiene lo sguardo basso, io lo fisso e aspetto che dica qualcosa, ma non lo fa. Tiro su con il naso e mi tengo stretta le braccia intorno al corpo, come se potesse ripararmi da qualcosa -Ti prego, ti prego Louis, dimmi che c'è una spiegazione- sbuffa e scuote la testa –Holly ... è Harry, non puoi aspettarti molto da lui, dico davvero, sono il suo migliore amico, lo conosco- impedisco che una lacrima scenda passando il dorso della mano sul viso -Le sue parole, quello che abbiamo passato, quello che è successo, è stato tutto ... -,-Una farsa, Holly- mi interrompe e io non reggo -Lui non ti amava, non l'ha mai fatto, lui non sa amare, dai la colpa al suo passato, ai fantasmi che lo tormentano, dai la colpa a quello che vuoi, ma lui è così, okay?- annuisco guardando le mie scarpe e sorrido appena. –Okay, grazie, Louis- lui mi guarda con lo sguardo peggiore che potesse regalarmi, compassione -Mi dispiace Hol- giro i tacchi senza aggiungere altro e cammino, non so dove sto andando, probabilmente non a casa.

Quando mi rendo conto che sto ancora camminando capisco di non sapere dove sono. Mi guardo intorno, c'è tanta gente che cammina ma i loro volti sono grigi, inespressivi. C'è una panchina e vicino... acqua, un lago? Sono lontana da casa, tanto. Guardo l'ora dal campanile, sono le sei e mezza di pomeriggio appena suonate. Ho le lacrime secche, mi sanguina un braccio perchè mi sto grattando da non so quanto tempo. Alzo il polso e segni troppo famigliari sembrano dirmi "ci manchi, riportaci nella tua vita, perché ci hai abbandonato?". Sono solo segni bianchi ma so che presto torneranno rossi. Pensavo davvero di essere guarita, perché in fondo è esattamente una malattia, una malattia dalla quale non c'è modo di guarire. Credevo che lui avesse trovato la cura, ma poi ha deciso che non era così, da solo. Ha deciso tutto da solo. Le domande che mi tormentano sono soprattutto dove si trova, con chi è e perché. Vorrei tanto una risposta, ho forse no. Un alito fortissimo di vento si alza e rabbrividisco, meno male ho la felpa. Anche il cielo è grigio adesso, ci sono le nuvole che minacciano pioggia. Ho freddo ma penso che in questo momento avrei freddo anche con quaranta gradi. Ho mille pensieri in testa, troppi per essere riordinati, non riesco a trovare un filo logico a quello che penso. Sta passando una signora, ha un capello viola, è anziana, ha la gobba. Chissà se è sola, se è vedova, se è felice. Magari ha nipoti, figli, magari ha avuto un'occasione in più di me. Magari anche lei avuto problemi come i miei e li ha superati, lei ce l'ha fatta, sembra quasi che sorrida, come se avesse ormai compiuto tutte le missioni di questa vita e fosse pronta per assumersi la responsabilità di altre. Magari lei non sta soffrendo e non ha freddo. Io ho freddo e non ho niente. Alzo lo sguardo e incontro con gli occhi un cartello bianco, c'è una scritta che non riesco a leggere, ma riconoscere i contorni delle lettere, mi basta

-Dai papi ti prego! Manchi solo tu, è divertente!- io e mamma gli schizziamo l'acqua del lago -Dai Rob, manchi solo tu davvero!- papà sbuffa e ridendo entra in acqua sotto le mie risate. Mi libero dalla presa delle braccia di mamma e nuoto verso papà che mi afferra -Amore- mamma si rivolge a me -Fai vedere a papà come sei diventata brava a fare la verticale!- annuisco frettolosamente e mi stacco da papà, prendo un grande respiro e mi immergo serrando gli occhi. Sento schiamazzi e agitazione al di sopra dell'acqua, la voce di papà è cosi alta che si sente da qui -Puttana!- non so cosa voglia dire questa parola. Resto con le gambe fuori dall'acqua qualche secondo, quando sento un grido disperato. Riemergo -Papà? Che cos'ha la mamma? Perchè resta cosi?- papà mi prende in braccio velocemente ed esce dall'acqua correndo -Mamma!- grido, ma lei non può più sentirmi.

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