Riesco finalmente a trovare la classe di matematica dopo aver passato tutte le porte delle aule e aver letto tutte le etichette che spiegano quali attivià vengono svolte all’interno di queste. Dire che sono in ritardo è poco, la campanella è suonata già da circa mezz'ora. Alzo la mano chiusa a pugno e busso con il cuore in gola, un po' forse ancora per quello che è successo con Harry. Quel ragazzo è completamente fuori di testa. Chi pensa di essere!? Apro la porta dopo aver ricevuto in risposta un “avanti” soffocato e trovo il professore di matematica -Mi scusi per il ritardo, sono nuova e ho dovuto prendere gli orari e trovare la classe- il professore sorride e mi invita ad entrare -Oh, tu devi essere la signorina Steven, vieni, non preoccuparti- mi accoglie in classe e io non ho il coraggio di guardare i miei compagni -Puoi sederti la in fondo, c'è un banco vuoto vicino al signor Tomlinson, so che non hai ancora i libri, non preoccuparti, limitati a seguire e a prendere qualche appunto- sorrido, annuisco e sono costretta a voltarmi. Procedo tra i banchi imbarazzata e il posto indicatomi è vicino ad un ragazzo. Ha gli occhi azzurri, quasi come i miei ma direi che sono leggermente più chiari, i capelli color castani e lisci gli ricadono sulla fronte. Mi fa un gran sorriso che mi tranquillizza leggermente e sposta lo zaino dalla sedia per farmi sedere -Sono Louis- mi dice tendendomi la mano -Holly- ricambio il sorriso e stringo la sua mano. -Sono certo che per qualsiasi cosa tu abbia bisogno, il signor Tomlinson sarà felice di aiutarti!- dice ancora il professore -Sicuramente prof.- prosegue Louis. Io sorrido -Grazie Louis-,-Chiamami Lou- annuisco e prendo il quaderno con l'astuccio per qualche appunto mentre Lou mette il libro aperto in mezzo ai due banchi. Anche se sono più tranquilla mi sento terribilmente a disagio, mi guardano tutti con differenti espressioni che non riesco a decifrare. Prendo un profondo respiro e cerco di seguire la lezione.
Le due ore di matematica passano davvero troppo lentamente, in più non capisco niente, nella vecchia scuola ero più indietro con il programma. Non immagino la fatica che farò per mettermi in pari. -Ehi capisci qualcosa? Hai lo sguardo un po' perso- la voce di Louis mi richiama, mi giro verso di lui e lo trovo con il volto vicino al mio avendo appena sussurrato quelle parole al mio orecchio per non farsi sentire dal professore -In realtà non capisco niente- sorride. Ha un fantastico sorriso, è dolce e gli si formano delle piccole rughe ai lati degli occhi sottili. Finalmente le due ore finiscono e controllo il mio orario, inglese. Di bene in meglio. –Lou, puoi dirmi dov'è la classe di inglese per favore? Non vorrei arrivare in ritardo ancora...- gli dico fermandolo sulla porta. -Certo! Devi andare dritta per questo corridoio, la trovi in fondo sulla destra- sorrido -Grazie mille! Ci vediamo a lezione- sorride di rimando e mi volto nella direzione che mi ha indicato il ragazzo. -Perchè parlavi con Louis?- una voce acuta e fastidiosa mi richiama alle spalle e una mano mi prende la spalla destra strattonandomi per farmi voltare. Davanti a me trovo una ragazza con i capelli rossi, ricci e gli occhi verdi, ma non verde come quello che ho visto negli tra le ciglia di Harry, non mi piace questo verde, è cupo e le fa lo sguardo spento. Indossa una maglietta striminzita, sicuramente non adatta a scuola e secondo me quei jeans le fermano la circolazione del sangue -Come?- chiedo confusa -Parli con me?- lei ridacchia sarcastica e alza gli occhi al cielo scocciata -Certo che parlo con te razza di sgualdrina, vedi di lasciare in pace Louis o te la faccio pagare. Sei nuova, stai al tuo posto, è chiaro?!- rimango stupita da quelle parole, ma come si permette di dirmi quelle cose?! -Io...- cerco di parlare, ma sono ammutolita, davvero non so che cosa dire, in questa scuola sono tutti uno più fuori dell’altro. La ragazza avanza e mi butta per terra l’astuccio e il quaderno che tenevo tra le mani, neanche fossimo alle elementari. Se ne va ridendo insieme alla sua amica e io mi chino per raccogliere quello che c’è a terra, l’astuccio non era completamente chiuso, ci sono matite e penne sparsi sul pavimento. Due mani si posano sulla mia schiena e mi spingono facendomi perdere l’equilibrio in avanti. Adesso mi giro e le strappo tutti i capelli che ha sulla testa –Becka, lasciala stare- una voce roca e profonda alle mie spalle si rivolge alla ragazza con i capelli rossi. Non guardo, so già chi è. Vedo le scarpe della rossa girarsi e la sua vocina stridula farsi più profonda -Harry, che piacere ...- la vedo avvicinarsi a lui e il mio cuore si ferma, puttana –Lasciami stare e lascia stare anche lei, troietta, gira al largo- a quelle parole alzo finalmente lo sguardo trattenendo una risata e vedo il sorriso di lei trasformarsi in una smorfia. Dà un ultimo sguardo a me per poi andarsene, finalmente. Cerco di ignorare il riccio e mi rivolgo agli oggetti che la rossa mi ha fatto cadere e faccio per sistemare tutto nell’astuccio. Sento la gola seccarsi quando vedo due mani prendere le matite più lontani e portarli più vicini. Mi fa paura averlo così vicino, il suo comportamento di prima mi ricordava tanto quello di mio padre –Aspetta, ti do una mano- dice mentre mi alzo. Fa per prendermi per il polso e aiutarmi, ma mi ritraggo -Grazie, ce la faccio da sola- dico senza guardarlo negli occhi. Una volta in piedi faccio per andarmene ma sento la sua presenza dietro di me -Come sono andate le prime ore?- ma che gli importa!? -Bene...- rispondo timidamente. -Hai conosciuto delle persone?- chiede ancora. Perché parla con me? -Uhm...un ragazzo ma la mia capacità di relazionarmi con le altre persone è abbastanza scarsa. Mi piace… stare sola- spero che con queste parole capisca che non lo voglio intorno -Come mai ti sei trasferita qui?- okay, è stupido, cominciava davvero a scocciarmi. –Ascolta, non per farti arrabbiare ancora ma...voglio stare sola, ho lezione adesso. Scusami- vedo i suoi lineamenti indurirsi e io proseguo per la mia strada seguendo le indicazioni datomi da Louis poco fa. Non mi volto indietro a guaradre che cosa fa ma sono felice di rendermi conto che non mi sta seguendo.
Raggiungo facilmente l'aula di inglese e quando entro il professore non è ancora arrivato. Varco velocemente la soglia e passo un gruppo di ragazze sedute su dei banchi che mi squadrano, non so se in modo positivo o negativo, forse sono solo curiose, ma non mi interessa scoprirlo. Vedo nell'ultima fila due banchi vuoti e trovo una ragazza seduta davanti a quelli -Scusa, c'è qualcuno qui?- chiedo. Lei resta indifferente e squote la testa. Simpatica. Mi siedo vicino alla finestra e metto le cuffie in attesa dell'inizio della lezione. Dopo qualche minuto che la musica circola nella mia testa rilassandomi leggermente e in cui faccio finta di non vedere le occhiate da parte degli altri ragazzi, una cuffa cade, ma non per sbaglio, qualcuno l'ha tolta. Vedo con la coda dell’occhio delle labbra vicino al mio orecchio e quando queste soffiano su di esso e sull’attaccatura dei miei capelli, rabbrividisco -Ciao bellezza- il mio cuore smette di battere, Harry.
Volto il viso verso la voce. I pozzi verdi che ha al posto degli occhi sono a pochissimi centimetri dai miei e il suo solito sorrisetto da idiota è presente sulle sue labbra. Mi allontano il più possibile ma il muro viene a contatto con le mie spalle. Non ho via di scampo -Ehm... ciao- la mia voce esce tremolante e insicura e vedo un nuovo ghigno comparire sul suo volto -Abbiamo la stessa lezione- afferma. Non è possibile. Sospiro cercando di calmarmi. L'effetto che ha su di me è incredibile. Grazie al cielo nel momento in cui apre bocca per dire qualcosa entra il professoresso ed è costretto a tacere. Sarà una lunga ora.
Sto davvero seguendo la lezione quando una mano da sotto il mio banco si posa sul mio ginocchio facendomi sobbalzare e la penna mi cade di mano finendo per terra. Mi chino verso destra per raccoglierla quando un sussurro arriva al mio orecchio –Dovresti seguire la lezio, bambina- sbuffo rimettendomi dritta e levando la sua mano dal mio ginocchio –Non mi rompere, Harry- ridacchia a bassa voce –Che caratterino- snuffo di nuovo –Ma tu non dovresti essere a corsi più avanzati? Sei più grande di me, o è un’impressione?- il suo sorrisetto svanisce e mi sento trionfante –Ho perso un po’ di lezioni qualche tempo fa- i suoi lineamenti si induriscono e la sua mascella squadrata si tende –Perché?- non dovrebbe importarmi, ma sono davvero curiosa. Questo ragazza è pazzo ed è strano, non so cosa mi spinge ad essere così curiosa nei suoi confronti –Non sono acazzi tuoi, non credi?- ecco, ovvio. Dovevo stare zitta –Scusa- mormoro -Signorina Steven, solo perchè è nuova non è giustificata, segua la lezione- annuisco arrossendo e sento Harry ridacchiare nel banco affianco al mio -Mi scusi, farò più attenzione- le sue risate aumentano -Piantala Harry!- dico a più bassa voce possibile. Scuote la testa per prendermi in giro e solo adesso noto un particolare che non aevo notato: ai lati della sua bocca ci sono due fossette che gli incorniciano le labbra.
Finalmente suona la campanella, credo che adesso ci sia la pausa, vanno tutti in mensa, lo ha detto prima la segretaria. Ignoro il ragazzo vicino a me e se ne va senza degnarmi di uno sguardo, ancora. Davvero non capisco. Più rilassata sistemo le mie cose all'interno dello zaino per poi, quando tutti sono ormai usciti, avviarmi verso la mensa. Prendo i soldi per il comprare qualcosa da mangiare e mi metto in fila per prendere un sandwich. Dopo averlo preso cerco un posto libero. Dopo essermi guardata un po' intorno noto un tavolo completamente libero e decido di sedermi li. Mi sistemo sulla panca e libero il mio panino dalla carta quando in un secondo mi trovo bagnata dalla testa alla vita. È aranciata. Fottuta aranciata. C'è tutto silenzio ma all'improvviso una risata già sentita scoppia dietro di me. Becka. Con lei tutti i ragazzi presenti in mensa cominciano a ridere sguaiatamente e mi sento avvampare. Umiliata. Ancora una volta. Mi guardo intorno da dietro un ciuffo bagnato e noto Lou seduto ad un tavolo che mi guarda, lui non sta ridendo. È seduto al tavolo con Harry, lui ride. Alzo lo sguardo sulla rossa e la trovo piegta su sé stessa a ridere con in mano un recipiente, prima c’era l’aranciata all’interno. Mi alzo lasciando tutto al tavolo e corro verso l'uscita mentre le lacrime rigano il mio volto facendomi solletico alle guance. Arrivo in giardino, in un angolo dove non c'è nessuno, sono tutti in mensa. Per la prima volta, dopo tanto tempo, sto piangendo anche se non sono nella mia stanza. Mi rannicchio in terra appoggiando la schiena al muro giallo e sporco e mi prendo il volto tra le mani lasciando andare completamente le gocce salate dai miei occhi.
Non so quanto tempo sia passato, una ventina di minuti, credo. Un rumore di passi che si avvicinano con cautela. Giro il viso senza guardare chi è, con tutte le lacrime che ho versato avrò tutto il trucco colato e sono stata già abbastanza umiliata. -Ehi...- non posso crederci. È la sua voce? Giro di più la testa, senza mostrare il viso e vedo un paio di stivaletti. Si, è Harry. Si siede vicino a me e mi posa lo zaino davanti. -Ti ho portato lo zaino e...il tuo sandwich- annuisco -Grazie- gli rispondo con voce tremolante -Mi dispiace per quello che ha fatto. È una stronza, si diverte a prendersela con i più deboli- Queste parole bruciano come fuoco sulla pelle. Ecco come sono risultata, debole, vulnerabile. Stupida -Già- apro lo zaino e ne ricavo un pacchetto di sigarette, lo apro e accendendone una la porto alle labbra -Posso sfilartene una?- annuisco e gli cedo il pacchetto. La accende e la porta alla bocca -Sai...sembri un panda- sgrano gli occhi, me ne sono completamente dimenticata. –Bé, scusa se mi hanno appena rovesciato in testa mezzo litro di aranciata- Prendo il cellulare, apro la fotocamera interna e comincio a sfregare le dita sulle guance. Sbuffo disperata quando il trucco non vuole saperne di andarsene. Sento ridere il ragazzo accanto a me -Che hai da ridere, stronzo?!- ignorando le mie parole prende un fazzoletto dalla sua tasca e una bottiglietta d'acquache aveva con sé, bagna il fazzoletto e fa per avvicinarsi. Allontano il volto dalle sue mani ma parla sorridendo leggermente -Lascia che ti aiuti- torno esitante verso di lui e comincia a sfregare il mio viso -Ecco fatto, adesso sei come prima- dice curvando in sù gli angoli della bocca -Grazie, adesso… torno a casa, non ho intenzione di stare qui ancora per oggi, grazie per l'aiuto- così dicendo mi alzo -Senti non so se te ne sei accorta ma...per me la voglia di stare a scuola è pari a zero e non ho niente da fare. Ti va se ti accompagno?- annuisco debolmente e non troppo convinta, forse perché non ho voglia di sentirlo insistere. Prendo lo zaino in spalla e mi avvio verso il cancello. Arriviamo alla fermata del pullman giusto in tempo per prenderlo e saliamo appena si aprono le porte. È quasi totalmente vuoto e prendiamo posto in fondo, io vicino al finestrino e lui, vicno a me. Prendo le cuffie dalla tasca dello zaino e le attacco al telefono -Ne vuoi una?- lui annuisce annoiato e passiamo il resto del viaggio ad ascoltare la mia musica. Alla fermata scendiamo e camminiamo verso casa mia -Mi piace la musica che ascolti, è forte- sforzo un sorriso -Grazie- camminiamo ancora un po' ma poi lo fermo. Non voglio rischiare che Rob lo veda anche se non sono sicura che sia in casa -Ehm, preferirei che ci salutassimo qui...la mia casa è quella- gliela indico e lui annuisce -Ci vediamo a scuola- annuisco e faccio per andarmene ma mi sento afferrare per i polsi. Li ritraggo con uno strattone -Non toccarmi le braccia- dico quasi ringhiando. Mi ignora, ancora, e parla -Dammi il tuo telefono- inarco le sopracciglia ma poi glielo porgo. Lo guardo mentre salva il suo numero, fa uno squillo per salvare il mio per poi ridarmi il cellulare e senza aggiungere parola si volta e se ne va. Che tipo strano...
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Emeralds.
FanfictionI suoi occhi sono diversi, non c'è rabbia, neanche testardaggine, credo...solo sincerità -Se ti dicessi che ti amo? - Lo fisso un momento negli occhi, non può averlo detto -Ti direi che sei pazzo -,- Forse, ma la normalità è una cosa superata in que...