Capitolo 34

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Nathaniel

Guardo la pistola che ho tra le mani. La stessa che la piccola ficcanaso ha impugnato ieri. Pensavo che insegnarle ad usarla fosse facile, nonostante la sua determinazione a volerla usare a scopo vendicativo. Deve volerlo lei e non il suo subconscio in preda alla rabbia.

Quando ha preso la pistola da terra, ho riconosciuto nei suoi occhi la stessa luce di vendetta. Il mio comportamento può averla destabilizzata, ma non mi frega più di tanto, visto che tanto continuare a provare, finché non sarà in grado di premere il grilletto.

Cazzo se mi piace questo lato di lei, anche se è un'arma a doppio taglio. Le sue azioni impulsive sono frutto di ciò che si tiene dentro. Mi eccita quel suo lato di agire senza pensare. E in lei pompa l'adrenalina nelle vene, mandandola in estasi.
Sarò come io ad insegnarle premere il grilletto e come mirare al cervello, con margine di sopravvivenza pari a zero.

Metto la sicuro alla pistola e la poso all'interno del cruscotto. Qualcosa di piccolo e bianco cade sul tappetino, attirando la mia attenzione. Nessuno dei oggetti all'interno ha quella forma, così con sospetto mi sporgo verso il sedile del passeggero e tasto il tappetino fin quando oggetto misterioso non si trova nelle mie mani.

I miei occhi leggono velocemente la scritta sull'oggetto cilindrico. E un burro cacao al frutto della passione può essere solo di una persona. Sollevo lo sguardo verso casa della piccola ficcanaso, stranamente in ritardo. Se questo è il suo modo per farmela pagare, avrà poi il ben servito.

Rigiro il tubetto tra le dita, facendolo sbattere contro gli anelli. Ha invaso la mia macchina non solo con il suo profumo impregnato sulla cintura di sicurezza e sul sedile di pelle, ma ha avuto il coraggio di farla diventare il suo portaoggetti personale.

Parlando della ficcanaso ecco che spunta la lingua velenosa in persona. Chiude la porta dietro di se e mette le chiavi nella porta, camminando lungo il vialetto di pietre.
Colgo l'occasione per vedere come si è vestita visto che c'è più pelle nuda che tessuto.

Sta indossando un paio di pantaloncini denim bianchi a vita alta, che rendono le sue cosce più lungo di quello che già sono. Le sue curve sono coperte solo da un top a costine a maniche lunghe lilla, che è allacciato con semplice un nodo, visto che come allacciatura ha sono due lacci.
Nonostante i pantaloncini a vita alta, il top le lascia scoperta la pancia e parte del petto, facendo intravedere il solco che parte dal centro del seno fino all'ombelico e gli addominali laterali marcati.

L'unica cosa che viene coperta sono le tette, senza reggiseno siccome si intravedono i capezzoli. Il mio cazzo si contrae al pensiero di sciogliere quel nodo è bearmi della vista dei suoi seni alti e perfetti per essere racchiusi nelle mie mani. Il tutto messo in risalto dalla sua abbronzatura naturale.

«Ciao.» Sale in auto posando la borsa sul sedile e si gira verso di me sfoderando un sorriso a trentadue denti. Mi sporge per schioccarmi un bacio a stampo e si ritrae vedendo la mia espressione da animale pronto a saltarle addosso.

«Sei in ritardo.» Evidenzio, passando la lingua sul labbro inferiore e afferro il cerchietto del piercing tra i denti. «Lo so. E aggiungerò sempre cinque minuti in più di ritardo per la scena di venerdì.» Il suo sorriso ammaliante si trasforma in un'espressione dura.

Poso la mano sulla sua coscia e sollevo il bracciolo tra i sedili con il gomito. Con una mossa repentina stringo la carne e la tiro verso di me. Scivola facilmente nella mia direzione e appoggia le mani sul mio petto per tenere l'equilibrio.

«Ti sei masturbata, piccola ficcanaso?» Riesco a scorgere un brio di eccitazione e rilassamento nei suoi occhi color miele. Mi da un pugno sul petto guardandomi con gli occhi serrati. «Se mi tocco o meno non vengo di certo a dirtelo appena ti vedo, piccolo coglione.» Solleva il mento così che io lo afferro tra indice e pollice e glielo tengo alzato per scrutarla attentamente.

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