NathanielIncrocio le braccia al petto, tenendo lo sguardo fisso sulla ficcanaso del cazzo davanti a me. Assottiglio lo sguardo, ghignando a me stesso alla vista della corda, che le tiene i polsi legati alla gamba della scrivania.
Sono passate un paio d'ore da quando lo stallone l'ha colpita in fronte. Un rivolo di sangue le scivola lungo la tempia, quando la testa le cade in avanti per la posizione scomoda in cui si trova e aggrotta la fronte. Legata ad una cazzo di scrivania priva di sensi, perché è stupida. Non riesce a comprendere la gravità delle cose se non ci sbatte la testa.
Non mi frega un cazzo se sta scomoda. Così di certo le sue bravate vengono placate. Il suo corpo fa pressione verso il basso, ma viene tenuto dalla corda stretta. La sua testa scatta all'indietro e le sue palpebre sbattono lentamente, per poi aprirsi. Le sue iridi color miele si muovono lentamente, velocizzandosi quando non riconosce il posto e si rende conto della posizione in cui sta.
Solleva la testa, guardando le mani legate e immediatamente stringe i pugni, facendo diventare le nocche bianche. Il suo petto si alza e si abbassa troppo veloce, infatti apre la bocca per facilitare la respirazione.
Non si è resa conto di me, ma il suo sguardo smarrito e impaurito mi fa accigliare. Sciolgo le braccia e scivolo giù dal letto. Sta cercando di liberarsi, ma con scarsi risultati visto che tira la corda con forza.
«Nev.» La richiamo, ma non riesce a sentire la mia voce. È isolata nella sua bolla di ricordi per niente piacevoli. Pizzico il ponte tra le sopracciglia quando l'immagine di lei legata alla sedia si fa spazio nella mia testa.
Le sue gambe si muovo alla rinfusa, come se si potesse aiutare con la parte inferiore del corpo. I punti luce della sua cavigliera dorata brillano sotto i raggi lunari. Spinge con forza la schiena contro dal gamba del tavolo nel vano tentativo di romperla. Biascica qualcosa di incomprensibile e chiude gli occhi, scuotendo la testa più volte.
«Sono io, Nev.» Mormorò abbassandomi alla sua altezza. Strizza gli occhi negando di aver sentito la mia voce e annaspa, cercando ossigeno. Sollevo la mano tra le sue intrappolate e sciolgo il nodo. Una volta libera le sue mani fanno per spingermi via, ma le afferro e mi siedo a terra, mettendola sulle mie gambe.
«Apri gli occhi, piccola ficcanaso.» Porto le sue mani sul mio viso e sento il suo corpo non più rigido sopra di me. Lentamente apre gli occhi e le sue iridi spaventate si posano sulle mie. Il contatto visivo dura finché lei realizza, che non era reale quello che stava vedendo.
«Nate.» Sibila con voce flebile ed io annuisco, spostandole una ciocca di capelli dalla ferita sulla fronte, impregnata ormai con il suo sangue. Le mie mani si allacciano intorno al mio collo e la sua guancia si posa contro la mia.
«Va tutto bene.»Le accarezzo i lunghi capelli biondo grano e la lascio stare, seppur ancora incazzato con lei per aver sgattaiolato fuori di casa nel cuore della notte e averci quasi rimesso la testa.
Come alla cascata non parla, tiene la presa salda sul mio corpo, ma è incapace di proferire parola. Ho viso cosa le è successo dentro quel seminterrato, ma ho bisogno che sia lei a dirlo dal suo punto di vista. Sta reprimendo ciò che cerca incessantemente di venire in superficie.
«Mi fa male la testa.» Brontola contro la mia guancia. La mia mano si posa sulla sua coscia nuda e le mie dita pizzicano con forza la pelle liscia. Sobbalza per il mio gesto improvviso e mi schiaffeggia il dorso della mano.
«Adesso ti fa male?» Alzo un sopracciglio e lei mi fulmina con lo sguardo. Il suo corpo è ancora avvinghiato al mio e tiene stretta la presa intorno al collo. «Non sei divertente.» Mi sollevo da terra con lei in braccio e mi siedo sul bordo del letto.

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ONEIRATAXIA
Mystery / ThrillerONEIRATAXIA SEQUEL DI DECEITFUL L'incapacità di distinguere l'immaginazione dalla realtà. «Baciami e capirò che è reale.» Seconda Parte 🥇in #oscuro (19/10/22) 🥇in #hermantommeraas (12/12/22) 🥇in #charlyjordan (13/06/23) 🥇in #madelyncline (11/1...