Capitolo 29

16.1K 629 171
                                    


Nevaeh Rose

Passo la mano sul retro del collo, sfregando il palmo contro la pelle tesa. Applico così abbastanza pressione da farmi rilassare i muscoli contratti. Il movimento dura finché una mano grande e tatuata rimuove la mia, posizionando i pollici alla base del collo. Piego la testa in avanti e abbasso le braccia lungo i fianchi, lasciandolo fare.

«Come mai sei così contratta?» La voce roca del mio migliore amico mi fa mugolare qualcosa di incomprensibile. Preme con i pollici contro la spina dorsale e mugola di rimando, strappandomi una risata.

«Mi sono addormentata con la testa contro l'armadietto durante la pausa a lavoro.» Sospiro è una smorfia contrariata appare sul mio viso, al pensiero che sia stato Matt a svegliarmi. Di solito sono io a riprendere lui, ma questa volta è stato il contrario.

«Ti sei rilassata così tanto in Tennessee, che ora la tensione ti assale tutta insieme.» I suoi pollici scendono lungo la schiena, coperta solo dal reggiseno sportivo bianco. «Già. In più il pensiero che gli esami che saranno a breve.» Sbuffo sonoramente e il tocco delicato dei suoi polpastrelli, diventa duro quando preme un punto ben preciso vicino alla scapola.

Sono tornata ad allentarmi con Jake. Delle volte ho dei dolori alla costola, ma molto lievi e solo se faccio mosse troppo avventate. Con la difesa ogni cosa è avventata, così Jake insiste di andarci piano. Ma l'ho messo al tappeto, già prima che si raccomandasse su ciò. Infatti ora sta cercando di insegnare a Maddie come difendersi da un'aggressione contro il muro.

Sollevo la testa quando la pressione dolora sparisce e guardo il ragazzo alle mie spalle con la coda dell'occhio. La sua attenzione è presa da mia sorella, che sta guardando male Jake quando non riesce a liberarsi, secondo le sue direttive.

«Eri tu ad allenarla, non è vero?» Mi volto verso Harry, che scatta la testa nella mi direzione. «Prima quando stava colpendo il sacco sapeva quello che stava facendo.» Continuo io, incrociando le braccia al petto. Harry si allena molto, la maggior parte delle volte nella palestra della scuola, per questo non lo vediamo spesso qui.

«Qualcosa le ho insegnato. Tempo perso.» Schiocca la lingua sul palato come suo fratello e si siede sulla panchina. «Il tempo perso è questo. Tu seduto che ti stai mangiando le dita, solo perché sei troppo orgoglioso da ammettere che la stai perdendo.» Mi siedo accanto a lui e lo vedo trasalire alle mie parole.

«È un discorso del cazzo solo perché tu ti sei sistemata con mio fratello? Perché in tal caso puoi risp-» Non lo faccio finire di sparare sentenze, che il mio pugno entra in collisione con il suo bicipite. So che il pugno non gli ha fatto nulla, visto che non si è mosso.

«Non ti azzardare ad usare questo tono con me. Altrimenti oltre che il naso ci rimetti anche un occhio nero.» Sollevo un sopracciglio, riprendendolo.
Il suo sguardo scherzoso ha lasciato spazio ad uno sguardo duro ed intenso. Non tipico del mio migliore amico in vena dei suoi soliti commenti.

«Nate ha una brutta influenza su di te.» Scuote la testa e tira su con il naso nervosamente. «E tu sei un coglione quando ti atteggi da stronzo menefreghista.» Incrocio le braccia al petto e mi alzo dalla panca. Recupero la mia borraccia d'acqua e la apro, bevendone un sorso.

«E non ti azzardare a dire che non ti ci atteggi, ma lo sei. Perché non ti credo.» La sua testa scatta nella mia direzione e gli faccio l'occhiolino mentre bevo. Lui e Nate da diversi punti di vista sono simili. Entrambi attaccano quando si sentono sopraffatti con loro stessi.

«Quando fai così, mi ricordi quella volta che hai seminato una pattuglia della polizia.» Ridacchia e l'acqua mi va di traverso, facendomi tossire. «Li era una situazione di vita o di morte! Ho agito senza pensare.» Batto la mano sul petto, respirando affannosamente.

ONEIRATAXIA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora