Capitolo 16

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Nevaeh Rose

Guardo la città di Philadelphia scorrere velocemente attraverso il finestrino. Sospiro pesantemente mentre gioco con il filo dello strappo dei jeans. Il viaggio in macchina è piuttosto silenzioso e per la prima volta tra noi due il silenzio è imbarazzate.

Non ho afferrato la mano di Nate, ma ho accettato di seguirlo. Non ho neanche ribattuto sul fatto che non mi ha lasciato guidare. Sono troppo stanca ed ho quasi lasciato che le emozioni avessero il sopravvento sul mio corpo.

Ho ripreso la mia vita e sto pensando a viverla al meglio.

Anche se il riscaldamento è accesso, un brivido di freddo attraversa la mia spina dorsale. Forse perché sto indossando la giacca di Nate allacciata con un solo bottone. Quindi i miei capezzoli è come se fossero all'aria.

Slaccio le sneakers e le tolgo. Porto le ginocchia contro il petto e mi stringo nella giacca. Con la coda dell'occhio posso vedere Nate, che anche se concentrato sulla strada, osserva ogni mio movimento.

Appoggio la guancia sul ginocchio e giro la testa verso di lui. Si sta trattenendo dallo sbraitarmi contro anche se ho tolto le scarpe. Ha la mascella testa e sta picchiettando le dita di continuo sul volante.

Sbatto le palpebre più volte per poi chiudere gli occhi. Qualcosa di caldo afferra la mia coscia e tiene la presa salda. Apro leggermente un occhio, vedendo la grande mano di Nate, che avvolge la mia coscia.

Disegna cerchi immaginari sulla mia pelle nuda per via dello strappo e lo lasci fare, chiudendo nuovamente gli occhi. Gli Arctic Monkeys risuonando in sottofondo, ma quello che si sente in primo piano sono i nostri respiri profondi.

Avrei dovuto chiedergli dove stiamo andando, ma non ho pensato a niente se non a seguirlo, quando mi ha detto di andare con lui. Senza rendermene conto i miei muscoli si rilassano e la testa si sposta di lato, cercando qualcosa di più confortevole.

Faccio un respiro profondo e quando trovo la giusta posizione, ci direziono anche il mio corpo. Mi avvinghio con le braccia. Non riesco più a distringere cosa stia succedendo intorno a me, quando inizia la dormiveglia.

«Nev o ti svegli o ti sveglio buttandoti giù dalla macchina.» Sento due mani sui miei fianchi, che vengono stretti e poi pizzicati. Sobbalzo e apro gli occhi di scatto, portando le mani in corrispondenza delle sue e le schiaffeggio.

«Per quale motivo lo hai fatto?» Aggrotto le sopracciglia e lo guardo male. Sbatto più volte le palpebre quando realizzo il modo in cui sono. A cavalcioni sopra a Nate e la mia testa era sul suo petto. Come diavolo ci sono finita così?

«Perché mi hai quasi fatto andare a sbattere con il tuo fottuto corpo. Ti sei avvinghiata.» Alza gli occhi al cielo e gli punto il dito contro il petto spingendolo con forza. «Non è vero!» Ribatto io mentre lui afferra il mio dito e lo sposta bruscamente dal petto.

«E questa posizione come la spieghi? Che il tuo subconscio sa che hai voglia di cazzo?» Ironizza lui, schioccando la lingua sul palato. «Ti lamenti tanto, però non mi hai impedito di starci. Sei tu che vuoi il mio corpo sopra al tuo .» Schiocco la lingua sul palato, imitando il suo gesto.

Accenno un sorriso soddisfatta perché so che lo fa arrabbiare quando lo imito. Ed io mi diverto a farlo. Mi allungo per aprire lo sportello e faccio per scendere, ma Nate afferra i miei fianchi stringendoli.

«Fottuta ficcanaso stronza che non sei altro.» Ringhia in gola e abbasso lo sguardo sulla sua patta dei jeans che è proprio in corrispondenza del mio centro. Quando mi sono allungata, involontariamente mi sono strusciata contro di lui.

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