Capitolo 25

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Nevaeh Rose

Sollevo lo sguardo, guardando il cappello nero posato sulla mia testa. Il sorriso non se ne è mai andato da quando Nate me lo ha messo. Ripenso alle parole della ragazza e la mia mente guizza altrove. Anche se alla mia domanda ho già una risposta, continuo ad interrogarmi se sia proprio così.

«Nate?» Lo guardo con la coda dell'occhio. «Mh?» Replica con voce roca. «Nessuno farà del male ai Mustangs vero?» Non riesco a togliermi dalla teste le parole di quel bastardo e il tono disprezzante che ha usato. «Nessuno si avvicinerà a loro.» Mi volto verso di lui, scuotendo la testa.

«Perché vogliono fargli del male? Che hanno fatto?» La morsa allo stomaco si stringe ancor di più. «Non sono presi a ben volere da tutti. Distruggo le recinzioni, infastidiscono i cavalli dei ranch.» Sospira pesantemente. «Sono protetti dalle leggi, ma non sono tutelati.» Aggiunge.

«E tu farai qualcosa? Io posso fare qualcosa?» Mi mordo l'interno della guancia, sperando in una risposta affermativa, ma arriccio il naso quando scuote la testa. «Non farai nulla, Nev. Fai sparire qualsiasi tua stupida idea. Sono stato chiaro?» Roteo gli occhi al cielo per il suo tono duro, ed annuisco, ma solo per non fargli pensare a ciò.

«Non voglio tornare a casa.» Poso la testa sulla spalla di Nate e lui porta le nostre dita intrecciate intorno alle mie spalle. «Perché non possiamo andare in fondo alla strada? Stanno ballando.» Mi volto, guardando in lontananza il gruppo di persone, che sta ballando sulle note di Footloose di Kenny Loggins.

«Te l'ho già detto, Nev e non te lo ripeterò.» Si volta verso di me e abbassa il cappello sul mio viso, così da impedirmi la visuale. Arriccio il naso e lo sollevo con un dito, guardandolo. «Ma io voglio fare un giro per Franklin.» Mi acciglio e mi sollevo sulle punte, schioccandogli un bacio rumoroso sulla guancia, ma Nate si volta verso di me, prendendo il bacio sulle labbra.

«Ed io voglio l'estinzione di metà razza umana. Ma non si può avere tutto nella vita.» Apro la bocca per replicare alla sua affermazione, ma scuoto la testa ripensandoci prima di parlare. Di questo modo la sta annientando la razza umana, lentamente ma lo sta facendo.

Il ristorante non dista molto dalla Jaguar, infatti raggiungiamo in poco tempo il parcheggio. Nate fruga alla interno della tasca dei jeans e recupera le chiavi della macchina, sbloccandola a distanza.

«Anche la mia di estinzione?» Domando, facendomi alzare gli occhi al cielo. «Tu non riesci mai a stare zitta, vero?» Sorrido cogliendo il piccolo di ironia nel suo tono. «Ormai dovresti saperlo.» Faccio un passo lungo, così da ritrovarmi di fronte a lui.

«Che sei una ficcanaso? Già lo so.» Scuote la testa e afferra i miei fianchi, visto che sto camminando al contrario. «Che non sto zitta.» Sollevo il dito per puntarglielo contro, ma lui lo afferra e mi strattona, facendomi sbattere contro il suo petto muscoloso.

«Ci sono tanti modi per farti stare zitta.» Afferra le mie guance con una mano e le strizza. Schiudo le labbra per il gesto e lo guardo negli occhi, aspettando che finisca di parlare.

«Il primo è tagliarti la lingua.» Alzo gli occhi al cielo. Prevedibile. «Un taglio netto appena prima dalle varici sublinguali.» Un brivido attraversa la mia spina dorsale, per la minuziosità delle sue parole.

«Il secondo?» Biascico per via della mia bocca intrappolata tra la sua mano. Un ghigno appare sul suo viso e schiude le labbra, passando la lingua sul labbro superiore. La pallina del piercing sfiora il contro delle labbra.

Inclino la testa seguendo con lo sguardo il suo movimento. Avvicino il suo al suo, così che la sua lingua bagna il mio labbro inferiore. Serro le cosce tra di loro quando il mio cervello riceve la scossa provocata dal freddo del piercing.

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