Capitolo 36

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Nathaniel

Osservo il corpo dormiente della ragazza bionda sopra di me. Le lenzuola nere le avvolgo i fianchi, lasciando scoperta la schiena, fin sotto le fossette di Venere.
Il sole che filtra dalla finestra, irradia la sua pelle abbronzata, come fosse miele sciolto. E i suoi capelli color sono sparsi ovunque, coprendomi la maggior parte del busto.

Nessuno le toglierà mai il vizio di dormire sopra di me, ma questa volta glielo faccio passare, perché è completamente nuda.
Neanche il tempo di mettersi nel letto, che già era crollata tra le mie braccia nel tragitto bagno-camera.

Non mi ha dato il tempo di vestirla, che subito si è aggrappata al mio corpo, arpionandolo come un predatore con la sua preda. Le sue azioni involontarie la rendono ancora più eccitare.

Sollevo la mano incastrata tra i nostri corpi e passo il retro del dito sulla sua bocca, definendole il contorno delle labbra schiuse e carnose. Sostituisco l'osso con il polpastrello, sfiorandole la carne rossa.

«Dai cinque minuti.» Biascica sfregando la guancia sul mio petto nudo e voltandosi dall'altra parte. Ghigno all'idea di iniziare con la tortura del solletico, ma ritraggo il pensiero visto che la cosa più vicina al suo pugno è la mia faccia.

«Lo hai detto venti minuti fa.» Vago con le mani lungo i suoi fianchi e accarezzo le sue curve sinuose. «E lo continuerò a dire, finché non mi lascerai dormire in pace.» Piega il gomito sul mio petto, posando la guancia sul dorso della mano.

Mi ha scambiato per un cazzo di materasso. Schiocco la lingua sul palato e infilo la mano sotto il lenzuolo, assestandole una sculacciata sonora sulla natica soda. Ringhio quando sposta il corpo e sfrega la figa contro il mio ventre.

«Dai Nate.» Il solco che crea il suo culo coperto, mi fa subito pulsare le vene sul cazzo. Scosto le coperte, mettendo in bella vista la sua pelle candida, ma a tratti marchiata da segni rossi, dovuti alla mia mano mai sazia.

«Sei un pervertito fattelo dire.» Tasta il letto alla ricerca delle coperte, così da negarmi lo spettacolo di quella pesca spaccata in due. «E tu il frutto della mia perversione più perversa.» Le sussurro all'orecchio e sento il suo corpo sopra di me, contorcersi dal piacere.

«Il gioco di parole non ti aiuta, lo avevo comunque capito dalle tue mani.» Le stesse mani che hanno ritrovato il loro posto preferito. Il duro allenamento in palestra si sente. La mia mano rimbalza e schiocca rumorosamente ad ogni schiaffo. Le mie orecchie godono, così come il mio cazzo dritto.

«Se voglio guardarti il culo, lo faccio.» La scopro nuovamente.

«Se voglio fartelo diventare rosso a forza di sculacciate, lo faccio.» La sculaccio, facendola mugolare di piacere.

«Se voglio morderlo, lo faccio.» Metto un braccio intorno alla sua vita e con una mossa repentina la sposto da sopra di me, mettendomi a cavalcioni sul retro delle sue cosce. Mi abbasso lentamente e afferro un lembo di pelle tra i denti, mordendolo con avarizia.

Nev balza e si volta velocemente, allacciando la coscia attorno alla mia vita. Preme con forza le mani sul mio petto e in un batter d'occhio mi ritrovo con la schiena contro il materasso. Il suo sorriso vittorioso sfida la mia espressione incazzata.

«E sei io voglio dormire, lo faccio.» Il suo bacino si muove contro i miei fianchi e afferra i miei polsi bloccandoli contro il cuscino.

«Ora smettila con queste frasi da maschio alfa e lasciami dormire in santa pace.» Sfida e rabbia si cela nel suo sguardo furbo. Si sta pavoneggiando solo perché ha avuto la meglio per qualche minuto.

«Non puoi dormire tutto il giorno e soprattuto non devi farlo sopra di me.» Non mi ribello dalla presa, visto che le sue tette sono all'altezza del mio mento. I capezzoli sono coperti dai capelli, ma la curva laterale del seno è ben delineata. Così come il centro che sta chiamando la mia lingua.

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