Capitolo 8

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Nevaeh Rose

Una presa suoi miei capelli mi strattona indietro con forza.
Un gemito di dolore lascia le mie labbra, quando la mia faccia viene premuta contro il pavimento lurido.

Mi mordo il labbro gonfio, concentrando il dolore lì e non sul suo scarpone enorme che viene premuto contro la mia schiena. Voglio urlare a pieni polmoni, ma la gola chiusa me lo impedisce.

Graffio il pavimento con le unghie, rovinando quest'ultime pur di riuscire a sentire qualcosa, ma niente. È cose se il mio corpo fosse congelato.

Apro gli occhi di scatto e mi tiro su a sedere, boccheggiando alla ricerca d'ossigeno. Ignoro il dolore lancinante che sta attraversando il mio sterno e porto la mano al centro del petto. Massaggio con insistenza a livello del cuore, mentre sento il battito cardiaco riecheggiare nelle orecchie. Le goccioline di sudore scendono lungo la mia fronte finendo sotto la mascella.

«Nev?» Una voce irrompe, così da farmi spostare l'attenzione su di lui. Solo che non lo vedo. Vedo tutto sfocato, ma riconosco la voce del mio migliore amico. Le parole mi muoiono in bocca quando cerco di formulare una frase. Anche il suo nome faccio fatica a dire.

«Nev so che mi senti. Devi respirare profondamente, okay? Insieme a me.» Le sue parole vengono ascolta dalle mie orecchie, ma non assimilate dal cervello. È come se il mio corpo fosse paralizzato e la scena del mio corpo schiacciato contro il pavimento si ripete, aumentando la mia difficolta a respirare.

«Nevie siamo qui. Io e Harry siamo qui.» Una seconda voce si aggiunge a noi e una mano si posa sulla mia gamba. Dovrei sentire caldo, ma il mio corpo è percorso da brividi di freddo. Al contrario i miei polmoni stanno andando a fuoco.

L'immagine del mio corpo inerme sul pavimento è fissa nella mia testa. I muscoli contratti e la forza che viene applicata sulla mia schiena, che mi costringe a stare giù. Voglio urlare a pieni polmoni per sfogarmi da tutto ciò, ma il mio corpo si rifiuta di collaborare.

«Nev pensa a... pensa a quanto eri felice in Provenza.» Scuoto la testa e strizzo gli occhi, cercando di mettere a fuoco la mia camera e i miei amici. «Non guardarmi così Jake. La fa stare calma, quella volta con Nate a funzionato.» Piego le dita, conficcando quel che ne resta delle unghie nel palmo della mano.

Ho bisogno di sentire per tornare a riacquistare il controllo del mio corpo. Anche il dolore causato dalla costola inclinata sembra essere svanito. Sono bloccata. Bloccata in un episodio del mio rapimento, che si riavvolge come un nastro ogni volta che svengo.

La mia mano vaga sul materasso in cerca di calore, quel calore che però non c'è. Improvvisamente sento calore da entrambi i lati del mio corpo. Chiudo gli occhi quando le vene, che pompano velocemente il sangue iniziano a non pulsare più sulle tempie. I polmoni non sono poi compressi contro la gabbia toracica e la lunga e quasi incessabile apnea sembra finire.

«Così Nev, così portafortuna.» Schiudo le labbra facendo entrare quanto più ossigeno possibile. Il dolore allo stesso riprende a picchiettare contro i miei muscoli per via dei respiri profondi. Apro le palpebre e le sbatto più volte. Faccio un sospiro di sollievo quando i mobili non sono più sfocati e i colori sono nitidi.

«Respira, Nevie. Sei al sicuro.» La voce calma di Jake mi rassicura. Ispiro profondamente quando riesco a riacquistare padronanza del mio corpo. Mi giro verso di lui e sfodera un sorriso. Gli angoli della mia bocca si incurvano verso l'alto e delicatamente mi stringe la spalla.

«Jake se la guardi così la spaventi.» Irruppe Harry, tenendo il suo braccio intorno alle mie spalle. L'inchiostro nero sulle sue dita entra nella mia sfera visiva, ormai abituata a puntare lo sguardo sulla piccola croce nera sotto il suo pollice.

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