Capitolo 40

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Nathaniel

Non sta ascoltando un cazzo.
Nev sta mordicchiando l'estremità della matita, lasciando segni evidenti sul legno. Le ho appena ripetuto una cosa, nella quale aveva una lacuna, ma l'unica cosa che mi ha dato è il suo sguardo disattento.

«Nev.» Sbatto la mano sulla scrivania, facendola sobbalzare. Mi rivolge la sua attenzione subito dopo aver fatto cadere la matita a terra dallo spavento.
Mi lancia un'occhiata fulminea e si piega in avanti per raccogliere la matita. I suoi capelli si spostano davanti alle spalle e la maglia si tira su, facendo intravedere la colonna vertebrale.

Da quando i suoi genitori le hanno detto, che c'è una correlazione tra Thomas, Ronald e Wallace, la sua bellissima testolina bionda si è messa ad elaborare teorie. Sapevo a cosa andavo incontro con ciò, ma è meglio così, che anche lei è al corrente di tutto.
Solo che mi fa incazzare, perché ha voluto il mio aiuto, ma lo ha preso come un modo per bruciare le rotelle nel suo cervello, a forza di pensare.

«Sto sprecando del tempo prezioso. Ho altre cose da fare e mi stai solo facendo perdere tempo, se non ti concentri.» Sbotto infastidito. La piccola ficcanaso rotea gli occhi al cielo quando si solleva, lasciandomi anche la visuale perfetta dei solchi delle sue tette.

«Ti sto ascoltando. Ho capito tutto quello che hai detto.» Mi lancia la matita, che io afferro al volo e mi fa il verso. I miei occhi si riducono ad una linea sottile. Ogni volta testa la mia pazienza, cercando di farmi passare da stupido.

«Ripeti.» Le faccio cenno con il mento e allungo le gambe, incrociando le braccia al petto. Si sistema sulla sedia e si schiarisce la voce, colta alla sprovvista dalla mia affermazione. Doveva aspettarselo, data la prima volta.

«Avanti.» La incito. «Sto aspettando.» Tamburello le dita sul bicipite e afferro il piercing a lato del labbro, giocandoci. La sua concentrazione la manda a farsi fottere, quando passo la lingua sul labbro superiore sfiorandola con la pallina argentata sulla lingua.
Non mi serve abbassare lo sguardo, per sapere che ha serrato le cosce, eccitata dal piercing.

«Allora si...» Trascina i braccioli della sedia sotto la scrivania, così che rivolge lo sguardo al muro davanti a lei. Sposto la candela al sale dell'Himalaya e il vaso bianco con i rami di lavanda, così inclino la testa e la guardo.

«Stavi parlando del...» Da un'occhiata veloce al libro di testo sotto e lo chiudo repentino. «Del?» Schiocco la lingua sul palato, realizzando quando le sue attività mentali da detective l'hanno rapita, visto che è stata lei a dirmi l'argomento.

«Facciamo così.» Afferro la gamba della sua sedia, spingendola verso di me. Apro le cosce, così che le gambe di Nev sono tra le mie. Mi guarda da sotto le ciglia, con i suoi occhi da paracula.

«Ora ti piego su questa scrivania e per ogni cosa sbagliata che cerchi di rifilarmi.» Si avvicino al suo viso, facendo scontare i nostri respiri. «Ti sculaccio.» Mi lecco le labbra al solo pensiero del suo culo alto e sodo in bella vista e pronto per la sua condanna.

Si alza velocemente sporgendosi verso di me. Piega il ginocchio contro il mio cazzo senza esercitare pressione. Vado per afferrarle i fianchi, ma lei repentina mi afferra i polsi, spingendoli dietro alla schiena, così da sbattermi le tette in faccia.

«Lo studio dei solidi cristallini avviene attraverso la diffrazione dei raggi X.» Enuncia l'incipit dell'argomento su cui aveva una lacuna. La guardo attentamente e aspetto che prosegue.

«La diffrazione è l'addizione coerente delle onde elettromagnetiche diffuse dagli atomi.» Continua, sfiorando le labbra con le mie ad ogni parola. «Avviene solo in presenza di un ordine reticolare. Ed è un fenomeno, che avviene anche attraverso i liquidi, non solo solidi.»

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