ONEIRATAXIA

Capitolo 5

Nevaeh Rose

Devo resistere.

Queste sue parole iniziano ed essere solo parole e non più la speranza a cui aggrapparmi. Tirare il bicchiere e cogliere Jeffrey in pieno viso è stato un atto di coraggio e resistenza, che però mi si è ritorto contro.

Jeffrey non ha preso bene il bicchiere che gli si è scagliato contro sbattendo sul suo zigomo, ma Thomas si. Voleva vedere fino a che punto mi sarei spinta. Il biforco mi fulmina con lo sguardo per poi guardare il suo capo e aspettare la sua approvazione, che non tarda ad arrivare.

Mi raggiunge prima che io possa realizzarlo e la sua mano enorme si è stampa sul mio viso, spingendomi poi con forza contro il muro. Il bruciore sulla guancia inizia ad espandersi, sicuramente insieme alle sue dita stampate. Gli occhi pizzicano e mi mordo il labbro trattenendo ogni segno di dolore.

«Meriti solo di marcire all'inferno.» Lo guardo male e per quanto io voglia liberarmi, la sua stazza imponente non mi permette neanche di fare un passo avanti. In risposta alla mia affermazione lui mi afferra nuovamente per il collo, facendomi sollevare i piedi da terra. Boccheggio in cerca di aria quando la mia trachea viene compressa.

Nell'altra mano tiene un pezzo di vetro del bicchiere rotto e preme la parte affilata contro la mia carotide.
Per quanto io possa tenere il sangue freddo e guardarlo senza avere timore, la mia attenzione si sposta sul pezzo di vetro che senza perforare la pelle, risale lungo il collo fino al mio zigomo.

Lo sguardo di Jeffrey brucia nel mio e io in risposta allungo il braccio verso il nervo sul suo collo. Lui volta la testa di lato prima che io possa farlo e serra la mascella, infilando l'oggetto tagliente nella mia pelle. Respiro velocemente e chiudo gli occhi quando sento la pelle lacelarsi e il sangue scorrere lungo la mia guancia arrossata.

«Neanche il tuo migliore amico lo fa arrabbiare in questo modo, Nevaeh Rose.» Afferma Thomas avvicinandosi con una siringa vuota verso di noi. Muovo i piedi velocemente capendo la sua intenzione, ma il pezzo di vetro è ancora conficcato nella mia pelle, affondando sempre di più ad ogni mio movimento.

«Con te non ci sono vie di mezzo come con Nathaniel, o cooperi e ti arrendi alla droga o muori.» Thomas afferra violentemente il mio braccio e infila l'ago nella vena. Abbasso gli occhi e vedo il sangue riempiere la siringa. Afferra un pezzo di nastro isolante grigio e lo mette sopra all'ago, rimuovendo poi la parte superiore della siringa.

Il sangue che esce dall'ago, scorre lungo il mio braccio e cade copiosamente a terra. Jeffrey mi tiene bloccata visto che il pezzo di vetro è così vicino al mio occhio tanto quasi da cecarmi.

«Indebolendo il tuo corpo si indebolisce poi la tua mente.» Sposto lo sguardo su di lui, che sta osservando il mio sangue uscire a profusione. Il mio corpo non può resistere a tutto ciò visto che una sacca di sangue mi è stata tolta poco dopo il mio rapimento. Ho presto molto sangue e ne sto perdendo altrettanto.

Infatti sento le palpebre farsi pesanti e il mio corpo tenersi solo per via della presa di Jeffrey intorno al mio collo, che stringe ancora di più vedendo il mio stato attuale. Con la coda dell'occhio vedo Thomas fare un cenno con la testa al biforco.

La sua mano lascia il mio collo ed io vado a terra, visto le gambe che sono diventate gelatina. Il battito cardiaco è molto lento così come il respiro che che si blocca. Trattengo il fiato stando così in apnea, tutto in questo modo sembra fermarsi. Il dolore, la voce di Thomas che parla che io faccio troppa difficoltà a capire le parole.

Gli occhi si puntano sull'ago nel mio braccio, che sta creando una macchia a terra per via del sangue che continua a sgorgare. Faccio per alzare l'altro braccio, ma lo scarpone di Jeffrey mi schiaccia la mano, tenendola ferma contro il pavimento.