Capitolo 3

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Nathaniel

«Nathaniel.» Dice mentre tira fuori dei cazzo di fascicoli dalla sua valigetta, senza mai distogliere lo sguardo da me, solo per spostarlo sulle fascette che sono ancora intorno ai miei polsi. Ignoro il dolore che ormai non è più neanche percepibile, visto che il flusso circolatorio è rallentato. 

«Nate.» Lo correggo, guardandolo impassibile. Non me ne frega un cazzo di lui e appena sarò fuori metterò le mani su mio fratello, così che di lui resteranno solo quei stupidi foulard che porta al collo.

«Non ho tempo per le cose infantili, sono qui in qualità di tuo avvocato difensore.» Ribatte lui con freddezza, spostando la sedia. Sbottona il bottone della giacca, per poi sedersi. Per quale cazzo di motivo ha accettato di rappresentarmi? Perché Jake lo ha chiamato. Tra tutti gli avvocati teste di cazzo, proprio lui?

«Nessuno ti ha chiesto di essere qui, ne tanto meno io, quindi se te ne vai, fai un favore a tutti.» Schiocco la lingua sul palato, spostando lo sguardo sul vetro dietro di me.

«In realtà è stato tuo fratello, infrangendo cinque leggi e beccandosi quasi un penale con la sua chiamata.» Spiega mentre apre il fascicolo, sfogliandolo.

«Allora rappresenta lui.» Alzo lo sguardo sulla ciocca ribelle che ricade sulla mia fronte. Scuoto la testa, ma niente. Ispiro profondamente e sposto lo sguardo sui fascicoli che sono uguali a quelli presentati poso fa dall'agente testa di cazzo.

«La stai facendo più difficile di quanto io immaginassi.» Mormora, mentre legge attentamente i fogli. Serro la mascella quando sfoglia le pagine, arrivando alle foto del cadavere. Guarda la foto del volto fregiato, per poi alzare lo sguardo su di me.

«Vuoi anche sapere dopo quanto è morta?» Domando schietto così da annullare il suo cazzo di sguardo accusatorio su di me. Fa un respiro profondo e posa i gomiti sul tavolo, guardandomi.

«So cosa stai cercando di fare, ne ho visti tanti di casi come il tuo, quindi evita e arriviamo alle cose serie.» Asserta serio, riprendendo a vedere le foto.

«Non hai nessun precedente Nathaniel, quindi per quale motivo avresti dovuto ucciderla?» Mi acciglio alla sua domanda del cazzo, peggio di quella dell'agente.

«Sei tu l'avvocato fai il tuo lavoro e risponditi da solo.» Alzo un sopracciglio e tiro i polsi verso di me, bloccandomi a mezz'aria per via delle fascette che stanno lacerando la pelle.

«L'unica risorsa di tuo fratello ero io, e per essere stato così persuasivo, un motivo ci sarà.» Il suo sguardo si sposta sul mio viso, con precisione sul mio labbro inferiore, dove il sangue è ormai secco. Il piercing che ho usato per liberarmi dalle manette è ancora nelle mie mani.

Sposto nuovamente lo sguardo sul vetro, tornando a stare in silenzio. Le sue domande mirano tutte a una cosa, non in ambito professionale, da cui ovviamente non otterrà nessuna risposta da me.

«Sul rapporto c'è scritto che l'ora del decesso era alle 3.45 am. Dove eri a quell'ora?» La sua attenzione è sui fogli ora, concentrandosi su di essi. Schiocco la lingua sul palato, spostando la testa di lato.

«Localizzare il gps della tua macchina o la posizione sul telefono è molto veloce, soprattuto se hai le conoscenze giuste, quindi Nathaniel ti conviene parlare prima che scopro qualcosa dalla polizia invece che da te.» Continua a parlare senza ricevere neanche uno sguardo da parte mia. Come se quel deficiente di Jake non avesse già fatto tutto ciò, prima da presentarsi qui come finto avvocato.

«Il fatto che tu non voglia collaborare non ti scagiona da solo.» Cambia foglio, soffermandocisi. «C'è un filo logico che collega il motivo della morte della ragazza a te e non è la tua colpevolezza, ma ciò non è presente nel fascicolo.» Mi giro verso di lui, guardandolo attonito.

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