12. Lagom

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Siamo il quadro
di noi stessi,
appesi ad un muro
di complessi.

Jace.

Appena varcai il confine che separava Boston da Harvard, come se fossero due mondi distinti, individuai Logan immediatamente. Era seduto sulla scalinata principale, rideva con un'aria spensierata, come se la vita non gli pesasse e tutto intorno a lui fosse rose e fiori. Adoravo quella parte del suo essere, mi sembrava ancora un bambino stupido e senza esperienza, che vedeva sempre nel buono in questo cazzo di mondo.

Cora si trovava tra le sue gambe, fumava una sigaretta e gli punzecchiava una gamba con le dita, infastidendolo dove i jeans strappati lasciavano la pelle scoperta, mentre gli parlava di qualcosa di evidentemente divertente.

Li raggiunsi. E stizzito mi sedetti affianco a loro, senza degnarli di un saluto, né tanto meno di uno sguardo.

Io e Cora non c'eravamo ancora parlati, ma non me ne fregava un cazzo. Se non intendeva tollerare la mia presenza, poteva benissimo prendersi le sue cose e sparire.

Mi accesi una sigaretta, sentendo i loro occhi addosso, in un silenzio che mi infastidì ancora di più.

«Sta mattina solare e raggiante come Anubi, vedo.» Mi parlò dopo qualche minuto, Logan.

Mi voltai a guadagnarlo, aggrottando le sopracciglia, non capendo che cazzo aveva detto. Cora fece lo stesso.

«Il Dio dei morti e dell'oltretomba, hai una faccia orribile, fratello.» Ci spiegò.

Sbarrai leggermente la bocca e tirai le spalle leggermente indietro, Cora scoppiò a ridere.

«E questa dove l'hai letta, idiota?» Sghignazzò lei.

Alzai gli occhi al cielo, e tornai con lo sguardo fisso davanti a me, lasciandolo da coglione com'era.

«Jace?» La vocina tenera di Cora richiamò la mia attenzione.

Girai lo sguardo verso di lei, che mi guardava con il broncio e gli occhi luccicanti. Sbuffai il fumo per aria, e sospirai. Aprì le braccia, dove lei si gettò a capofitto, serrandosi intorno al mio collo e stampandomi un bacio sulla guancia.

«Dì che ti sono mancata Je, ammettilo.» Mi impose, fissandomi negli occhi e tenendomi una mano sul viso.

Mi era mancata. Cora era come un sorella per me, non hai livelli di Logan, ma ce la portavamo appresso da quando avevamo sedici anni e con il tempo, non avevamo più potuto fare a meno di lei.

«Manco per il cazzo.» Replicai stizzito, scostandomela di 'dosso e rimettendola al suo posto, vicino al mio amico.

«Stronzo bugiardo.» Mugolò, lanciandomi un pugno sul braccio, facendomi il solletico.

Aspirai il fumo, e lo sbuffai per aria, guardandomi intorno. Individuai Evans, con quella sua ragazza bionda ed il suo amico che mi pareva solo un coglione, ma di Becky nessuna traccia, ancora.

«Hai parlato con il prete?» Mi ronzò Logan all'orecchio.

«No.»

«E cosa stai aspettando, scusa?» Si sporse per guardarmi in faccia, visto che non lo stavo degnando di uno sguardo. «La festa è venerdì e non abbiamo ancora organizzato niente.»

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