30. Errorist

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Dio ti ha creata
per essere la mia follia.

Jace.

La follia era come un vortice incontrollabile di pensieri irrazionali, un labirinto oscuro dove la realtà si confondeva con l'immaginazione, e le emozioni mi sfuggivano al controllo razionale. Era un viaggio senza meta, in cui la mia mente si perdeva tra il caos e la confusione, sfidando ogni logica e costringendomi in una lotta inquietante con la mia psiche. La follia era come un buco nero che trascinava la mia mente in un enigma senza via d'uscita, un turbine di pensieri disordinati e emozioni sfuggenti. Era la sensazione di perdersi in un mondo che sfuggiva al controllo, dove la logica cedeva il passo al caos interiore che mi dominava da tutta la vita.

La collegavo sempre alla mia psiche; il complesso sistema mentale che abbracciava ogni pensiero, emozione, sensazione e comportamento. Era come un cazzo di teatro delle esperienze personali, un intricato intreccio di coscienza e inconscio che formava l'essenza stessa di chi ero.

La mia psiche rifletteva la complessità delle mie percezioni del mondo e delle connessioni contorte tra la mia mente e il mio corpo.

Lei era tutto quello per me.

Lei era la mia follia.

Lei era la mia psiche.

Lei incarnava un tumulto di emozioni, un complesso gioco di sentimenti che rifletteva la complessità della mia psiche. La sua presenza evocava passioni ardenti e sottili sfumature di pensieri, creando un intreccio unico di connessione e mistero.

Ed io mi nutrivo di tutto ciò, avevo trovato in lei quello che avevo sempre desiderato.

Nel corso di quei quattro giorni, poteva sembrare che mi fossi tenuto a distanza, ma in verità avevo trascorso gran parte del tempo a osservarla da più vicino di quanto lei pensasse. Ero stato un'ombra in quella casa, avevo captato il suo dolore, la sua pazzia, la sua perdita di controllo.

Mi ero nutrito di tutto ciò che aveva provato in mia assenza, costringendola a desiderarmi come l'aria.

Tuttavia, in quel momento in cui assaporavo le sue labbra, carezzavo la sua pelle e reclamavo di nuovo ciò che mi apparteneva, ero io a sentirmi finalmente libero da ogni peso creato dalla sua lontananza.

Le sue gambe si rilassarono, toccando di nuovo il suolo con quei tacchi vertiginosamente alti. Era evidente che Cora aveva avuto un ruolo in quell'affascinante trasformazione, e dovevo dire che aveva fatto un lavoro eccezionale su di lei. Mi chiesi con quale dei suoi giochetti mentali l'avesse convinta a mettersi quel vestito addosso e ad essere lì.

Si allontanò dalla mia bocca, e mi spinse via con le mani sul petto.

Afferrò con i denti le labbra gonfie e colme di me, tirandosi indietro con un sorriso malizioso che sembrava l'incarnazione di un diavolo giunto sulla terra per tentarmi, torturarmi, e farmi peccare come mai prima d'ora. In quell'istante, era sia una santa dai tratti peccaminosi che un angelo con un bacio diabolico.

Si voltò verso la porta, facendo scattare la serratura. Barcollò fuori dal bagno, procedendo nel breve corridoio che ci separava dal cuore del locale. Prima che potesse mescolarsi nella folla, però, l'afferrai per i fianchi facendo scontrare i palmi con le ruvide paillettes che la ricoprivano, bloccandola contro il mio petto.

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