Lei mi rende migliore.
Jace.
Le mie dita si insinuarono delicatamente tra i suoi capelli, mentre la stringevo con forza in quel piccolo letto d'ospedale. I nostri corpi si adattavano perfettamente, come se fossimo un puzzle senza difetti. Ogni mia fragilità trovava riparo in lei, così come ogni sua vulnerabilità trovava rifugio in me.
Era piacevole percepire quella sensazione; eravamo uniti come un'unica entità.
Spostai lo sguardo fuori dalla finestra. Nel profondo della notte, forse in procinto dell'alba, la penombra avvolgeva ogni dettaglio della stanza, proprio come in quel momento stava succedendo alle nostre anime strette in una morsa di silenzio.
«Ti fa male?» Sussurrò, passando le dita sulla fasciatura al braccio.
«No.» Mentii, abbassando gli occhi sul suo viso.
I suoi occhi si alzarono verso il cielo sapendo che stavo mentendo, stringendosi ancor di più a me, mentre io mi abbassavo annusando il profumo avvolgente dei suoi capelli.
Non avrei mai immaginato di trovarmi in una situazione in cui il mio unico scopo fosse proteggerla e non di farle del male.
«Tra poco arriverà quell'infermiera.» Digrignai a denti stretti.
Le fiamme dell'inferno bruciavano dentro di me al solo pensiero di dovermene andare.
Il suo pugno si chiuse con fermezza sulla mia felpa, mentre il respiro si faceva sempre più accelerato. La paura si infiltrò dentro di lei come un peso sul fiato, i suoi muscoli diventarono rigidi e tesi.
«Ei? Honey?» Le afferrai il mento con le dita, costringendola a guardarmi dritto negli occhi. «Non avere paura.»
«Non andartene.» Mormorò con voce tremante, facendomi piombare all'improvviso a dieci anni prima, quando mi implorava di non lasciarla da sola perché aveva paura della solitudine.
Il fiato mi si mozzò in gola, uno strato di sudore impregnò la mia schiena. Non volevo andarmene, non volevo lasciarla, ma avevo promesso a Deacon di non fare stronzate e, per qualche assurdo motivo, mi fidavo di lui e di quello che avrebbe fatto per liberarla da quella situazione.
Tuttavia, la lotta tra il desiderio di restare e l'obbligo di mantenere quella promessa mi creava dentro un'angoscia straziante, un dilemma che mi fece stringere i denti e scoppiare il cuore.
Fissai intensamente i suoi occhi blu che brillavano nonostante fosse buio pesto in quella stanza. In quel momento, la luce nei suoi occhi diventò una sorta di fiamma, guidandomi attraverso l'oscurità e creando un legame che sfidava il buio circostante.
Trattenni il fiato per qualche secondo sentendo il flusso del sangue cominciare a scorrere in modo incontrollato come non mi succedeva da tempo, poi lanciai un mugolio di frustrazione e mi tirai a sedere, passandomi le mani sul volto.
Da quando riflettevo attentamente prima di prendere una cazzo di decisione?
All'interno della mia mente si era formata una voce interiore, un sottile sussurro di coscienza che cercava di guidarmi nella distinzione tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. Dentro la mia testa sembrava esserci un campo di battaglia.
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Sonder
RomanceDark Romance. Di droghe primarie e derivanti, ne avevo provate parecchie, ma nessuna delle mie esperienze passate aveva mai generato una dipendenza psicologica, a differenza di quanto era successo con lei dopo quel bacio. Era più pericolosa di una c...