33. Nankurunaisa

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Non te lo so spiegare,
ma lo provo solo con te.

Becky.

La vista che si scagliava davanti a me era semplicemente incredibile. Mi sporsi verso il finestrino e, mentre con l'auto varcavamo il grande cancello automatico, osservai la tenuta con un stupore.

«É stupendo qui.» Mormorai.

La casa era avvolta dal verde, evocando la bellezza discreta e meno imponente di quella che avevo osservato in precedenza, ma rimaneva comunque incantevole. Logan doveva essere incredibilmente ricco, forse più di tutti noi messi insieme, per possedere delle proprietà del genere.

«Vero?» Incalzò Cora, accanto a me. «Adoro venirci.»

Jace si fermò appena fuori dall'ingresso, e all'unisco scendemmo tutti e quattro dall'auto.

Mi guardai intorno, affascinata dalla foresta che ci circondava, dal prato curato, i cespugli ben definiti e i fiori sbocciati un po' ovunque.

I ragazzi afferrarono i loro borsoni, Cora prese la mia mano e ci spinse all'interno della casa, dopo aver fatto scattare la serratura.

Una maestosa scala mai vista prima si stagliò di fronte a me. Un profumo di rose, dolce e avvolgente, pervase l'aria. Era tutto in ordine e pulito, come se ci fosse appena stato qualcuno a riordinare.

Sentii il petto di Jace aderirsi alla mia schiena, la sua mano si posò sul mio fianco, regalandomi una scarica d'adrenalina, mentre osservavo Logan trascinare su per le scale Cora. Sorrisi di fronte alla loro dolcezza, trasparevano un innamoramento palpabile.

«Sembra così tranquillo qui.» Mormorai, guardandomi ancora intorno, e ringraziandolo mentalmente per avermi portata via da quella casa.

«Lo é.» Confermò, scostandosi e intrecciando le nostre dita.

Lo seguii lungo le scale, poi un corridoio immenso, e infine si fermò di fronte ad una stanza. Spalancò la porta della camera da letto e mi spinse dentro, gettò il borsone in un punto a caso, mentre io mi perdevo ad osservare l'ambiente.

Nel cuore della stanza, le pareti erano ricoperte di quadri inquietanti che riflettevano la natura. Un letto imponente, con un intreccio di legno scuro intagliato a mano, domina lo spazio. La luce fioca di un lampadario in ottone svelava il fascino luccicante di mobili antichi, tra cui un comò elegante e uno specchio incorniciato con cura. Sui mobili, fotografie seppiate e oggetti che riflettevano il passato, mentre le tende pesanti oscillano lievemente a causa dell'aria che entrava dalla finestra appena aperta, che dava sul retro.

Mi affacciai su di essa, respirando a pieni polmoni l'aria fresca e liberatoria. Davanti a me si apriva una vista su una piscina, un ampio tavolo e un pozzo per il fuoco. Il bosco si estendeva profondo all'orizzonte, mozzandomi il fiato.

«Ne vuoi parlare?» La voce di Jace mi colpii alle spalle, strappandomi via dai pensieri.

Fissai leggermente lo sguardo, voltandomi per osservarlo. Da quando aveva lasciato casa sua, qualcosa nel suo sguardo e nei suoi gesti era cambiato.

I suoi occhi scesero di nuovo sulle mie mani, per l'ennesima volta.

«Parlare di cosa?» Incalzai, cominciando a tremare, nascondendo le mani sotto il cardigan.

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