Non sarà mai la nostra fine.
Becky.
Continuavo a muovermi nervosamente per la stanza, incapace di trovare tranquillità. Tenevo i capelli tirati indietro, mi sfregavo il viso con le mani e stringevo le dita nervosamente, mentre l'ombra della stanchezza si approfondiva con l'avanzare della serata e lui non faceva ritorno.
Con un gemito di nervosismo, ad un certo punto, stufa di fare a botte con quei maledetti fantasmi, mi precipitai fuori dalla stanza e scivolai rapidamente al piano di sotto, dove le voci di Deacon e Josi risuonavano dalla cucina.
Entrai nella stanza con un gesto repentino, facendoli tacere istantaneamente mentre fissavano i loro sguardi adesso su di me.
«Perché glielo hai permesso?» Sbottai, osservando lui intensamente come se avessi aspettato con impazienza di chiederglielo da ore.
Dentro di me covava una rabbia così intensa che avrei potuto far tremare l'intero universo se solo avessi lasciato che esplodesse.
Con le braccia tese lungo i fianchi e i pugni stretti così forte da sentire la pelle dei palmi lacerarsi sotto le unghie, rimasi a fissare Deacon far scivolare la forchetta nel piatto e schiarirsi la gola. La tensione nell'aria era soffocante, facendomi dubitare persino che ci fosse abbastanza ossigeno per tutti in quella stanza.
«Se Jace si mette una cosa in testa, non si fermerà finché non l'avrà ottenuta.» Mi spiegò. «Ma questo lo sai già, non c'è bisogno che dica altro.»
Già, ovvio, era evidente, nemmeno lui riusciva a tenerlo a bada. Se Jace aveva voluto confrontarsi con Brad con la disapprovazione di tutti avrebbe trovato un modo per farlo comunque, anche senza l'aiuto di Deacon.
«La mia paura é esattamente la tua stessa paura.» Continuò a parlare, sottolineando tra le righe che Brad avrebbe potuto esercitare il suo potere per influenzarlo. «Ma non avevo altra scelta. Credo che mio figlio sia abbastanza forte da non perdersi. In ogni modo, ho ordinato alle guardie di non dargli più di quindici minuti di tempo.»
«Ma sono già passate due ore da quanto é uscito.» Esasperai alzando la voce, stringendomi una mano all'altezza dello stomaco.
Che diavolo era successo? Perché non tornava? Perché mi stava torturando in quel modo?
«Sta calma, tesoro.» Josi si mosse rapidamente verso di me, ma si fermò quando mi irrigidii, segnalando chiaramente che non volevo essere toccata.
Non sapevo quello che mi stava succedendo, dentro di me era scattato qualcosa che sapevo non avrebbe portato a nulla di buono. Mi accasciai su di una sedia e mi sorressi la testa con una mano tremante come se mi pesasse un quintale, lasciando andare l'aria pesante intrappolata nei polmoni.
«Dimmi quello che devi.» Tagliai corto, cercando di non mettere troppa acidità nella voce.
Ero consapevole che voleva affrontare quello ch'era successo in quella macchina, sapevo che Jace glielo aveva detto. Quando si era presentato in centrale come mio avvocato, aveva preso subito la parola e zittito quei poliziotti che mi stavano bombardando di domande solo con un'occhiata di fuoco. Fu lì che ebbi un piccolo assaggio del suo enorme potere; bastò una sola firma, uno sguardo deciso, ed io uscii da lì dentro in tre minuti dopo averne passato trenta da sola.
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Sonder
RomanceDark Romance. Di droghe primarie e derivanti, ne avevo provate parecchie, ma nessuna delle mie esperienze passate aveva mai generato una dipendenza psicologica, a differenza di quanto era successo con lei dopo quel bacio. Era più pericolosa di una c...