21. Cicatrize

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Come si anestetizza
la fragilità dell'essere?

Becky.

La luce del tramonto avvolgeva la mia stanza mentre mi distendevo sul letto, con la testa rivolta verso i piedi, per assaporare gli ultimi raggi di sole sulla mia pelle che penetravano dalla finestra. Mi posai una mano sul petto, mentre elevavo l'altra verso l'alto, fissando intensamente la Winston Blue tra le dita.

La rigirai, in modo frenetico, tanto da sentire il lieve strato di carta riscaldarsi tra i polpastrelli. L'odore del tabacco mi pizzicò le narici, quando l'abbassai vicino al naso, e adagiai le labbra proprio dove le aveva posate lui.

Chiusi gli occhi, lievemente, immaginando come sarebbe il suo sapore in bocca e respirando il suo caldo respiro.

Mi aveva abbracciato con forza, la sua mano aveva sfiorato la mia pelle in modo deciso, avevo avvertito il calore del suo corpo avvolgermi veramente e senza barrire. Si era infiltrato profondamente dentro di me, assicurandosi che non potessi più fare a meno di lui. Ero completamente finita, avvolta dalla sua presenza fino al midollo.

Il respiro si bloccò in gola, un impulso incontrollato di trovarlo dovunque fosse e strappargli un altro abbraccio. Desideravo percepire la piena vitalità che avevo sentito quando c'eravamo uniti, come i nostri corpi si erano incastrati in modo perfetto.

Era quello che si provava quando c'era di mezzo l'amore?

Una risata leggera sfuggì dalle mie labbra, mentre afferravo il mio labbro inferiore tra i denti. Scossi il capo, mantenendo fisso lo sguardo sulla sigaretta.

Jace non sembrava il tipo adatto all'amore, ma io sentivo di essere adatta per lui. Credevo che, nonostante le sfide, se solo avessi resistito, avremmo potuto vivere qualcosa di straordinario.

Un sospiro sfuggì, e lasciai che il sorriso si dissolvesse nel silenzio profondo della stanza. Erano solo sogni, fantasie e illusioni.

Ma cosa avevo da perdere d'altronde? Niente.

La mia piccola nuvola di sogni si dissolse, quando il silenzio fu improvvisamente spezzato dal tuonare della porta.

«Apri!» La voce di Brad risuonò dall'esterno, facendomi sobbalzare con il cuore in gola.

Mi sedetti tirandomi su, facendo scivolare la sigaretta nel cassetto del comodino. Le lacrime affiorarono nei miei occhi in modo soffocante, tanto da appannare la vista.

Non volevo.

Non volevo che i ricordi di quel giorno con Jace, venissero sepolti da Brad. Non volevo dimenticare, non volevo farlo.

Mi portai le mani alla testa, cercando di reprimere il dolore e l'improvviso vuoto che mi divorava.

«Apri, o la rompo e così smetterai di chiuderti qui dentro.» Ringhiò, attraverso la porta.

Il cuore martellava nel petto, tremavo. L'ansia si accumulava, strozzandomi.

Brad diventava sempre più violento e fuori controllo, non gli importava più della presenza di mia madre, da quando Ryan se n'era andato, si era trasformato. Faceva di testa sua, e la paura che perdesse completamente il controllo cresceva, temevo che potesse oltrepassare ogni limite.

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