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(Giulia's POV)

Non so se sono più in coma per il fuso orario o per il fatto che non sono stata ferma un attimo.

Sono atterrata a Los Angeles alle 16 e ho letteralmente rimbalzato come una trottola dall'aeroporto, alla pasticceria per prendere i cupcake ordinati, per poi correre dal fotografo per ritirare il regalo e andare a casa di Harry nel minor tempo possibile.

Ancora una volta, ho organizzato il mio viaggio Londra – Los Angeles senza che Harry sospettasse nulla, con Mitch e Sarah come complici. Non è stato molto semplice tenerlo all'oscuro questa volta, le ore di volo sono molte e avrebbe destato sospetti il mio silenzio stampa, per cui, con l'aiuto di Niall, Liam e Louis ci siamo inventati che mi ero presa un virus gastro intestinale che mi aveva tramortita e che quando non ero in bagno, ero morente a letto, incapace di intendere e volere. Inutile dire che quel demente di mio marito ha quasi mandato all'aria i concerti per tornare a casa, mi dispiace un po' averlo fatto preoccupare così, ma non avevo altra scelta.

Non ero mai stata prima nella casa di LA di Harry, quando stavamo insieme avevamo parlato della possibilità di prenderne una, ma alla fine, io non ne ero stata parte. Inutile dire che sono rimasta a bocca aperta appena entrata, questa non è una casa, è una reggia. Cerco di non distrarmi troppo ad ammirare questa casa perfetta, avendo un bel po' di cose da fare ancora, avrò tempo per quello domani. O almeno credo.

Mentre vagavo per le infinite stanze, sono stata assalita da un'ansia tremenda e da un senso di inadeguatezza che so bene non dovrei provare, eppure la mia mente non ha potuto fare a meno che pensare a tutte le donne che sono entrate in questa casa prima di me, sentendomi completamente fuori posto e sbagliata. La mia crisi è durata giusto qualche minuto, venendo risvegliata da un messaggio di Mitch, che mi chiedeva come procedeva, facendomi rendere conto che erano ormai le diciotto e trenta e io ancora non avevo fatto quello che dovevo. Per cui mi sono fiondata in bagno, lavandomi con acqua fredda per riprendermi, guardandomi poi allo specchio una volta che avevo rubato una camicia di Harry e pettinato i miei capelli, autoconvincendomi che andava tutto bene e che non avevo nulla di cui temere, perché, comunque, sorprendentemente, alla fine Harry aveva sposato me. 

Sono poi corsa di nuovo in cucina alla velocità della luce, dove ho messo in salvo i cupcake, preparandomi qualcosa al volo da mangiare, mentre mi dedicavo a incartare la parte di regalo che gli avrei dato qua, tenendo sotto controllo il telefono appena era arrivato l'orario del concerto, così da avere tutto sotto controllo e sapere come diamine si sarebbe vestito quel rincoglionito di mio marito.

Appena ricevuto il messaggio di Sarah che diceva che era partita dall'arena, che sarebbe arrivata in circa tre quarti d'ora e che Mitch si stava occupando di Harry, ho iniziato a sentire la tachicardia e l'agitazione impossessarsi di me. Ho letteralmente camminato avanti e indietro per il corridoio all'ingresso fino a quando non è arrivata, dandomi il sacchetto con la maglietta e dandomi un abbraccio di incoraggiamento, assicurandomi che il riccio non sospettava assolutamente di nulla.

Mi sono precipitata a cambiarmi non appena mi era arrivato il messaggio di Mitch, dicendomi che Harry sarebbe arrivato in una ventina di minuti, spegnendo poi tutte le luci, prendendo in mano uno dei cupcake, su cui avevo posizionato la candelina, piazzandomi poco distante dalla porta, appoggiando accendino e cellulare sul mobiletto all'ingresso.

Appena sento il cancello scattare e il rumore del motore entrare nel vialetto, inizio a respirare profondamente, cercando di mantenere la calma. Tutto è andato come nei piani, non andrà sicuramente storto ora. Tocco il telefono, facendo illuminare lo schermo per vedere l'orario appena sento le chiavi venire inserite nella toppa della porta. Sorrido, sentendo il cuore martellarmi nel petto.

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1 Febbraio 2023

Perfetto, si va in scena.

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