Capitolo 10

308 11 0
                                    

Taylor

Erano passati diversi giorni dalla mattinata in spiaggia.

Terence mi aveva riaccompagnata a casa per l'ora di pranzo e poi ci eravamo visti a scuola e nel mio locale.

Veniva spesso a trovarmi al Crazy Club per bere qualcosa e parlare con me quando avevo un po' di tempo.

Non eravamo più usciti però, io ero molto impegnata con lo studio e non ero riuscita a ritagliarmi un po' di tempo per svagarmi.

Adesso però avrei voluto uscire per distrarmi un po', soprattutto se si trattava di Terence, che stava iniziando a interessarmi particolarmente.

Mi piaceva? Può darsi. Certo, ero sempre un po' diffidente, le persone erano imprevedibili e diverse volte ne avevo avuto la conferma, quindi restavo sempre sull'attenti.

Mike, dopo il sabato mattina trascorso in spiaggia, aveva voluto tutti i dettagli, ma in realtà non c'era molto da dire.

Io e Terence avevamo solo parlato, ci eravamo conosciuti di più, nient'altro, ed era meglio così.

Volevo andarci piano con lui, fare le cose con calma, non c'era fretta, in fondo non ci correva dietro nessuno e avevamo tutto il tempo.

Quella mattina, durante l'ora di arte, il professore mi aveva incaricata per andare a prendere delle tempere in magazzino. Non me l'ero fatta ripetere due volte e avevo subito ubbidito.

Percorsi i corridoi rapidamente, e quando tirai la maniglia dello stanzino notai che era difettosa, e si stava staccando. Avrei dovuto farlo presente al preside.

Entrai nello sgabuzzino ma mi bloccai sulla soglia, quasi pietrificandomi.

Jordan Parker era seduto sul pavimento, la schiena appoggiata contro uno scaffale, la testa abbassata e i capelli  che gli ricadevano incolti sul viso.

Quando si accorse di me, alzò lo sguardo sulla mia figura. Sobbalzai quando vidi che aveva un occhio nero e il sopracciglio spaccato.

"Santo cielo!" Esclamai. "Jordan, ma che ti è successo?!"
"Non ti riguarda." Ansimò lui, evidentemente stremato.

"Aspetta." Accennai.

Per quanto mi sforzassi di godere nel vederlo sofferente, non ci riuscivo affatto. Sentivo la necessità di aiutarlo, perché tutte le volte che lo guardavo rivedevo purtroppo una parte del passato che avevo amato.

Senza ascoltarlo andai quindi in bagno e presi un pezzo di scotex, lo bagnai con l'acqua fredda e tornai nello stanzino.

Quando chiusi la porta, udii qualcosa cadere sul pavimento, ma non vi diedi peso.

Mi accovacciai davanti a Jordan e sporsi il braccio verso di lui per medicarlo, ma lui lo scacciò con una mano.

"Che stai facendo?" Quella domanda mi parve molto stupida.

"Cerco di aiutarti." Spiegai.
"Non ho bisogno del tuo aiuto, me la cavo."
"Non mi pare, i fatti parlano da soli comunque." Mi intestardii. "Ora stai zitto e non fare i capricci come un bambino orgoglioso, chiaro?"

Lui non ribatté, io allora portai il fazzoletto bagnato sul suo occhio ferito e tamponai con delicatezza.

Lo vidi fremere leggermente sotto quel lieve contatto, mentre io cercavo di togliere il sangue incrostato sul sopracciglio.

"Il tuo ragazzo potrebbe essere geloso, non credi?" Sussurrò, la sua voce baritonale mi colpì piacevolmente.

"Ma di chi stai parlando?" Forse avevo intuito a chi si riferisse, ma non ne ero sicura.

You again- un cuore in due Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora