Capitolo 31.3

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Jordan
(sera della festa)

Ero incazzato nero.

Lo so, starete pensando che non è una novità, ma in quel momento non avevo idea di come fare a calmarmi.

La colpa ovviamente di chi era?

Taylor.

Quella ragazza aveva il potere di farmi perdere le staffe con una sola frase. E non volevo affatto che mi facesse questo effetto.

Merda, mi avrebbe fatto uscire di testa.

Non mi interessava se aveva una relazione con Terence o cazzate simili, lui non doveva toccarla.

Forse avrei dato l'idea di uno psicopatico che credeva di avere il potere sulla vita della sua ex, ma non me ne fregava un bel niente. Io sapevo com'era fatta Taylor, e anche com'era fatto quel coglione.

Lui non sapeva aspettare, lei aveva bisogno di tempo. L'avrebbe ferita e io non l'avrei permesso. L'avevo già fatto io, tempo prima, e non per mio volere. Non poteva soffrire di nuovo.

Ero abbastanza sicuro che Terence, una volta ottenuto quello che voleva, sarebbe sparito. Era così che si comportavano i manipolatori come lui.

Io lo sapevo, ma dovevo farmi i cazzi miei. O almeno, era quello che avevo provato a fare fino a quel momento, con scarsi risultati.

Il fatto che Taylor non avesse risposto alla domanda finale posta da Mary mi aveva fatto ribollire il sangue nelle vene.

Ero furioso, e non avrei dovuto esserlo, cazzo.

Non avrei dovuto neanche avvicinarmi a lei così tanto, e non avrei dovuto bere. Sapevo bene cosa sarebbe successo quella dannata notte.

Se papà mi avesse scoperto con dell'alcol nel corpo...cazzo, meglio non pensarci.

Ero messo sotto scacco da mio padre e Gregor, un passo falso e le persone che amavo sarebbero state in pericolo. E io non potevo permetterlo.

Ma per fortuna avevo una gran resistenza e non avevo bevuto molto.

Cole, invece, insisteva perché bevessi almeno un drink per rilassarmi un po', ero stressato più che mai, ma avevo già dato del mio con quegli shot del cazzo di quel gioco del cazzo.

Sono stato abbastanza elegante?

Dopo un quarto d'ora passato a tentare in tutti i modi di calmarmi, senza risultati, tornai dai miei migliori amici a passo svelto, furioso.

"Jordan, che succede?" Mi domandò Derek.
"Niente, non succede niente. Dove cazzo sono le sigarette?!"
"Tieni." Cole mi passò un pacchetto di Marlboro rosse, così non persi tempo e ne accesi subito una.

"Qualcosa mi dice che c'entra la rossa." Scherzò Cole, irritandomi ancora di più.
"Non sono in vena." Grugnii, facendo un tiro.
"E quando mai lo sei? Cavolo, ti fa proprio uscire di testa."

Guardai male Cole, e Derek gli rifilò una gomitata nel costato per avvertirlo di stare zitto.

Grazie tante.

"Quanto manca?" Mi domandò Derek, abbassando la voce per non farsi sentire dagli altri.
"Non molto, circa quindici minuti. Mi aspetta un viaggio di tre ora per Miami e sono veramente stanco."
"Stai tranquillo, l'altra volta hai parlato con loro, sanno cosa devono fare." Cercò di tranquillizzarmi Derek.

"Non è questo..." Sbuffai, pensieroso. "È che odio tutta questa situazione e comportarmi come se fossi colpevole di qualcosa. Io sto cercando di risolvere tutto questo, ma in ballo ci sono persone a me care e devo stare attento."
"Infatti, agisci con cautela, non fare passi falsi e non perdere la pazienza con loro."

You again- un cuore in due Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora