Capitolo 11.2

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Taylor

Il mio capo alla fine mi aveva dato il permesso di assentarmi dal lavoro quella sera.

Avevo invitato Terence da me, perché mia mamma aveva un turno extra per alcuni lavoretti domestici fuori città e sarebbe tornata tardi.
Un po' di compagnia non mi sarebbe dispiaciuta.

Anche se forse avrei dovuto prepararmi decentemente per ricevere uno dei ragazzi più belli della scuola che per qualche strana ragione stava dando attenzioni proprio a me, preferii rimanere comoda.

Mi era venuto il ciclo proprio il giorno prima, maledizione, e non avevo nessuna voglia di indossare jeans o magliette scomode.

Optai quindi per dei pantaloni della tuta grigi e una T-shirt a maniche corte bianca.

Poi legai i capelli in due trecce e cercai di coprire qualche brufolo col correttore, ma non ero molto brava quando si trattava di truccarsi.

Per la cena, avevo pensato di ordinare due pizze, nulla di eccessivo, e qualche bibita.

Mentre finivo di profumarmi, udii suonare in campanello.

Oh mamma, è arrivato!

Mi sentii leggermente nervosa, insomma, Terence era così bello che in confronto a lui la differenza era lampante, aveva un sorriso contagioso e un carattere educato, mentre io a volte ero impacciata, avevo paura di parlare di argomenti che a lui non interessassero, e la mia risata era decisamente strana.

Era meglio che non facesse battute divertenti, perché se iniziavo a ridere non la finivo più e sembravo un maiale con un attacco epilettico.

Mi affrettai a scendere e aprii la porta, trovando sulla soglia un Terence piuttosto elegante.

Indossava una camicia bianca che gli fasciava le spalle ampie e dei jeans chiari.

I suoi occhi incontrarono subito i miei e un sorriso smagliante fece capolino sulle sue labbra, facendomi sorridere a mia volta.

"Buonasera!" Mi salutò educato, inchinandosi per farmi ridere.

"Oh, come siamo eleganti. Mi dispiace, ma non posso dire lo stesso di me..."
"Non fa niente Taylor, sei sempre bella."

Le sue parole, dette con nonchalance, esattamente come diceva "come stai", mi colsero impreparata. Arrossii e sorrisi, poi mi feci da parte per invitarlo ad entrare.

"Così questa è casa tua..." Commentò lui, aggirandosi per l'ingresso.

No guarda, è di mia nonna.
Questo lo tenni per me, non era il caso di dire tutto ciò che mi passava per la testa.

"Beh, sì, non è granché, ma ci vivo da sempre e ci sono molto legata." Spiegai.
"Immagino."

"Vieni, ti faccio accomodare." Dissi, conducendolo in salotto.
"Come fai bene gli onori di casa, dovrò venirci più spesso allora." Scherzò lui.

"Uhm...ti piace la pizza vero?" Domandai di getto, perché mi ricordai di averla ordinata, ma di non avergli chiesto se fosse di suo gradimento o no. Avevo dato per scontato che gli piacesse, insomma, con la pizza si va sul sicuro, a chi non piace?

"E me lo chiedi? Esiste cibo migliore?"
Tirai un sospiro di sollievo.
"Perfetto, allora ne ho ordinate due. Tra poco arrivano."

Gli feci cenno di accomodarsi sul divano, e quando si sedette mi misi al suo fianco, incrociando le gambe sul cuscino per stare più comoda.

"Vuoi vedere qualcosa?" Gli chiesi educatamente. Lui accettò e gli proposi alcuni film su Netflix.

Alla fine optammo per un film top crime, anche se non era tra i miei generi preferiti, ma lui sembrava amarlo.

You again- un cuore in due Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora