Capitolo 31.2

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Charlotte

La festa peggiore della mia vita. Ero irritata da far paura.

Il motivo? Avevo appena litigato con Patrick. E avevo il ciclo.

Mi ero arrabbiata col mio ragazzo perché quella sera volevo stare con lui, ma lui voleva andare a tutti i costi a quella maledetta festa a casa di Cole.

Io solitamente amavo le feste, ma quando avevo mal di pancia ed ero nervosa volevo solo stare col mio ragazzo. Invece lui diceva che mancava a una festa da troppo e che sarebbe stato con me tutto il tempo ugualmente.

Io, più irritata del mondo, mi ero arrabbiata, e gli avevo detto che sarei stata con Megan e Katie, quando invece ora mi trovavo fuori dal giardino di Cole a fare giri senza meta.

Avevo bisogno di stare sola e prendere aria, il casino mi infastidiva.

Ormai stavo camminando da tanto e non sapevo nemmeno più orientarmi. Mi sarei fatta venire a prendere da Patrick più tardi, tanto facevamo la pace dopo poco. Io non ero già più arrabbiata. Lo amavo.

La verità era che ovunque ci fosse Patrick, io stavo bene. Lui era un po' come una medicina per me.

Ci eravamo conosciuti due anni prima ad una festa grazie a Terence.

Io non avevo mai avuto una relazione che si potesse definire tale, non duravo più di due settimane al massimo, o perché mi stufavo (i ragazzi erano tutti maledettamente uguali e banali) oppure perché notavo che da parte loro l'interesse era solo fisico.

Non che avessi mai avuto molto da offrire, ero una semplice adolescente con una vita normale. E avevo un grande bisogno di attenzioni.

Chiamatele mancanze affettive, ma da quando era morto mio padre, a dieci anni, che mi dava tutte le attenzioni di questo mondo, tutto era cambiato.

E sì, proprio per questo avevo standard molto alti, soprattutto se si trattava di ragazzi. Non mi avevano insegnato ad accontentarmi, e non credo sia giusto farlo.

Ero cresciuta con un padre che stava sempre dalla mia parte, che mi chiamava "principessa" e mi spingeva sull'altalena, quindi sì, i miei standard erano decisamente alti.

Quando papà morì di cancro, il mondo mi crollò addosso. Mia mamma era buona e mi voleva bene, ma non era mai stata come papà. E da quando era morto, si era chiusa più in sé stessa.

Papà era fantastico per tutti.

Una sera però avevo conosciuto Patrick, ed ero tornata a sorridere. Mi aveva attratta da subito, col suo sorriso sincero e i suoi occhioni marroni, e si era dimostrato interessato dal primo momento.

Per una volta non ero stata io a fare il primo passo, ma era venuto lui da me.

Mi aveva chiesto di uscire, per un po' ci eravamo frequentati senza ufficializzare la cosa, anche perché entrambi volevamo chiarirci le idee, nonostante io fossi già partita per lui dopo il primo bacio.

E poi c'era stato il giorno più bello della mia vita: quando avevamo deciso di iniziare una relazione, che ormai durava da due anni.

E dire che di baci ne avevo già dati, ma nessuno mi aveva lasciato quella scia di brividi. Da quel giorno avevo capito di essermi sul serio innamorata.

Patrick era diventato il ragazzo che vedevo al mio fianco se pensavo al futuro, il primo amore e l'unico che volessi avere per sempre.

E lo so, per sempre è un tempo molto lungo, ma io e lui stavamo così bene...

Il primo "ti amo" me l'aveva detto dopo tre mesi di relazione, mi aveva portato a vedere i fuochi d'artificio per la fine dell'estate e me l'aveva detto.

You again- un cuore in due Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora