Capitolo 41

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Jordan

Cosa. Cazzo. Avevo. Combinato.

Ero sicuramente uscito di testa. E quella me la sarei ricordata per sempre come la festa della mia dannazione. La sera del non ritorno.

Non so cosa mi fosse preso, cosa diavolo mi avesse suggerito il cervello per comportarmi in quel modo.

Due anni buttati nel cesso. Due interi anni trascorsi al trattenermi dal chiamarla, scriverle, urlarle che non era mia intenzione farle del male, mandati a puttane perché non ero riuscito a trattenere l'impulso di avventarmi su quelle labbra.

Quelle labbra di fuoco, così morbide e che sapevano di casa, che tanto mi erano mancate.

Dopo quel bacio, realizzai di non aver più vissuto per due anni fino a quel momento. Che senso aveva la mia esistenza, senza la mia Milady? Lei era l'unica cosa pura che mi era capitata, l'unica fonte di luce nel buio più profondo, la mia àncora di speranza per una vita migliore.

E mio padre me l'aveva strappata via. Se solo avesse saputo di quel bacio, sarei stato fottuto.

Ma non ero riuscito a trattenermi. Dopo due anni di distanza da lei, quel bacio era stato l'unico momento di respiro e serenità che avevo avuto. E menomale che mi aveva fermato lei, altrimenti io sarei andato avanti all'infinito.

Quel bacio era stata la mia più grande condanna. Adesso sarebbe stato ancora più difficile non voler stampare le mie labbra sulle sue, ogni qual volta l'avessi vista.

Per non parlare di quella cazzata del ballo. Mi era venuto in mente perché quando lei l'aveva fatto, avevo rischiato di impazzire di gelosia ed eccitazione allo stesso tempo. Desideravo toccasse così anche me, invece di quegli sconosciuti del cazzo.

Avevo inscenato quello stupido teatrino perché volevo che anche lei mi desiderasse almeno un po' come la desideravo io. Ed ero riuscito nel mio intento.

Ero convinto che mi odiasse, ma quando l'avevo sentita pregarmi di sfiorarla, non avevo più capito niente. Ero impazzito, totalmente.

Forse eravamo davvero come Heathcliff e Catherine: non riuscivamo ad andare avanti nonostante il tempo. Nonostante ci sforzassimo. Forse perché al cuore, in fondo, non si comanda.

Ma non era tutto. Avevo fatto altre cazzate. Ad esempio, fingere di essere ubriaco fradicio quando in realtà ero leggermente brillo, ma nulla di più. Sapevo perfettamente quello che stavo facendo, e non era certo dettato dall'alcool, come pensava lei.

Eppure avevo dovuto farglielo credere. Perché io volevo lasciarmi andare, quella sera, ma in cuor mio sapevo che stavo facendo una gran cazzata, e avrei avuto bisogno dell'alcool come scusante per quel bacio, nel momento in cui avrei dovuto fingere non valesse niente per me.

Ero piuttosto bravo a fare finta che Taylor equivalesse al nulla per me, dato che in realtà era la persona più importante della mia vita.

Perché avevo deciso di lasciarmi andare così? Perché avevo paura del viaggio al Bronx. Si trattava del quartiere più malfamato di New York, di certo il pericolo non mi avrebbe girato alla larga.

Avevo paura di non rivederla più. Paura che vivesse per sempre con la convinzione che l'avessi presa in giro.

Avevo bisogno di sentirla di nuovo sulla mia pelle, di percepire il suo profumo addosso, le sue labbra sulle mie.

Solo che mi ero lasciato andare un po' troppo, dato che mi ero fatto scappare qualcosa sul mio viaggio, e diamine, ero sicuro avrebbe indagato.

Sei un coglione, Jordan, un grandissimo coglione!

You again- un cuore in due Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora