Capitolo 36

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Morgan

La sveglia suonò per la terza volta.
Buona giornata di merda a tutti.

Eppure era domenica, come mai non potevo dormire fino a mezzogiorno?

Ah, vero, adesso ricordo.
Quella mattina Derek sarebbe venuto a casa mia per farmi ripetizioni.

Quando si era proposto di aiutarmi quasi non ci avevo creduto, non era un ragazzo molto predisposto all'altruismo, a meno che non si trattasse di Jordan e Cole.

Erano le nove di mattina e alle 9.30 sarebbe arrivato. Qualcosa mi diceva che sarebbe stato puntuale come un orologio svizzero.

Gli avevo chiesto di venire un po' più tardi, avevo bisogno ti dormire almeno altre due ore, ma lui non aveva voluto sentire ragioni. Sembrava che fosse l'unica ora che non aveva impegnata in tutto il giorno, nemmeno avesse 10 lavori tutti a tempo.

Mi alzai svogliata dal mio amato letto stiracchiandomi e andai subito a fare la doccia. Poi indossai un paio di pantaloni della tuta e una canottiera bianca, infine inforcai gli occhiali che mi servivano quando studiavo.

Scesi in cucina, dove mia mamma era intenta a farsi la manicure sul tavolo. Come sempre, la casa era un vero macello.

Qualche volta provavo a mettere in ordine, ma mia mamma aveva la capacità di incasinare di nuovo tutto in nemmeno un'ora.

Non era neanche in grado di pensare a sé stessa, figuriamoci a tutta la casa.

Poteva, però, almeno impegnarsi a non sparpagliare le sue cose in giro. Per esempio, gli smalti sarebbero rimasti in cucina per minimo tre giorni, se non ci avessi pensato io.

"Mamma..." Mugugnai.
"Che hai?" Mi chiese lei, mentre la sua attenzione era tutta rivolta alle unghie. Indossava una maglietta che probabilmente non lavava da due giorni e un paio di pantaloncini cortissimi.

"Ti avevo chiesto ieri sera se potevi cercare di tenere un minimo in ordine, tra poco arriverà un mio amico." Sbuffai, ormai rassegnata.
"Un amico? Solo questo?" Ammiccò lei, cambiando discorso.

"Sì, mamma."
"Non rispondere in quel modo scocciato, sono tua mamma, puoi parlare con me di ragazzi, guarda che me ne intendo, alla tua età ne ho avuti di corteggiatori..." Sospirò con occhi sognanti, soffiando sulle unghie per asciugare lo smalto.

"Mi da' ripetizioni, tutto qui."
"E come le pagherai?" Mi guardò curiosa, quasi in segno di sfida.
"Non le pago, è per questo che si chiama amico."
"Oh, ho capito, amici con benefici..." Ridacchiò. Era imbarazzante. "Lo paghi in un altro modo, eh? È fortunato, con una ragazza bella come te è lui che deve pagare te, hai preso proprio dalla mamma."

Sbuffai sonoramente. "Mamma, smettila, non sei simpatica."
"Ma cosa ho fatto questa volta?" Chiese in modo innocente. "Sto solo cercando di scherzare con mia figlia, neanche questo posso?"

Scossi la testa rassegnata. A volte mi chiedevo come avesse fatto a portare avanti la gravidanza, sembrava che a fare la mamma non fosse proprio portata.

Certo, era la prima volta anche per lei, però non si preoccupava mai per me e la superficialità l'avevo sicuramente ereditata da lei.

"Puoi cercare di fare un po' di ordine, almeno per oggi?" La supplicai.
"Certo, tutto io devo fare." Si lamentò.
"Io le mie cose non le lascio in giro." Obiettai.
"Senti, tua madre è stanca e ha un gran mal di testa, non c'è molto disordine, non lamentarti su tutto." Ribatté, massaggiandosi le tempie.
Peró il mal di testa per mettersi lo smalto non c'era.

Sospirai e rimisi a posto alcune cose in cucina, tra cui i suoi smalti.
"Almeno puoi non intervenire e stare al tuo posto appena arriverà?"
"Ma certo! Io non vi disturbo, ma non fate troppo rumore" Ridacchiò come una ragazzina.
"Mamma!"
"Scusa, scusa." Rise ancora, alzando le mani, e poi andò a stravaccarsi sul divano del salotto canticchiando.

You again- un cuore in due Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora