Capitolo 30

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Morgan

Ecco che iniziava una delle solite mattinate monotone a scuola.
Ma effettivamente, esisteva qualcosa di più monotono della mia vita?

Mi svegliavo, facevo colazione, andavo a scuola, dormivo per praticamente tutte le lezioni, prendevo i soliti voti bassi, tornavo a casa, messa a soqquadro da mia mamma che ormai non faceva altro che comprare mobili nuovi o cazzate simili su strani siti, mi scrivevo con qualche ragazzo, dormivo tutto il pomeriggio, e di sera andavo alle feste, stavo sveglia tutta la notte e il mattino dopo di nuovo da capo.

Per fortuna, almeno, c'era Jen a mettere un po' di vita alla noia della mia esistenza.

Jennifer era la mia migliore amica. Era una ragazza splendida, anche se forse ero l'unica a saperlo.

Si era trasferita qua all'ultimo anno delle medie e il primo giorno che l'avevo vista stava insultando uno di quei bulletti da quattro soldi, lasciandolo senza parole.

Mi era sembrata subito una tosta, così mi ero presentata a lei. Inizialmente litigavamo spesso, lei voleva sempre comandare, ma poi avevo imparato a conoscerla. Era diventata col tempo più simpatica, fino ad essere la mia migliore amica.

O almeno, simpatica con me e i miei amici. Jordan, Cole e Derek. Jordan l'avevo conosciuto nell'estate della prima media, mentre Cole e Derek a scuola. Tre ragazzi che, anche se complicati, mi erano sempre stati vicini.

E da quando era arrivata Jennifer, eravamo sempre stati noi cinque.

Jennifer era diventata in poco tempo la più popolare della scuola, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, anzi. Spesso era lei a provocare per mostrare di cosa fosse capace.

Così, aveva insegnato a me come truccarsi, mi aveva fatta diventare popolare quanto lei ed eravamo noi due contro il mondo.

Ma, anche prima che arrivasse Jennifer, io non avevo mai avuto molti amici, anzi. Il mio era sempre stato un carattere difficile.

Non ero educata coi professori, non seguivo le lezioni, disturbavo i compagni, insomma, non mi importava di stare simpatica alla gente o della loro opinione.

Al liceo peró cambiano molte cose rispetto alle medie. Si diventa più maturi, e io e Jen eravamo riuscite ad ottenere il rispetto di tutti. Sopratutto i ragazzi.

Avete presente quando sentite la necessità di trovare l'approvazione di qualcuno? Ecco, per me piacere ai ragazzi equivaleva a questo.

Non accettavo rifiuti, se succedeva (in casi molto rari) ci rimanevo male, anche se non lo davo a vedere.

Perché le insicurezze che avevo, nel momento in cui una persona mi dava attenzioni, si attenuavano.

E sì, avevo già creduto di essermi presa una cotta per qualche uomo, ma poi realizzavo che ero innamorata delle sue attenzioni, non di lui. E c'è una grande differenza.

La verità era che tutto mi stufava. Tutto mi annoiava dopo un po'.  E questa cosa era parecchio fastidiosa, ma non potevo farci nulla.

Quella mattina mi svegliai, come tutti i giorni, per andare a scuola.

Trascorsi un'ora intera a prepararmi. Ci impiegavo molto tra truccarmi, lavarmi, profumarmi e pettinarmi.

Quando scesi in cucina, una musica assordante mi investì le orecchie con forza.

Mia mamma stava cucinando e ballando allo stesso tempo, con una cassa grande quanto un tavolo posta su uno scaffale e la cucina un vero disastro.

Ho sempre pensato che mia mamma non fosse adatta a quel ruolo. Aveva quarantacinque anni, sì, ma di fatto era ancora una ragazzina.

You again- un cuore in due Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora