Capitolo 2

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《Perché se tutti vedessero la bellezza che sta in una foglia che cade, non sarebbe più speciale》

Vega

È da una settimana che è cominciata la scuola ed è una settimana che non riesco a trovare il difetto in Siro. In tutte le persone che incontro riesco a trovare un difetto, qualcosa che in loro non va e che mi convince a starli alla larga. Arold è un pluribocciato, tossico, manipolatore, falso, bugiardo e maleducato, potrei andare ancora avanti, ma meglio fermarmi. Non c'è nulla di positivo in lui, perché dovrei essergli amica? Oppure quella biondina in fondo alla classe. Lei è una riccona di merda che spreca le sue giornate in luoghi di lusso con persone importanti. Non degna nessuno di una minima attenzione. È la tipica cheerleader americana, che sta dietro a ragazzi perfetti e che disprezza e odia qualsiasi altro essere vivente. E io dovrei fare amicizia con uno di loro? Ognuno in questa classe ha qualcosa per cui tenersi alla larga, non sono io pazza e asociale, preferisco rimanere sola al mondo piuttosto che frequentare persone del genere.
Ma Siro. Lui non sembra avere difetti, eppure il mio istinto continua a urlarmi di guardare meglio, io me lo sento. Le cose che mi danno più fastidio sono i segreti. Ancora non so perché ha cambiato scuola al quarto anno di liceo, che è un cambiamento enorme e difficile, questo è un anno importante, perchè rischiare tanto? È sicuramente successo qualcosa di importante e di un certo peso. Il secondo "segreto" che mi dà fastidio è il non sapere perché Arold gli ha alzato le mani. Arold è un totale idiota, ma picchiare non è nel suo carattere, a meno che qualcuno non lo provochi o lo attacchi per primo, perciò mi chiedo cosa abbia fatto di così grave Siro per riuscire a farlo scattare.
《Spostati vicino alla signorina Barlow》la voce della professoressa di storia mi fa distogliere lo sguardo da Siro. Mi guardo attorno per capire chi è la persona che si deve sedere accanto a me.
《Ciao Vega!》mi saluta lei. È una ragazza dai tratti somatici, probabilmente proviene dalla Cina. Ha grandi occhioni verde scuro, capelli lunghi fino ai fianchi castani e ondulati, il suo viso è cosi dolce e giovane da farla sembrare quasi una bambina. Ha un sacco di roba, tra libri, quaderni, fogli volanti, tre portapenne, una boraccia e qualche merenda mezza mangiucchiata, tiene tutto in mano e quando si avvicina abbastanza al banco scaraventa tutto sopra. Si siede e poi tira fuori una seconda boraccia gigante dallo zaino 《Tisana?》mi porge il contenitore con un sorriso. È una mia compagna di classe, eppure non mi ricordo nemmeno come si chiama, lei invece sembra conoscermi bene.
《Scusa ma siamo amiche?》chiedo dubbiosa, ha troppa confidenza con me e questo non mi piace, di solito le persone si allontanano da me. Mi viene subito i mente che effettivamente però è strano non sapere niente su una persona che sta con te tutti i giorni da quattro anni.
《Non ti ricordi di me?》mi guarda quasi offesa 《In prima ti ho rovesciato addosso la mia tisana e tutti hanno cominciato a chiamarti 'vomitina' pensando che fosse vomito》
Oh ora me la ricordo. A causa sua per l'intera durata del primo anno sono stata l'icona del vomito. Non la odiavo, non la odio nemmeno adesso. Ricordo che ero semplicemente delusa dalle persone. Possibile che si riesca a essere così cattivi? Rovesciare qualcosa su qualcuno..è una cosa che succede caspita. La battuta per qualche minuto va anche bene, ma dopo un po' bisogna smettere. Le persone sono insensibili.
Mi sembra che la ragazza si chiami..forse Cora.
《Comunque sono Chow, nel caso non ti ricordassi di me》mi sorride calorosa. Beh, ci ho quasi azzeccato.
Io cerco di farle un mezzo sorriso di cortesia, ma penso sia uscito più come un sorriso di disprezzo. Lei continua a sorridermi e poi comincia con pazienza e cura a sistemare le sue cose.

Appena suona la campanella per l'intervallo, mi alzo abbandonando la mia nuova compagna di banco. Ho proprio bisogno di fare una bella chiacchierata con Trina. Quando parlo con lei sono spensierata. Mi piace.
Quando giro l'angolo mi accorgo con la coda dell'occhio che qualcuno mi sta seguendo. All'improvviso mi giro e il mio viso è letteralmente a qualche centimetro dal suo. 《Perché mi segui Chow?》
Lei sorride 《Perché voglio stare un po' con te, penso che dovremmo conoscerci meglio》. Tento di decifrare meglio il suo sguardo, cerco qualche traccia di menzogna e di intenzioni negative, ma trovo solo una positività e una sincerità quasi fastidiose. 《Non ho mai detto di voler passare del tempo con te》sputo fredda. Meglio farle capire da subito con chi ha a che fare. Io non sono gentile e non sono alla ricerca di amici. Lei continua a guardarmi come prima, mi fa pensare che forse non mi ha sentita bene. Quando sto per ripetere, lei mi afferra per il braccio e mi trascina in classe, fino ai nostri posti. 《Qual'è il tuo colore preferito?》mi chiede dopo avermi obbligata a sedermi. La guardo furiosa, se non fossimo a scuola le avrei già dato un spintone che sarebbe volata per terra. Spintone per non fare di peggio. Non può pensare di comportarsi così con me. 《Il mio colore preferito è: levati dai piedi Chow, perché noi due non siamo amiche》. La ragazza asiatica mi fissa per qualche secondo 《Secondo me il tuo colore preferito è il blu, o forse il nero, ho ragione?》. Che diavolo di problemi ha questa ragazza? Ma seriamente non capisce che non la voglio intorno a me?
Mi sistemo meglio sulla sedia e tiro fuori i libri per ripassare 《Fa come vuoi Chow, ma sappi che ho una pazienza molto limitata》.

Finalmente torno a casa. Cerco di adagiare in modo più tranquillo possibile lo zaino affianco alla mia scrivania. Devo mantenere la calma, anche se oggi è stata una giornata troppo movimentata per i miei gusti. Mi fa impazzire Siro. Mi fa impazzire il non avergli mai parlato, ma essere ossessionata dal sapere perché ha cambiato scuola. Mi fa impazzire vederlo in classe sorridente, quando il mio istinto dice che non è così. Forse mi dà fastidio la possibilità di essermi sbagliata? Magari è una persona semplice, ma io sono abituata ad altro e quindi vedo in lui ciò che c'è negli altri. O forse sono arrivata al punto in cui sono talmente tanto annoiata che prendo di mira la prima novità che mi capita davanti.
Dovrei togliermelo dalla testa. Qualsiasi cosa ci sia dietro a tutto ciò, a me non deve interessare. Io devo studiare, prendere voti alti e farmi notare dagli adulti. È questo il mio obiettivo per ora. Non sono a scuola per le esperienze adolescenziali come gli altri.
《Vega, ti va di scendere un attimo?》grida mia madre dal piano di sotto. Mi ero persa ad osservare fuori dalla finestra della mia camera.
《Arrivo!》mi alzo e scendo le scale talmente tanto veloce da far sembrare che sto scappando da qualcuno o qualcosa. Per qualche secondo mi sento stupida a scattare così.
Entro in cucina. Mia madre mi sorride quasi automaticamente, in modo tenero e cercando di farmi stare tranquilla, di non farmi agitare. La guardo smarrita, ma so cosa sta per dirmi, lo capisco dai suoi gesti e dal modo in cui mi osserva.《Mi ha chiamata, tra due mesi viene a farci visita》mi guarda dritta negli occhi cercando di capire il mio stato d'animo. 《Va bene》 sussurro mentre faccio di si con la testa. Va bene. Va tutto bene. 《Davvero?》mi chiede con entusiasmo. Io insisto dicendo che non c'è nessun problema e che anzi, ne sono molto felice. 《Se c'è qualcosa che non va ne parliamo okay? Non voglio che stai male, sono tua madre sai che ti voglio bene》. Inizio a sentire un pizzico agli occhi. Non posso mettermi a piangere qua. Non qui, non ora e non per questo motivo. Sbatto veloce le palpebre e forzo un sorriso. 《Mamma sto bene, a me va bene te l'ho detto, perché non dovrebbe?》
《Hai ragione, scusa se sono insistente》si avvicina e mi abbraccia 《Ti voglio bene》mi bacia la guancia.
《Ti voglio bene anche io mamma》la stringo forte a me e mi accorgo di aver bisogno di affetto.
Salgo in camera mia. Va bene. Va tutto bene. Torno al posto di prima e ammiro il cielo. Mi rendo conto che in realtà non so nemmeno io come mi sento. Ne dovrei essere felice o triste? Come dovrei sentirmi? Arrabbiata? Dovrei urlare? Urlare per cosa? Per quale emozione? Penso sia inquietante non sapere come ci si senta in realtà.
Mi sposto nel letto. Devo solo riposarmi per qualche minuto, devo sgomberare la mente. Appena entro in contatto con la morbidezza del mio letto non sento più nulla. Non sento più il peso di questa notizia stressante. Non sento più il peso della scuola. Non sento più il peso della società. Sento solo che sono libera nel mio letto, al sicuro. Chiudo gli occhi lentamente, mentre mi ripeto che non devo addormentarmi altrimenti c'è il rischio che mia madre pensi che non sto bene. Che dormo per nascondermi, per scappare, per sentirmi meglio. E lei non deve preoccuparsi di questo.
I miei sforzi per non dormire alla fine sono vani, mi addormento con in testa l'immagine delle nuvole rosa fuori dalla mia finestra. Uno spettacolo incredibile, che ammiro ogni sera e ogni mattina. Nessuno potrà mai capire quando sia bella la natura, è letteralmente un capolavoro.

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