Capitolo 5

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《Se ti dicessi che qui tra noi esseri umani, ci sono tante piccole stelle, ci crederesti?》

Siro

Esco di casa immerso nel silenzio mattutino di una nuova giornata appena iniziata. Respiro a fondo e comincio la mia camminata per arrivare a scuola. Non mi piace mettermi le cuffie per ascoltare la musica come gli altri adolescenti della mia età, perché preferisco ammirare i dettagli intorno a me e mi piace sentire i suoni della vita intorno a me: delle persone, delle macchine e degli animali, o qualsiasi altro suono ci sia. Forse sono strano, perchè non credo che anche gli altri facciano questo, avvolte lo penso e ci ragiono sopra: "chissà se sono io quello strano oppure gli altri", ma alla fine non arrivo mai ad una conclusione. Arrivo a scuola velocemente, non mi ero mai reso conto di quanto cammino veloce quando sono immerso nei miei pensieri.
Mancano circa cinque minuti al suono della campanella che dà inizio alla giornata scolastica. Mi guardo attorno per individuare qualcuno con cui chiacchierare, sono una persona estroversa e di certo mi fa piacere entrare in classe insieme a qualcuno. La prima persona che individuo senza volere è Vega. Lei si gira verso di me, come se sapesse che la sto guardando. Io la saluto con la mano, lei si rigira e guarda avanti. Ha le cuffie nelle orecchie.
《Buongiorno Siro, come va?》mi giro e dietro di me c'è un mio compagno di classe che trovo abbastanza simpatico. 《Tutto apposto capo, te?》《Alla grande capitano》suona la campana ed entriamo insieme chiacchierando.

《È vero, siamo all'inizio dell'anno scolastico ragazzi, ma avete già fatto le prime verifiche e ho notato che qualcuno ha bisogno di aiuto in qualche materia nella quale ha un calo di voti. Perciò, non voglio assolutamente perdere anche quest'anno qualche alunno per la strada. Consiglio vivamente di fare attenzione: impegno costante, compiti sempre svolti, concentrazione in classe, e magari, se non avete la possibilità di un professore privato a casa, aiutatevi tra di voi, siete una classe. Che ne pensate?》. Trovo il suo discorso molto importante onestamente, ha veramente ragione, in più penso sia dolce da parte sua preoccuparsi in questo modo per i suoi alunni, significa che è una brava insegnante. Mi guardo attorno cercando di capire cosa ne pensano gli altri e ad un certo punto il mio sguardo cade su Vega, è concentrata sull'insegnante. Nessuno sta parlando o rispondendo. Alzo la mano《Io sono disponibile per aiutare chiunque ne abbia bisogno, me la cavo abbastanza bene in tutte le materie, basta chiedere》. So bene che adesso l'attenzione di tutti è su di me. 《Sei un vero cavaliere!》esclama Chow ridendo, è sincera. 《Già, il nostro Siro è davvero intelligente!》esclama qualcuno dal fondo della classe. Io sorrido e ringrazio per i complimenti.

Suona la campanella e qualcuno entra dalla porta della nostra classe. Tutti ci giriamo nella sua direzione. 《Oh mio dio! Ma che ti è successo!》esclama una ragazza e accorre la nostra compagna: è in sedia a rotelle. Tutti la circondano chiedendo cosa le sia successo, quando è successo e per quanto tempo resterà sulla sedia a rotelle, ovviamente anche io sono con loro. Lei tenta di rispondere a tutte le domande che le pengono. Mi guardo attorno distratto e mi accorgo che l'unica a non esserci è Vega. È sempre lì seduta al suo posto, da sola, sempre in silenzio, sempre nell'ombra, sempre fredda. Perché lo è?

Il professore dell'ora successiva ha chiesto chi tra noi vuole fare l'addetto che aiuti la nostra compagna a scuola in generale, come prendere l'ascensore o spostarsi nell'edificio. 《Io sono disponibile》alzo la mano. 《Ottimo Siro! Grazie mille per la tua disponibilità》. Percepisco uno sguardo di ghiaccio sulla pelle e quasi in automatico mi volto, incrociando gli occhi scuri di Vega. Perché mi guarda sempre male?
Comincia la lezione e tento di reprimere i dubbi che mi sorgono su Vega, non voglio pensarci. Il professore parla, i miei compagni sono mezzi addormentati, a parte qualcuno che prende appunti, altri ancora ridono e chiacchierano a bassa voce. Una normale giornata scolastica dopo tutto. Ad un certo punto noto che il professore sta cercando qualcosa, ma non lo trova. Dice qualche parola a bassa voce e poi ci guarda smarrito 《Ragazzi ho dimenticato il mio libro nel mio armadietto per i professori, qualcuno può andare a prendermelo gentilmente?》. D'improvviso tutti si risvegliano dal loro sonno e alzano le mani urlando "io". 《Vai tu Siro》dice esasperato il professore. Mi alzo ed esco dalla classe, lasciando alle mie spalle dei lamenti. Una volta fuori dalla classe, mi rendo conto di non sapere dove andare, ma non ho intenzione di tornare indietro per chiedere informazioni, io sono quello responsabile. Cammino per il corridoio mentre ragiono sul dove potrebbero essere gli armadi dei professori, probabilmente vicino al centralino della scuola. Cambio strada e mi dirigo verso la segreteria, dove c'è il centralino, e subito vedo la bidella più amata da tutta la scuola: Trina, è lei che il primo giorno mi ha accolto nella scuola. 《Buongiorno, sa dirmi dove posso trovare l'armadietto del-》《Tesoro, ti ho già detto che puoi darmi del tu!》ride, rido anche io 《Seguimi, è del prof di biologia l'armadietto che cerchi? Dimentica sempre qualcosa quel poveretto》io le sto dietro e la seguo 《Si, è il suo che cerco》. Lei apre l'armadietto con le sue chiavi e poi se ne va, cosa che mi è parsa strana, in teoria non possono lasciare qualcuno accanto agli armadietti dei professori aperti. Lascio stare la faccenda e afferro il suo libro dall'armadietto.
《Sei sempre così dolce. Sei l'eroe della classe》ricalca la parola "dolce" con un leggero sarcasmo. Vorrei dire di non sapere di chi è quella voce, ma ormai la riconosco quando la sento. Solo lei può avere una voce così gentile ma tagliente allo stesso tempo. Mi giro verso di lei 《Cerco di fare del mio meglio》le sorrido 《Tu che ci fai qui?》le chiedo calmo《Il prof ha pensato che forse avevi bisogno di aiuto per trovare gli armadietti dei professori, visto che sei nuovo》sorride, ma non è un sorriso sincero come quelli che mi rivolgono i miei compagni di classe e i professori《Sei nuovo nella scuola Siro, perché hai cambiato scuola?》. La sua domanda rimbomba nella mia testa, come se mi fosse arrivata da lontano, cerco di trattenere il leggero tremolio delle mani e di controllare il mio respiro, tiro su un sorriso 《Questa è più bella》. Lei fa finta di ridere 《Divertente, perché hai cambiato?》mi allontano dall'armadietto, rendendomi conto che fin'ora sono rimasto immobile nella mia posizione, e lei lo stesso. 《Te l'ho detto, questa è più bella. Ora andiamo che il prof sta aspettando il suo libro》.

Quando sento la campanella suonare all'ultima ora, non vedo l'ora di tornare a casa per fare i compiti e studiare le mie materie preferite. Anche in questo sono strano rispetto agli altri: io amo la scuola, amo studiare, amo fare le verifiche, amo fare i compiti, amo i professori e amo fare amicizia. Amo tutto della scuola, perciò non vedo l'ora di cominciare una nuova giornata e di finirne una ormai al termine, come ora. Saluto tutti e mi dirigo verso casa. Dopo qualche metro di camminata spensierata, percepisco una presenza dietro di me. Mi fermo di colpo e mi giro. 《Non sapevo che facessimo la stessa strada per tornare a casa Barlow, potevi dirlo prima, così tornavamo a casa insieme tutti i giorni》scherzo. La faccia le si tinge di rosso e d'improvviso i suoi movimenti tanto decisi diventano più imbranati, noto che cerca di riprendere il controllo di sé stessa e di essere la solita fredda e impassibile. 《In realtà sto andando a casa di una mia amica, non a casa mia》mente, lo so che mente, ma annuisco e faccio finta di crederle. 《Allora vuoi continuare il pezzo di strada con me o preferisci stare da sola?》Lei mi guarda stranita dalla domanda 《Tranquillo, so orientarmi, non ho bisogno di te》《Ti ho chiesto solo un po' di compagnia, ma facciamo come vuoi tu》mi rigiro e continuo la mia camminata facendo finta di non averla dietro, ma non sono talmente idiota, mi sta seguendo, lei non deve arrivare fino a casa mia. Mi guardo attorno con lo sguardo, cercando di non farla insospettire, alla ricerca di un modo per lasciarla indietro. Alla mia sinistra, il verso opposto di dove devo realmente andare, c'è una folla di gente. Se i film mi hanno insegnato qualcosa, è che le folle sono davvero utili per confondersi e far perdere le proprie tracce. Cambio strada velocemente e mi infilo nella folla, una volta dentro comincio a correre e allontanarmi il più lontano e il più veloce possibile. Mi volto solo una volta, prima di svoltare l'angolo, per vedere dove si trova Vega, e la vedo in mezzo alla folla che cerca di farsi spazio, ma purtroppo per lei, le persone sono troppe e il rumore è forte, può solo dare spintoni, ma in pochi la sentono e si spostano. Io ne approfitto e corro più veloce, cambiando più volte direzione per essere sicuro. Sono entrato a casa di mezz'ora in ritardo, ma sono arrivato al sicuro dalla curiosità di una ragazza dalle iridi scure come la notte, ma che quando la guardo negli occhi vedo una luce talmente tanto forte da spaventarmi, in pochi sono come lei. 《Siro, perché sei arrivato così in ritardo oggi? È successo qualcosa? Stai bene?》mi raggiunge mio padre, io lo tranquillizzo subito 《Tutto apposto papà, sono arrivato un po' tardi perché chiacchieravo con dei miei amici》mi guarda preoccupato 《Sei sicuro?》gli sorrido 《Certo papà, certo che è tutto apposto, se le cose non vanno lo dico, lo sai》. Poso lo zaino e lo abbraccio, lancio uno sguardo veloce all'orologio appeso nel soggiorno, non è tardi, posso ancora riuscire a prendere da scuola la mia stellina.

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