Capitolo 42

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《E quando piangevi chi ti asciugava le lacrime?》

Vega

Non sono brava a cominciare un discorso, specialmente un discorso simile, ma devo provarci. Nel trovare le parole giuste, vengo accompagnata dal vento, che continua a soffiare prepotente, ed io questa volta non lo percepisco come un freddo glaciale, ma più come un segno di vita dal mondo. Come se ci stesse accarezzando e ricordando che non siamo soli. Che qualcuno si ricorda delle nostre vite disordinate. Vite disordinate, al plurale, perché ora so che anche la vita di Siro, oltre la mia, è piuttosto incasinata. Anche lui soffre come soffro io. Mi ero più volte chiesta cosa nascondesse quel ragazzo dai capelli riccioli e biondi, cosa ci fosse sotto quel sorriso troppo perfetto per essere vero. Io lo percepivo che c'era qualcosa che non andava, che c'era di più, ma non capivo cosa. Ora so. Avrei voluto conoscerlo prima, avrei voluto che le nostre strade si incontrassero prima, lo avrei difeso e nessuno gli avrebbe fatto del male, né a lui né alla sua sorellina Sadie. I pensieri su Siro si fermano. Sono sicura che sono passati più di due minuti da quando sono muta a cercare le parole per cominciare la storia. Eppure, Siro è zitto come me e aspetta pazientemente che io parli. Non ha fretta, non vuole che io lo faccia subito. E a lui non danno fastidio le mie lacrime o i miei modi. Lui capisce. Capisce che sono affranta, lo capisce perché anche lui era arrabbiato con il mondo, anche lui non riusciva a chiedere aiuto, anche lui era irritato con tutti, anche con chi non c'entrava niente. Lui mi capisce. Appoggio la schiena allo schienale della panchina e chiudo gli occhi. È ora di cominciare a spiegare chi sono suppongo. Siro mi imita e si rilassa come me. Prendo un respiro profondo e comincio a parlare con calma《Quando ero piccola ero la principessa di papà. Facevamo molte cose insieme e lui era amorevole. Anche mia madre era molto amorevole, sempre sorridente, fiera di me. Andavamo spesso a fare le grigliate in estate, in luoghi all'aria aperta. Andavamo in montagna a fare campeggio, oppure ai laghi, o anche in collina. Comunque eravamo sempre fuori, quasi ogni weekend, e con noi venivano molte volte anche altri amici. Per me era davvero fantastico. Mio padre praticava anche pesca sportiva, così mi ha insegnato a pescare》sorrido fiera. Sono sempre andata fiera di questo, non so perché, ma è bello. Mi piace, è un ricordo felice quello. Poi il mio sorriso scompare quando mi ricordo il restante della storia《Però non era davvero tutto bellissimo. Mio padre beveva molto, tante e tante birre, una dopo l'altra, non riusciva a controllarsi. Si ubriacava ogni volta, era quello più ubriaco. E mamma non lo sopportava, glielo chiedeva di comportarsi bene e di non bere così tanto, ma lui diceva che poteva fare ciò che voleva. Più uscivamo e più loro litigavano. In casa non andavano d'accordo, mamma doveva occuparsi di ogni cosa, e mio padre non faceva niente. O andava a lavorare oppure si ubriacava. E più io crescevo, e più sembrava che mi odiasse. Non ero più la principessa di papà, coccolata e amata. Tra le sue braccia non mi sentivo più al sicuro, perché spesso il suo umore cambiava e con uno sguardo sbagliato o una parola sbagliata, mi picchiava. Picchiava anche mia madre. Le prime volte piangevo, piangevo tanto perché mi faceva male quando mi picchiava. Ma piu lo faceva, e meno mi faceva male. Mi ero abituata, non piangevo più e non tentavo più di scappare o reagire. Lasciavo che facesse, poi avrebbe finito e io non avrei sentito niente. Alcune volte litigava così tanto con mia madre che usciva di casa e non tornava per giorni. Era questo il suo modo per scappare dai problemi, letteralmente: scappando. Stava fuori di notte sotto la pioggia. Usciva con gli amici al bar. Andava a divertirsi come un ragazzino. E quando lui non c'era io non riuscivo a mangiare o a bere, neanche a dormire, piangevo e basta. Anche mamma piangeva. Faceva tanto male. Poi, ogni volta che tornava a casa, chiedeva scusa, si comportava bene per un breve periodo, e poi ricominciava tutto da capo. Sono cresciuta con urla e lacrime. Io chiedevo a mamma se potevamo chiedere aiuto, ma lei diceva che succede in tutte le famiglie, tutte le famiglie sono così, e non c'è bisogno di dirlo a qualcuno. Anzi, mi aveva vietato di dirlo a chiunque》prendo un respiro profondo, ho tentato di trattenere le lacrime, ma gli occhi cominciano a pizzicarmi più forte, non sono in grado di trattenerle e alla fine, nel silenzio del mio dolore troppo grande, mi scivolano giù dalle guancie come quando scivoli giù dallo scivolo. Nonostante questo, io devo riprendere il mio racconto. Se non lo faccio ora, quando lo farò? Mai, non avrò più le forze《I conflitti peggioravano. Una volta mio padre ha spaccato per terra il telefono di mia madre, l'ha totalmente fracassato, e poi ha rotto qualsiasi oggetto che ha trovato in casa, specialmente quelli di vetro. Sembrava che fosse passato un tornado in casa nostra: sedie rotte e gettate in giro, oggetti sparsi per la casa, fotografie per terra..Era terribile. E poi aveva picchiato sia me sia mia madre, più pesantemente del solito. Dopo quella volta, ho implorato mia madre di buttarlo fuori casa o almeno di fare qualcos'altro per allontanarlo. Lei all'inizio non voleva, era troppo spaventata, tremava, aveva paura e non riusciva nemmeno a pensare a fare una cosa del genere. Perciò ho dovuto darle coraggio, affetto, aiutarla e avere pazienza, e infine è riuscita a buttarlo fuori casa, con fatica ma ci è riuscita. Lui se ne è andato dicendo delle parole ben precise. Mi sono rimaste in testa. Ha detto: "Tanto non siete le uniche". Non avevo capito il significato di quella frase, ci avevo riflettuto a lungo ma non l'avevo compresa. Credo di averla compresa solo adesso..》non riesco a trattenere un singhiozzo e Siro poggia la sua mano sulla mia, come ho fatto io con lui. Lo guardo negli occhi, è qui per sostenermi e ascoltarmi. Ma è giusto dirgli tutto questo? È giusto che io dica tutto ciò che mi è successo? È giusto che io riveli chi è davvero Alexia per me? E se lei non volesse? Penso a lei, credo che mi direbbe di fare ciò che mi sento, di essere tranquilla nel dire ciò che voglio dire. Non sarebbe contraria. Lo guardo di nuovo《Vedi..Alexia..lei..non è solo mia amica》sussurro con le lacrime, lui non comprende ciò che sto dicendo, ha la faccia confusa e curiosa allo stesso tempo《Lei è mia sorella. Papà aveva un'altra famiglia, con un'altra moglie e un'altra figlia. Alexia è sua figlia. E io..》sento un fortissimo dolore al cuore e mi piego in due per tutto questo peso che devo portare e che non reggo più. Allora Siro mi abbraccia e io mi aggrappo a lui con forza. È la mia ancora di salvezza, e mi lascio andare tra le sue braccia. Tutto il mio corpo è avvolto in una sensazione che non ho mai provato. Non mi sono mai lasciata andare con nessuno, ma qui, con lui, lo sto facendo. È così strano, così nuovo. Lui mi accarezza la schiena lentamente《È tutto okay Vega, sei al sicuro, sei qui tra le mie braccia, nessuno può farti del male qui》sussurra dolcemente. Faccio respiri profondi, come mi aveva mostrato Alexia, e mi calmo nel giro di una manciata di secondi.《Io ci sono rimasta male. Ci sono rimasta malissimo. Papà aveva scelto di avere un'altra famiglia oltre me e mia madre. Lui non si è fatto problemi quando lo abbiamo buttato fuori casa, lui aveva un'altra famiglia con cui poterci rimpiazzare. E fa male. Tanto male. Vedere Alexia mi fa pensare al fatto che io non sia stata una figlia abbastanza brava, perché se lo fossi stata, lui non avrebbe mai scelto un'altra famiglia. Sarebbe rimasto da me. Da noi》percepisco il cuore infrangersi per aver confessato i pensieri che ho avuto fino ad adesso, pensieri che non avevo mai pronunciato a voce. Perché è così che gli incubi diventano realtà: pronunciandoli a voce, dandoli peso e rendendoli più forte di quanto già sono.《Sai Vega, non voglio dire cose non vere o stupide, ma forse, dico forse, anche Alexia pensa la stessa identica cosa che pensi tu. Forse anche lei si sente una seconda scelta. Forse anche lei si sente un rimpiazzo. Forse neanche lei si sente felice di tutto questo. Siete due sorelle nella stessa situazione, dovete darvi forza a vicenda e stare bene insieme. Siete in due》le sue parole mi fanno riflettere. Forse ha ragione.《E poi Barlow, tu non sei una figlia terribile. Non lo sei mai stata. Sei stata forte, fortissima, haii affrontato tutto questo in silenzio, sei andata avanti giorno dopo giorno. Sei brava a scuola e sei una bravissima ragazza. Sei in grado di ascoltare gli altri e darli amore, perché nonostante tutto il male che ti è stato fatto, tu non sei diventata cattiva. Tu sai amare e essere una buona persona. Sei davvero una brava figlia. Non dire più di non essere abbastanza, perché ti assicuro che sei fantastica》più lo ascolto e più penso che lui non abbia idea di quanto mi stia salvando la vita. Di quanto mi stia facendo bene e mi stia tirando su. Sorrido. Non voglio staccarmi dal suo abbraccio, da questo calore in questo momento di puro buio, ma devo farlo perché è ora che ho abbastanza coraggio per continuare a parlare. Restiamo in silenzio, Siro sta pensando a ciò che ho detto. Gli dò il tempo necessario per renderle parte di sé e capirle. Sento il suo sguardo su di me《Perché sei scappata di casa la scorsa volta?》mi chiede con cautela. Io rispondo sinceramente, non ho più nulla da nascondere agli occhi di questo ragazzo《Papà voleva fare una grigliata, io sapevo cosa sarebbe successo》sussurro con un gusto di amaro in bocca. Lui annuisce con la testa 《E questa volta? Cosa è successo?》io rifletto agli ultimi istanti in casa.《Ieri sera ho risposto male a mio padre, oggi voleva farmela pagare, Alexia mi ha difesa e l'ha buttata per terra. Mi sono arrabbiata. È venuto qui solo per distruggermi la vita una seconda volta, a me e mia madre. Non lo sopporto più. Voglio solo che lui si senta come mi sentivo io ogni volta che lui usciva di casa e non tornava più per molto tempo. Voglio che pianga come piangevo io. Voglio che veda quanto fa male. Voglio che sia arrabbiato e impotente, esattamente come me》sussurro con rabbia. Lui mi osserva con tenerezza, come se capisse nel profondo quello che sto provando io in questo momento. Mi accarezza la mano con dolcezza e cerca le parole giuste da dire《Lo capisco Vega, lo capisco》pian piano la rabbia diminuisce e anche il vento smette di soffiare in modo impetuoso. Poi noto che il mio amico sta esistendo nel dire qualcosa.《Ehi, puoi-puoi dire tutto quello che vuoi quando sei con me, non esitare in questo modo》gli dico sinceramente, perché vedo quanto stia facendo fatica a parlare, ha paura, glielo leggo negli occhi. Lui cerca nel mio sguardo qualcosa, non so cosa, e poi prende un grosso respiro.《Cosa vuoi fare ora? Lo so che non sono io a dover prendere decisioni per te, ma Vega, sinceramente non penso sia giusto che ora tu torni a casa, nelle mani di tuo padre. Non mi piace affatto il pensiero di questo. Non mi sento bene a pensarci, e tu non saresti al sicuro. Né tu né tua sorella Alexia né tua madre》ecco perché faticava tanto a parlare. Io comincio ad annuire, non trovando parole da dire, per fargli capire che sono concordo con lui e che capisco ciò che dice. Lui si sente incoraggiato dal mio gesto e riprende il discorso《Perciò..ecco..penso che sarebbe meglio se chiedessi aiuto. Sai, so che esisti numeri creati apposta per questo. Ad esempio si che esiste il telefono azzurro, che è disponibile per bambini e adolescenti, e ha lo scopo di difendere i diritti dell'infanzia, quindi per segnalare situazioni di disagio o pericolo riguardanti l'infanzia e l'adolescenza. Penso sarebbe l'ideale per te e la tua famiglia》ammette con tranquillità. Io comincio a fare cenno di "no" con la testa《No, mai, non chiamerò mai quel numero, né altri numeri, mai. Significherebbe distruggere la mia famiglia e mandare mio padre non so dove. Non so cosa gli accadrebbe. E poi lui sarebbe arrabbiato e non mi parlerebbe più. E poi se invece non funzionasse, sarei ancora di più nei guai. Si arrabbierebbe. Non posso chiamare, non ho bisogno di aiuto, noi stiamo bene, io sto bene, stiamo tutti bene. Non ti preoccupare Siro, tornerò a casa e le cose andranno meglio. Andrà tutto bene》lui comincia a preoccuparsi《Ma Vega, lui non cambierà mai, mai. Lo sai questo? Hai diciassette anni e vai avanti così da quando sei nata, davvero vuoi rovinarti così la vita? Hai già avuto un'infanzia difficile, e brutta, perché vuoi danneggiare anche il resto? Hai la possibilità di cambiare le cose, di essere felice. Loro possono aiutarti, le cose andranno meglio solo se chiedi aiuto, perché una persona del genere, non cambia. E se lui si arrabbia e prova a farti qualcosa, non sei sola, ci sono io che ti proteggo, e c'è anche Alexia, anche tua madre, anche Chow e credo anche Arold. Siamo tutti qui per te, per voi, credimi e fidati di me》la sua espressione è sicura e determinata, infondendomi coraggio e speranza. Eppure la paura non mi abbandona.《Forse..io..non so..emh..non sono sicura Siro..non credo che..》lui mi stringe le mani per rassicurarmi《Non sei sola. Non sei sola Vega, non sei sola, ricordi? Siamo in due, le nostre due vite disordinate, e io sono qui per rendere la tua vita meno disordinata, siamo qui per te, non mi stancherò mai di dirtelo》. Gli sorrido, e poi rimango ferma a riflettere. È una decisione difficile. Davvero davvero molto difficile.

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