《La tua mente è come quest'acqua amico mio: quando viene agitata diventa difficile vedere, ma se le permetti di calmarsi, la risposta ti appare》
Siro
Sta mattina faceva un freddo glaciale, e, guardando dalla mia finestra, pensavo che avrei dovuto passare la giornata chiuso in casa. E ne avevo piuttosto paura. Ma poi è uscito il sole e l'aria ha cominciato a riscaldarsi lentamente. 《Io esco!》grido a mia madre e mio padre, e accontensono alla mia uscita senza problemi. 《Aspetta Siro! Una cosa!》come non detto. Ritorno indietro sui miei passi, mia madre mi raggiunge. 《Sta arrivando il tuo compleanno, come vuoi festeggiarlo questo anno?》io ci penso velocemente su, ma non mi viene in mente nulla di particolare, neanche qualcosa che avevo programmato in precedenza. 《Emmh in realtà non ci avevo pensato, ci rifletto meglio nella giornata, magari anche nei prossimi giorni, e poi ne riparliamo, okay?》mia madre capisce, mi sorride dolcemente e ci salutiamo. Appena fuori dalla porta penso a cosa potrei fare. Non in merito al mio compleanno, ma in merito a come potrei passare la giornata. Potrei andare a farmi un giro al mercato, oppure potrei andare al parco, oppure potrei anche solo camminare in giro per le strade senza una meta precisa. Solo qualche oretta. Non riesco a non uscire di casa, è proprio una cosa che amo. Una volta mi hanno detto che a stare troppo in casa, ti mangiano i demoni. E io penso sia proprio così. Mentre ragiono sul da farsi, non riesco a smettere di camminare per la semplice gioia di essere uscito di casa. Forse sono strano, ma se mi fa sentire bene, è okay così, giusto? All'improvviso mi ritrovo nel centro della città, un luogo frequentato da chiunque praticamente, di tutte le età, tra adulti indaffarati, e bambini emozionati, oh, e anche da turisti. Ed è sempre movimentato e affollato. C'è anche il mercato. Ed è li che decido di andare. Vedo donne anziane indaffarate negli acquisti, donne giovani impegnate con i loro bambini, e questi ultimi vivaci e sempre allegri. Guardo quei bambini giocare tutti insieme, felici e genuini. Giocare tra loro. Sadie invece non può farlo. Lei non può giocare con gli altri bambini sotto i raggi del sole, e sentire l'aria che soffia sul suo viso. Lei non sta vivendo l'infanzia che ho vissuto io, e che non rimpiango nemmeno per un momento. Mi sale un po' di malinconia, ma continuo a camminare. Tento di distrarmi ammirando tutti gli oggetti sui banconi del mercato. C'è sempre di tutto. Da salami, formaggi, verdura e frutta a teli, lenzuola, indumenti, asciugamani, e poi anche prodotti per la casa, e giochi per bambini. Di tutto. Mi è sempre piaciuta la vivacità di questo posto. Mi ispira sempre l'ideale di vita. Vita vivace, viva. Ma come di solito, nulla dura per sempre. 《Ehi Worley!》mi urlano dietro dei ragazzi, io mi giro allarmato. Riconosco subito quelle voci. Sono le stesse che ora mi perseguitano nel sonno. 《Cosa fai? Dov'è quel piccolo mostriciattolo?》si innalza un grande coro di risate sonore. Quello è il gruppo principale di ragazzi che non mi lasciano stare. Quelli da cui Vega stava per rivolgersi alla gita. Mi salgono i dubbi. Carol aveva detto che non volevano farmi niente, che non ne avevano intenzione. Non può avermi mentito, è la mia migliore amica. No no, probabilmente lei non ne sapeva niente, per questo non ha potuto avvisarmi. Io faccio finta di non averli sentiti e notati e comincio a camminare prima più avanti e poi più velocemente, tentando di confondermi e nascondermi tra la folla. 《Ehi! Dove vai!?》ma loro mi stanno dietro peggio dei leoni con le loro prede. Osservo di sfuggita ciò che ho attorno, nella speranza di trovare una via di scampo. Sono un vigliacco che scappa? Si, mi va anche bene se vengo considerato come tale, ma il mio istinto dice di non stare immobile. Non me ne accorgo nemmeno, ma comincio a correre come un matto, cercando la fine del mercato. Sposto le persone, tentando di limitare i danni e non fare del male a nessuno, qua sarebbero anche capaci di chiamare la polizia. Vedo quello che mi sembra una via di fuga, per uscire sulla strada aperta della città. Corro in quella direzione senza pensarci due volte e alle mie spalle non sento più le voci dei ragazzi che mi inseguivano. Appena arrivo all'uscita, corro in direzione della mia casa, ma dopo pochissimo tempo, sbucano dalla stessa uscita i ragazzi. Con la coda dell'occhio riesco a vedere che sono in quattro, e c'è anche il ragazzo più popolare di tutti, e anche quello più aggressivo. Mi individuano e tornano ad inseguirmi. Sbuffo infastidito, pensavo di essere riuscito a liberarmene. Torno a correre veloce e agile per le strade, per fortuna non ho mai saltato le lezioni di educazione fisica a scuola. Giro per più stradine, senza pensare che potrei perdermi, ma pensando solo a far perdere le mie tracce. Per vari minuti corro e corro, loro mi urlano di non scappare come un coniglio e di affrontarli, se ho un minimo di coraggio, ma io non mi fermo nemmeno per un secondo e continuo a correre. Se non sbaglio al test di resistenza a scuola avevo preso un bel voto. Confido nelle mie abilità e prego le mie gambe di non abbandonarmi proprio ora. Quando non sento più le loro voci moleste, capisco di aver corso abbastanza. Mi fermo all'improvviso, con il fiato corto. Non devo fermarmi, così aveva detto l'insegnante, devo camminare. Era perché c'è tipo una specie di acido nelle gambe che dobbiamo smaltire eccetera. Perciò continuo a camminare in modo lento. Mi ritrovo sudato nonostante la leggera arietta, e con la testa che gira per la corsa. Dopo un po' mi sento talmente stanco da sedermi per terra, contro il muro di un palazzo. Faccio grandi respiri profondi e chiudo gli occhi, appoggio la testa al muro. Ora sono al sicuro e non mi è nemmeno successo niente. Wow, è andata meglio di quanto pensassi. Mi sale una voglia matta di un sorso d'acqua. Apro gli occhi all'improvviso e mi guardo attorno, quasi come un disperato. Cerco qualcosa di famigliare intorno a me, ma non riesco a riconoscere niente di qui. Mi sa che questa parte della città non l'ho mai visitata. Mi alzo, dicendomi che non è cosi grave e che riuscirò a ritrovare la strada di casa, non c'è bisogno di agitarsi. Ero anche bravo ad orientarmi, andavo bene in geografia. Cammino per le strade osservando bene tutto, mi sento un po' come quando da piccolo al supermercato per qualche minuto perdevi di vista i tuoi genitori e poi li cercavi smarrito per i reparti. Ecco come mi sento ora, proprio così. Mi viene in mente che ho con me il mio telefono, posso usare google maps e tornare in fretta a casa, pure in tempo per il pranzo. Mi tasto le tasche. Non l'ho preso. Mannaggia, non l'ho preso. Perché non l'ho preso? Ogni volta che esco per fare una passeggiata non lo prendo, perché dico che voglio ricollegarmi con il mondo, ma inizio a capire che è una cosa stupida. Maledizione. Maledizione. Maledizione. Ma cosa mi passa per la testa avvolte? Ora comincia il vero panico. Smarrito, stanco e confuso in una parte della città che non conosco, senza telefono. I miei genitori mi aspettano puntuale per l'ora di pranzo, se non arrivo in tempo si spaventeranno. Okay calma. Se questa è una parte della città che non conosco, significa che se cammino più in là, troverò la parte della città che conosco. È semplice. Ripenso alla direzione dalla quale sono arrivato. Bene. Non me lo ricordo. Non ne ho la minima idea, perché ho dovuto fare il disperato e camminare in modo ancora più confusonario per le stradine. Respira Siro. Respira. Basterà chiedere aiuto a qualcuno. Si ma è possibile che non c'è nessuno per queste strade? Ma chi ci abita qui? L'uomo nero? Il big foot? Dai calmati Siro, mi ripeto, forse si stanno preparando per pranzare e perciò non c'è nessuno. E poi è il weekend, chi resta a casa? Uff, non voglio nemmeno suonare e disturbare qualcuno, chissà come sono le persone qui e come reagirebbero. Mi risiedo per terra. Tutto ciò che mi stressa torna a farsi sentire più forte di prima, aumentato dalla stanchezza e dalla frustrazione della situazione. I miei ex compagni che non mi lasciano vivere. Sadie che non può avere la vita che merita. Io che non dormo la notte. Vega incazzata con Carol. Arold troppo silenzioso. Non voglio abbandonare nessuno, nemmeno me stesso. Mi gira la testa. Dannazione che nervi. Sbatto la testa contro il muro dietro di me per la rabbia. Risultato? Sono ancora più furioso di prima. Dannazione. Dannazione. Dannazione. Ora cosa posso fare? La disperazione totale è un'opzione valida?
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Yin e Yang
General Fiction||COMPLETA|| Questa è la storia del coraggio nel tentare ciò che non è mai stato tentato, di vedere la bellezza pure dove si è sempre pensato non ci fosse, del tentare di capire ciò che non si è mai capito. Questa è la storia di un amore considerat...