Capitolo 11

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《Scappando da una problema aumenti solo la distanza dalla soluzione》
-Antonio Gravina

Vega

È da molto tempo che riinvio questo momento, ma avrei dovuto capire prima che quando mi dicevano che tutti i mostri alla fine ti raggiungono, era solo la pura e semplice verità. Mia madre guarda tutti noi sorridente, ma non riesce a far sorridere anche me nonostante tutti i suoi sforzi. So che vuole che io mi comporti da ragazza educata, ma so anche che neanche a lei piace questa situazione. Mi gira la testa e ho la nausea, forse tra poco dovrò vomitare. 《Ciao principessa di papà!》esclama mio padre abbracciandomi. Io lo lascio fare, perché se mi ritraessi, quella stronza sarei sempre e comunque io. Quando mio padre mi abbraccia, succede qualcosa. Mi ero concentrata talmente tanto su di lui, da non notare che dietro di lui c'è qualcun'altro: una ragazza. Mi soffermo a osservarla attentamente: ha dei capelli di un rossiccio luminoso, come se qualcuno ci avesse spalmato del caramello sopra, la frangetta e i capelli mossi. Sembra che abbia una pelle così soffice da poterci sprofondare, come i lineamenti di una bimba. Ha gi occhi azzurri e chiari ed un lieve sorriso particolarmente gentile, che esprime fiducia, in qualche modo. Indossa un maglione multicolor largo e dalle maniche lunghe, abbinato a dei jeans a zampa neri e degli stivaletti neri. Ma nonostante il suo aspetto così dolce, ha un leggero velo di malinconia che riesco a percepire. Mio padre mi lascia andare e si avvicina a mia madre per abbracciarla. Ci ritroviamo tutti e quattro l'uno davanti all'altra, c'è una forte tensione. 《Allora? Andiamo a sederci?》riesce a rompere il ghiaccio mia madre, dopo un po' di fatica. Andiamo in salotto, io incollata a mia madre come se stessero per portarmela via. Ci sediamo sui divanetti e mia madre tossicchia 《Quindi..lei chi è?》chiede, rivolgendosi a mio padre e riferendosi alla ragazza dalle iridi azzurre. Io, a differenza sua, non voglio proprio sapere chi è, perché ho troppo paura della risposta. Troppa. E non posso vomitare o svenire in mezzo al salotto, davanti a tutti loro. Mio padre sorride e parla ad entrambe 《Lei è Alexia, mia figlia》. Mi aggrappo con forza a mia madre, sento la testa girare troppo forte. Non posso svenire. Non posso svenire. Io sono forte. 《Ho bisogno di un po' d'acqua》sussurro a mia madre, e lei mi passa una bottiglietta d'acqua fresca. È già preparata per queste occasioni.. Mia madre si assicura che sto un poco meglio, e poi torna a concentrarsi sui due. I suoi occhi, il modo in cui mi guarda, i suoi gesti. Mi sento uno schifo totale. È preoccupata per me e ignora invece quanto sta soffrendo lei stessa, mi guarda con quei occhi pieni di scuse, anche quando non è del tutto colpa sua. Avrebbe potuto dirgli di non venire, ma poi l'assistenza sociale sarebbe intervenuta e le cose sarebbero andate peggio. 《Quindi..la madre chi è?》chiede con voce lieve. Riesco solo a immaginare la fatica che prova in questo momento. Mio padre continua a sorridere, come se tutto stesse andando bene 《Ecco, è successo in contemporanea alla tua gravidanza con Vega》. Sentendo quella fottuta frase cerco di riaccumulare le forze necessarie per cominciare a litigare. Mia madre non dice una parola, lei tace e soffre dentro, perciò devo parlare io al posto suo. 《Hai tradito la mamma con un'altra, mentre era incinta di me?》lo guardo male, la rabbia mi esplode dentro 《Quindi ha la mia età》affermo, guardando male anche lei. Una parte di me dice di non prendersela anche con lei, non è colpa sua se abbiamo in comune un padre di merda. Ma l'altra parte di me vuole sfogarsi, vuole parlare e farsi sentire, vuole urlare a squarciagola ciò che sente e ciò che pensa. Non è giusto chiedere ad una ragazza della mia età di soffrire in silenzio. Forse non è neanche giusto prendersela con qualcuno di innocente..? Mio padre cerca di farmi calmare con frasette che mi fanno solo più innervosire 《Guarda il lato positivo, hai sempre detto di volere una sorella!》esclama contento. Io scatto in piedi 《Certo! L'ultima volta che l'ho detto avevo 12 anni! Tu da quanto te ne sei andato? eh? Te lo ricordi almeno? Avevo 14 anni, era il giorno del mio compleanno! Adesso sai almeno quanti anni ho? Lo sai? Scommetto di no!》iniziano a pizzicarmi gli occhi e il mio corpo trema come se stesse andando in ipotermia. In questo momento vorrei che si trattasse del freddo, ma purtroppo trema per ben altri motivi. Esco dal salotto e corro in camera mia, appena entro sbatto con forza la porta e lancio sul muro il cuscino del mio letto. Il peggio è quando un attacco di panico scoppia all'improvviso e non riesco a calmarlo. Piango, sento di dover vomitare, tremo, la testa mi scoppia e il cuore batte all'impazzata. La paura inizia ad avvolgere tutto il mio corpo e i pensieri su quanto sta accadendo viaggiano troppo veloci nella mia mente. Sono in preda al panico più totale e non percepisco la presenza di mia madre finché non mi accarezza dolcemente e mi abbraccia. 《La mamma è qui piccola Vega, non aver paura, non piangere, ti voglio bene e sono qui per te lo sai, risolveremo le cose insieme》mi guarda ma io non riesco a sostenere il suo sguardo e chiudo gli occhi 《Respira con me》mi aiuta a fare respiri profondi e dopo qualche minuto mi calmo. Mi appoggio al muro e lei si siede accanto a me. Passa qualche secondo di silenzio, anche se a me sembrano minuti《Perché non mi hai detto che sarebbero arrivati oggi?》le chiedo a bassa voce, per paura che possano sentirci. 《Perché non lo sapevo. Non ne avevo idea nemmeno io, ho solo aperto la porta e loro erano qui》sospira 《Ha detto che voleva farci una sorpresa》un brivido mi percorre la schiena e l'unico modo che ho per non cadere di nuovo in uno stato di rabbia pura è guardare fuori dalla mia finestra: è buio, non ci sono nemmeno le stelle. 《Io devo scendere di sotto》mi guarda triste 《Se non vuoi scendere va bene lo stesso okay? Li dico che non ti senti bene, non sei obbligata a venire di sotto》forza un sorriso. La abbraccio 《Grazie》. Quando il nostro abbraccio si scioglie, scende di sotto. Sono sola in stanza. Adesso immagino che loro due si sistemeranno a casa nostra per qualche giorno e che entrambi tenteranno di farmi fare amicizia con Alexia. E se io non volessi fare amicizia con Alexia? E se io la odiassi? E se io non la volessi accettare? Non possono obbligarmi. Non mi interessa se siamo imparentate. Lei ha lo stesso sangue di mio padre, ed è solo un motivo in più per non averci niente a che fare. Già io non sopporto di avere lui come padre, ma sono salva grazie a mia madre. Ma lei. Lei per me non è nulla. È solo una sconosciuta con cui ho un legame di sangue. Nulla di più. Mi nascondo sotto le coperte, come quando ero bambina, e lascio che qualche lacrima silenziosa e fredda scorra sulle mie guancie. Quando sto per addormentarmi, sento delle voci e dei passi fuori dal corridoio. All'inizio non mi interessava sapere nulla, ma poi ho deciso di alzarmi silenziosamente e di sentire. Forse perché in questo modo limiterò i danni, riuscirà a farmi meno male scoprire le cose prima io da sola, piuttosto che me le dicano loro dopo. Appoggio leggermente l'orecchio alla porta e riesco a sentire la voce di mia madre 《Avevo preparato la tua stanza》dice rivolgendosi probabilmente a mio padre. Ha la voce mortificata, e non lo sopporto, perchè non è colpa sua. 《Ecco è questa, accomodati pure. Invece per te..Alexia..emh..》conoscendo mia madre, le proporrà di dormire nella sua stanza. Non se ne parla, quella non prende la stanza di mia madre, assolutamente no. Penso in fretta a dove altro poter sistemare Alexia, ma oltre il divano di sotto non mi viene altro in mente e mia madre non la lascerebbe mai dormire sul divano. Spalanco la porta e mi ritrovo nel corridoio. Entrambe si girano a guardarmi 《Mamma, potrebbe dormire in camera mia》lo dico quasi urlando. Non mi piace per niente come idea, ma proprio per niente, ma preferisco dormire scomoda io che lei. Mia madre mi guarda mezza entusiasta e mezza dubbiosa. 《Beh, emh..》balbetta lei. Decido di essere ben diretta io, perché mia madre non vuole che mi scomodi o che faccia cose che in realtà non voglio 《Dai vieni Alexia, ti aiuto a sistemare le tue cose》la afferro dal braccio e la trascino in camera mia 《Buona notte mamma, ti voglio bene》saluto mia madre e chiudo la porta. Mi giro verso Alexia, è in mezzo alla piccola stanza in silenzio, con in spalla un zainetto, immagino ci sia la sua roba dentro. 《Non toccare nulla in questa stanza e non spostare le cose, se vuoi qualcosa lo chiedi a me, non a mia madre》la guardo male mentre le parlo《Adesso tiro fuori il lettino e te lo monto, le tue cose non lasciarle in giro》tiro fuori il lettino, il materasso, delle lenzuola, la coperta e un cuscino, le bastano queste cose. Non è la principessina della casa adesso. Sistemo tutto, dormirà al fondo della stanza, cioè nel lato opposto a dove dormo io. 《Ecco fatto, dormi bene》la lascio sistemare le sue cose, nel mentre siamo avvolte dal totale silenzio. Quando ha finito, spengo la luce e vado nel mio letto. Non la voglio qui. Non la voglio qui. Non la voglio qui. Lei è il frutto di un tradimento. Cerco di calmarmi, ma il pensiero di questa situazione mi fa davvero impazzire. Per quanto tempo staranno qui? E poi perché sono qui? Perché sua madre non è venuta? Non accetta la verità? Cioè l'essere solo una puttana. La parte buona di me continua a dire di non prendersela con lei. Forse è nella mia stessa situazione? Forse anche lei sta soffrendo? No, come fa a soffrire? Lei è il problema, uno dei tanti. Perciò non penso stia soffrendo. O forse si? È una ragazza come me, e poi, abbiamo lo stesso padre. Mi chiedo se abbia già conosciuto quello che è realmente. Spero per lei di no, anche se non mi sta simpatica, non voglio che abbia già conosciuto quella parte di lui. Non deve soffrire così tanto, non lo auguro a nessuno al mondo. Mi lascio sprofondare nella comodità del mio letto e mi addormento per la stanchezza della giornata pesante.

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