Capitolo 9

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《Essere consapevoli di ciò che si prova dentro di sé, senza sentirsi sbagliati, è il passo fondamentale per essere padroni di se stessi》
-Arthur Schopenhauer

Vega

Mi sveglio con il corpo intorpidito. Ho fatto un sogno strano, ma non ricordo molto, oltre l'ansia e la rabbia. Ricordo che si trattava di lui. Cerco di muovermi un po' e decido di scendere al piano di sotto. Entro in cucina e vedo una figura molto famigliare: mia madre sta preparando la colazione e un buon odore inonda le mie narici, migliorando leggermente il mio umore. Sento di aver già sentito questo odore da qualche parte, ma non riesco a riconoscerlo ora, è un profumo di latte e zucchero.《Buongiorno mamma》la saluto e mi avvicino a lei, per abbracciarla, e anche per vedere meglio cosa sta cucinando di buono.《Buenos días, querido》mi saluta lei sorridente. Mi sporgo in avanti e riesco a vedere cosa sta preparando: il dulce de leche, il mio preferito da quando sono piccola. La aiuto a finire ciò che ha cominciato e ci sediamo a tavola insieme per mangiare. Il problema è che non riesco a essere per niente tranquilla e concentrata. Il sogno che ho fatto mi ha lasciato addosso una bruttissima sensazione e le cose successe ieri non hanno per niente aiutato. Arold che supera ogni limite. Trina con la guancia rossa. I miei compagni di classe che lo odiano. E poi c'è Siro. Ma lui da che cazzo di parte sta? Dalla parte di Arold o dalla nostra? Non dico di odiare Arold a morte, ma quasi ecco. So solo che i prossimi giorni saranno terribili. Perché so fin troppo bene com'è quando un'intera classe ti odia e rimani totalmente solo a dover sostenere quei sguardi e quelle parole e quei gesti. Quando ti guardano come se fossi un mostro e quando ti lasciano così tanto solo che inizi a percepire quanto sei marcio dentro. Odio Arold, ma forse, e dico forse, mi fa un pizzico di pena. Solo perché so come ci si sente. 《Piccola Vega? Tutto apposto?》mia madre mi risveglia alla realtà. Mando giù un altro boccone di questa dolcezza e cerco di ignorare queste brutte sensazioni. 《Tutto bene, oggi vado a fare una passeggiata, okay?》lei mi guarda 《Si si va benissimo》. Mi alzo da tavola e vado in camera mia. Un'altra cosa che mi fa incavolare e non sapere ancora nulla su questo Siro. Ancora niente! Niente. Sono tre mesi che la scuola è cominciata. Basta. L'unico modo che ho per sapere di più è parlare con Carol. Devo ottenere il suo numero di telefono, ma non ho idea di come fare. Non posso scrivere a Siro e chiederglielo, tirerebbe fuori qualche scusa. Lo so. Mi siedo vicino alla finestra e cerco di pensare a un'altra maniera. Uscire e andarla a cercare è una possibilità, ma le probabilità di trovarla sono rare. Cosa posso fare? Rifletto per qualche minuto ammirando le nuvole nel cielo, sono più tranquille oggi. Il mio telefono vibra nel silenzio della stanza e mi viene un'idea: i social. Sicuramente una ragazza come lei avrà parecchi social e non farà certo fatica a postare foto sue o a farsi conoscere volentieri. Invece, una persona come me, di social non ne ha, perciò devo installare e cercare. Decido di installare instagram e di cercarla prima lì, è il social più utilizzato,  penso. Creo un account a caso, mi serve solo per individuarla. Nella barra di ricerca scrivo "Carol" e mi escono tantissimi account. Mi metto comoda e comincio a controllarli tutti nella ricerca del suo. Circa 20 account più tardi, trovo il suo. Per curiosità guardo tutti i suoi post, sia vecchi che nuovi, magari anche da lì riesco a scoprire qualcosa. Tra i nuovi post trovo soltanto foto sue o con le sue amiche, anche foto di abiti suoi e di luoghi che è andata a visitare. Direi che non ha problemi di soldi. Scorro più in basso e ad un certo punto trovo una foto di lei e Siro. La foto ritrae lei sorridente che gli dà un bacio sulla guancia e lui rosso e che sorride. Guardo la data, è dell'anno scorso. La seguo e mi preparo a scriverle un messaggio, nel mentre, lei mi segue a sua volta. Vado nella chat e le scrivo 'Ehii Carol, sono Vega, l'amica di Siro, come stai?'. Invio e aspetto una sua risposta, che arriva anche in fretta. Risponde che sta bene e che è felice che le ho scritto. Le propongo subito di incontrarci, in questo modo parlandole faccia a faccia riesco a capire se mente o meno. 《Ciao mamma io esco!》《Ciao tesoro!》mi saluta mia madre dal salotto. Uscita di casa vado nel luogo dell'appuntamento: il parco con la fontana delle fiabe, come la scorsa volta. Per le strade cammino a passo svelto, sono abbastanza..emozionata, penso, all'idea di riuscire a scoprire qualcosa in più. Quando entro nel parco vengo invasa da una piacevole sensazione di tranquillità, penso sia merito della mia fontana delle fiabe, lei mi sta dicendo che va tutto bene. Sorrido e mi guardo attorno, vedo subito la rossa seduta su una panchina. La raggiungo subito e la saluto, lei si alza in piedi e ci baciamo sulle guancie. 《Allora, come va la scuola Vega?》mi chiede gentile, ci sediamo l'una accanto all'altra. 《Bene bene, e tu?》lei mi sorride ancora 《Molto bene anche per me. Con Siro come va?》io la guardo, concentrata sul suo viso e sui suoi occhi, per capire bene come si sente quando si parla di lui. 《Direi bene, è gentile e simpatico, anche tu lo pensi?》. Continua a sorridere 《Immaginavo, lui va molto bene a scuola, ha sempre avuto voti alti》. Mentre parla non trovo variazioni, sorride e mi sembra sincera. Ne approfitto per parlare di più di lui 《A proposito, tu sai perché ha cambiato scuola?》questa volta è impossibile che cominci a piovere. Questa volta mi deve rispondere per forza. 《Non te l'ha detto?》mi guarda perplessa 《No, non mi ha detto niente. Puoi farlo tu》mi guarda ancora più perplessa 《Ha avuto qualche problema》afferma, ma questo già lo so 《Che genere di problema?》l'ansia percorre ogni centimetro del mio corpo aspettando una sua risposta《Se non l'ha detto lui, perché dovrei dirlo io?》. Ed è qui che capisco che non avrò informazioni nemmeno da lei. Non so cosa dire, mi sento leggermente incazzata anche con lei, ma cerco di calmarmi perché è così dolce e gentile e non è giusto dare la colpa a lei se è solo una buona amica. Le sorrido 《Hai ragione》. Se non vuole dirmi niente, non ci posso fare niente. Infondo, non mi sembra una minaccia. Risponde ai messaggi, ci incontriamo e parliamo, è educata e gentile. Lei è okay. Le propongo di scambiarci il numero di telefono, nella speranza di ottenere qualcos'altro, anche di piccolo, e passiamo il resto della giornata insieme a chiacchierare in generale. Mi sento abbastanza rilassata, penso perchè con lei, qui, sono semplicemente lontana dal mondo. Non stiamo parlando di argomenti in particolare, solo cose generali. Mi sento al sicuro, e in più qui, nel mio posto preferito. Poi Carol è una ragazza semplice e educata, penso sia proprio una brava amica. Parliamo e scherziamo così tanto che dimentico di controllare l'orario. Quando a lei arriva una telefonata, ne approfitto per rilassarmi sulla panchina. Guardo il cielo, con le sue nuvole morbide che lo decorano, il venticello che mi scompiglia ogni tanto una ciocca. Sorrido, alla fine non sta succedendo nulla di male, è tutto okay, come dice la mia adorata fontana. Non dico di fidarmi totalmente di lei, neanche di volerle un'infinità di bene, dico solo che ogni tanto, forse, posso anche rilassarmi. Ma solo ogni tanto. Afferro il telefono e controllo l'orario e mi rendo conto che ormai è tardi, la giornata è praticamente terminata e che probabilmente mia madre è preoccupata per me. Mi alzo dalla panchina di scatto, senza volere《Ora devo andare Carol, ci vediamo》《Certo certo, anche io devo andare》ci salutiamo e poi mi incammino di corsa a casa.

Quando arrivo a casa, saluto mia madre e salgo velocemente in camera mia, voglio riposarmi, ma allo stesso tempo sono frustrata per non aver ancora scoperto niente dopo mesi. Siro mi fa impazzire. Mi sdraio nel letto e apro di nuovo l'account di Carol, scorrendo le foto.《Vega!》mi chiama mia madre dal piano di sotto. Non faccio in tempo a rispondere perché lei arriva nella mia stanza e si avvicina a me 《È arrivato》mi dice affannata per aver corso sulle scale. Mi guarda scossa, gli occhi agitati. Io capisco subito a chi si riferisce. Subito. E vorrei non averlo capito, vorrei che non fosse reale. Perche così presto? Perché ora? Non voglio. Non sono pronta. Comincio a fare 'si' con la testa. Penso sia un gesto che il mio cervello fa per farmi apprezzare la situazione e per farmi tranquillare. Perché se non faccio finta che va tutto bene rischio di impazzire del tutto. Mi alzo dal letto lentamente e scendo insieme a lei giù per le scale. Una volta alla fine della scalinata, davanti alla nostra porta, c'è lui. Lui. Lui è qui. Vega mi hai sentita? È qui. Continuo a ripetere a me stessa di dire almeno 'ciao', di muovermi, ma la sua figura mi rende immobile. Immobile. Lui mi guarda e mi sorride. Quel solito sorriso, quello così tossico. Mando giù un groppo di saliva e mi sforzo di far uscire la mia voce, guardo mia madre e riesco a riprendere fiato. Devo farlo per lei, perché lei ci tiene, lei mi vuole bene, anche se sa meglio di me quanto questa situazione distrugge la vita e l'anima di tutti. Mi avvicino a lui e lo guardo negli occhi, devo essere forte《Ciao papà》.

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