Capitolo 34

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《La tristezza peggiore è quella improvvisa, quella che viene senza un apparente motivo. Sentirsi il vuoto dentro e non riuscire a calmarlo in nessun modo. Sentirsi così fragili da morire lentamente, senza poter fare niente》

Vega

Aspettiamo che la pioggia finisca di abbattersi su di noi, e poi torniamo a casa. O meglio, Siro si è offerto di accompagnarmi fino a davanti casa mia 《Oh ma dai, non devi accompagnarmi fino a casa mia, so tornare a casa anche da sola》sbuffo e mi lamento, nel tentativo di convincerlo. 《No, non se ne parla proprio Barlow, ho detto ad Alexia che non ti avrei perso di vista nemmeno un secondo, ed è proprio quello che farò, fino alla fine》riconosco che ha la sua buona dose di testardaggine, perciò smetto di insistere e lo assecondo. Camminiamo in silenzio e dopo qualche minuto arriviamo in quella piccola parte della città dietro casa mia, quella con le case tutte uguali. Non so se è colpa di Siro, della sua presenza e del suo comportamento, ma a me viene in mente un'idea. 《Siro! Guarda!》gli indico qualcosa alle sue spalle e lui si gira, allora io mi giro nella direzione opposta e scappo. 《Dannazione!》lo sento esclamare e cerca di inseguirmi. È vero che non conosco al cento per cento queste stradine, ma riesco ad orientarmi in qualche modo, invece lui no, perciò è divertente vederlo in questa situazione. Corro in mezzo alle strade e mi nascondo dietro le case, facendo sempre attenzione a dove si trova lui. Non voglio scappare, voglio giocare. 《Che c'è Worley? Ti sei perso?》grido ridendo, lui mi sente e si guarda attorno, tentando di scovarmi 《Ah è questo che vuoi Barlow? Giocare? Eh va bene》risponde gridando. Io rido piano e torno a correre, lui mi vede e mi insegue. Il problema è che lui ha più resistenza fisica di me ed è più veloce, invece io stanca rallento lentamente, e lui riesce a raggiungermi. Mi afferra da dietro e mi abbraccia forte, immobilizzandomi 《Ti ho presa!》esclama fiero 《Non puoi scappare da me Barlow》sussurra al mio orecchio e poi mi lascia andare. Ridiamo come due bambini e torniamo a camminare verso casa. Abbiamo entrambi il fiatone e anche questo ci fa ridere. Dio, che bella questa giornata. Quando in lontananza vedo casa mia, capisco che il divertimento è terminato. Eccomi tornata alla realtà, e il mio sorriso scompare con l' arrivo di essa. Siro lo nota, ma non dice niente. Io comincio a camminare molto lentamente, nella speranza di rimandare il più possibile il momento in cui varcherò quella porta. Ma non funziona, perché alla fine arriviamo ugualmente davanti a casa. Io la osservo, non vedo nessuno, per fortuna. Siro mi accarezza la testolina 《È stata una bella giornata Vega, e ti ringrazio per questa avventura》parla in modo dolce e io apprezzo ogni sua parola, perché ricambiata 《Ora vai a casa, e riposati, ci vediamo domani a scuola》sussurra, neanche lui sembra emozionato nel vedermi tornare a casa. Forse l'ha intuito che qualcosa non va lì e che io non sto bene. Gli sorrido 《Anche io mi sono divertita oggi》sussurro 《Allora..ci vediamo a scuola Siro》lui mi sorride e ci salutiamo. Siro non va via finché non mi vede entrare in casa. Appena entro, non ho nemmeno il tempo di guardarmi intorno che vengo circondata da un grande abbraccio di mia madre. 《Vega! Come stai? Hai risolto con la tua amica?》è così felice di vedermi che mi si scalda il cuore, mi dispiace averla lasciata. Alexia scende le scale e ci raggiunge, mi sorride gentile e io ricambio. 《Ehi mamma! Tutto apposto, ora sta bene》dalla cucina vedo mio padre che ci raggiunge. Io sento le gambe cedere e la testa girare, sotto il suo sguardo severo e da rimprovero. Mi viene vicino, mia madre indietreggia, e lui mi poggia una mano sulla spalla 《Sei tornata》mi sorride, ma io lo capisco che non è un vero sorriso sincero, sembra più che voglia ammazzarmi. Comincia a stringermi e io non riesco né a muovermi né a rispondere. Mi fa così male che penso che mi lascerà un grande livido nero. Lo guardo dritto negli occhi, implorandolo di risparmiarmi e perdonarmi. Alexia aveva ragione. Ho solo causato un altro danno. E proprio lei si accorge della mano pesante di mio padre su di me e mi corre incontro 《Vega! Che bello vederti!》mi abbraccia e mio padre è costretto a togliere la sua mano 《Vieni di sopra, ti faccio vedere una cosa!》esclama contenta. Io lo capisco che è tutta una messa in scena per portarmi al sicuro nella nostra stanza. Così la seguo e saliamo di sopra, scalino dopo scalino l'ansia mi scivola giù di dosso. Sono fortunata ad avere lei con me. Ammetto che un poco mi era mancata la mia cameretta viola e blu. 《Allora, come è andata?》mi chiede Alexia, ci sediamo insieme sul mio letto, comode, come se fossimo migliori amiche 《È stato rigenerante e divertente, non pensavo che Siro potesse essere così》lei mi guarda con un sorrisetto malizioso 《Ma non è che ti piace?》cambio immediatamente espressione 《Cosa?! No! Ma ti pare? Ma come ti vengono certe idee?》lei ride 《Ho notato che gli sei sempre vicino, che lo guardi spesso e quando parla con qualche ragazza, sei leggermente gelosa》parlare di Siro mi fa dimenticare mio padre, e torno a sentirmi bene《Dio mio Alexia! No! No! Non potrebbe mai piacermi!》esclamo. Che strana questa sensazione. Sto parlando normalmente con la mia sorellastra, ridendo e scherzando, comode su un letto, e non stiamo neanche parlando di un argomento triste come nostro padre. 《Comunque grazie per aver concordato con il mio piano, anche se so di aver creato altri danni》sussurro sincera 《Forse sono stata un po' egoista però..》aggiungo a testa bassa. Lei si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla, nel esatto punto in cui l'aveva appoggiata mio padre. Mi fa ancora male. Ma lei non preme forte, mi sta solo accarezzando con affetto, e preferisco il suo tocco in confronto a quello di papà. 《Non è stato da egoista Vega, è stato okay, hai fatto una cosa buona per te stessa, e io mi sono sentita meglio nel saperti al sicuro con Siro, ti sei divertita, ed è giusto》bisbiglia, abbiamo sempre il terrore che ci senta 《Ma tu e mia madre siete state qui, con lui, da sole. Questo non è stato giusto. Poteva farvi qualcosa》lei continua a rassicurarmi, so che non vuole farmi sentire in colpa. Alla fine capisco che forse ha ragione, ma io non riesco a perdonarmelo del tutto. È come se sapessi di non essere così colpevole, ma allo stesso tempo di non riuscire a perdonarmelo per nessun motivo. Lo so di essere dura con me stessa, me ne rendo conto. 《Ragazze! Venite, si mangia!》mia madre ci chiama al piano di sotto per cenare. A me vengono i brividi a pensare di stare di nuovo a tavola con lui, in soggezione, specialmente in questo momento. Poi guardo Alexia. Andrà tutto bene, lei e mia madre mi proteggono e mi vogliono bene, ed io voglio bene a loro. Scendiamo subito, abbiamo entrambe una fame assurda. Il tavolo è già apparecchiato e le pietanze sono già pronte per essere mangiate. Per questa sera, mia madre ha cucinato il pollo con le patate al forno e le verdure grigliate. Si dà sempre tanto da fare lei, e poi ama cucinare. Sorrido, le voglio un bene incredibile, e sono fiera della mia mamma. Cominciamo a mangiare in silenzio. Nessuno si azzarda a dire qualcosa e tirare fuori un argomento. Sappiamo bene tutti come è andata la giornata, e quanto papà possa diventare da un momento all'altro aggressivo e violento. 《Buono come sempre》Alexia fa i complimenti a mia madre, come ogni sera. Ecco, Alexia mi stupisce, perché ogni volta che mia madre cucina qualcosa, qualsiasi cosa, lei lo mangia proprio con il sorriso sul viso, come se non avesse mai mangiato qualcosa del genere. Non capisco se vuole essere semplicemente educata, oppure se ami così tanto il cibo. Chissà, avvolte mi chiedo cosa mangiasse prima, quando era nella sua città a casa sua. Anzi, mi chiedo proprio come vivesse lì, come fosse la sua vita. Come la trattava sua madre, e che tipo di persona è. Se avesse tanti amici, come andasse a scuola, quali fossero le sue passioni. Se papà l'ha mai trattata come ha trattato me..Mi rendo di nuovo conto che non so nulla sulla mia sorellastra, perché io come una bambina capricciosa ho deciso di ignorarla, come se così facendo sarebbe sparita da un momento all'altro. Che stupida che sono. Ma posso rimediare. Da un momento all'altro e senza motivo, mio padre sbatte il pugno sul tavolo 《Questa casa è davvero uno schifo》tutte ci spaventiamo e tutta la nostra concentrazione è su di lui 《È tutto sporco. Ma cazzo, siete tre donne e nessuna si occupa della casa? Siete tre sfaticate, mi fate schifo》alle sue parole, il mio caratteraccio non intende placarsi, così lascio uscire le parole di bocca senza paura 《Ma chi ti credi? Se è tutto così sporco, prendi e pulisci, questa è anche casa tua. Lo era e lo è sempre stata. Qui hai abitato per anni e mi hai cresciuta. Cos'è questa questione che dobbiamo pulire solo noi?》alzo la voce e già mi lancia un'occhiataccia di rimprovero 《Siete donne, dovete farlo voi, io non pulisco proprio niente! E non ti permettere più ad alzare il tono di voce in questa maniera! Sono tuo padre, io posso fare quello che voglio!》mia madre sa bene cosa sta per succedere, lei ha già visto e rivisto questa scena mille volte. Scusami mamma se sta per accadere di nuovo davanti ai tuoi occhi. 《Invece no! Tu non puoi fare quello che vuoi!》urlo ancora più furiosa di prima. Lui si alza e con la sua mano pesante mi tira uno schiaffo sulla guancia. Un dolore atroce mi fa pizzicare gli occhi. Ma non lo mostro, non deve sentirsi ancora più fiero di quanto già è. Lo guardo un'ultima volta e poi salgo di sopra in camera mia. Non sono riuscita a guardare in faccia mia madre o Alexia. Mi getto nel letto e mi lascio andare alle mie emozioni. Piango. Piango tantissimo, non perché mi ha fatto male, ma perché non sopporto più tutto questo.

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