Capitolo 23

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《Lascia andare con serenità tutto ciò che vuole andarsene, perché significa che ha esaurito il suo compito》

Arold

Non ho capito cosa stiamo facendo, ma io mi fido di Siro e lascio che lui si occupi del lavoro. Penso sia tipo quella relazione che avevano detto le professoresse, quella pallosa. Ma io dico, è normale che ci fate fare le gite per poi farci lavorare lo stesso? Non ci possiamo divertire e basta? A quanto pare no. 《Arold, che ne dici se tu scrivi e io ti dico cosa scrivere?》mi chiede Siro, sembra preoccupato. Bah strano, è preoccupato per me? Se non mi preoccupo io di me stesso, perché dovrebbe farlo lui? Lo so che in questi giorni sono più silenzioso del solito, ma non lo so in realtà. Nel senso che non so, da dopo quella cosa alla festa, Siro che si è preso un poco cura di me, mi sento come diverso. Non so descrivere tutto ciò. Ma non mi interessa. Presto mi dimenticherò di tutto ciò e farò un'altra cazzata per divertimento. Faccio un piccolo cenno a Siro con la testa e prendo il computer. Quando guardo la tastiera piena di tasti, con tanti numeri e lettere, mi sento quasi un analfabeta. Si mischia tutto sotto il mio sguardo e rende tutto confusionario.《Allora..》comincia a dettarmi il testo. Siro ha pazienza con me e detta lentamente. Io avvolte mi blocco oppure non ricordo cosa dice, e lui me lo ripete una seconda volta senza impazzire. Però non vorrei mai che perdesse la pazienza alla fin fine. Cioè, io sono stressante e pesante, chi mai vorrebbe starmi a lungo vicino? Un vero psicopatico. Uno che si fuma più canne di me sicuramente. 《Oh mannaggia!》esclama la professoressa, alcuni si girano a vedere cosa sta succedendo. Anche io mi distraggo, perché io ho l'attenzione al pari di un criceto ubriaco. 《Uff》sbuffa ancora la professoressa, si guarda attorno. 《Arold, dobbiamo continuare》dice Siro, ma vengo nuovamente distratto dalla professoressa 《Oh Arold, si tu, vieni qui》mi chiama. Io guardo Siro con uno sguardo tipo "scusa devo andare fratello" e mi alzo. Mi chiedo perché dovrebbe aver bisogno di me, cioè sono il meno affidabile di tutta questa classe. Forse la professoressa si è confusa oppure è un po' scema.《Ascolta, ti andrebbe di andare a farmi fare le fotocopie di questi documenti?》mi chiede gentile. Lei è una delle pochissime che mi prendono ancora in considerazione. Perché gli altri professori mi hanno abbandonato, mi ignorano e non sopportano la mia presenza. Lei aveva grande stima di me qualche annetto fa, un po' mi dispiace averla delusa, ma è così che gira il mondo. 《O-okay》balbetto inceppandomi con le parole, odio quando succede. Sembro un disabile problematico. 《Già che ci sei, vacci insieme ad Alexia, così vede meglio la scuola》fa un cenno a qualcuno dietro di me, io non mi giro nemmeno perché tanto non so chi sia questa e non mi interessa neanche saperlo. Esco dalla classe, convinto che lei sia dietro di me, e quando siamo nel corridoio mi rendo conto che in realtà la conosco a questa Alexia. Quei occhi così azzurri non potrei mai dimenticarli. È affianco a me, che cammina in tranquillità. I capelli mossi le ricadono in modo delicato sulle spalle e non manca mai un sorriso sul suo viso infantile. Arriviamo da Trina, che mi guarda con quel suo solito sguardo, le piace sempre farsi grandi fantasie. Alzo gli occhi al cielo. 《Fotocopie》dico mentre appoggio i documenti sul suo piccolo tavolino. Trina ci sorride e afferra i documenti, noi la seguiamo verso la stampante.《Stai facendo vedere la scuola alla ragazza?》mi chiede felice, Alexia vicino a me. 《Si》dico semplicemente. 《Com'è che ti chiami già tesoro?》le chiede sbadata, e Alexia le sorride. Non so bene perché, ma prima che lei riuscisse a risponderle, ho detto io il suo nome. 《Alexia, si chiama Alexia》immediatamente mi guardano entrambe. Trina con sguardo emozionato, tipo quello che ha ogni tanto Chow quando guarda Vega, invece Alexia mi guarda sorpresa, ma non arrabbiata. Mi sento subito in imbarazzo sotto i loro occhi. 《Ecco a te Arold》mi porge le fotocopie e i documenti, io li afferro con uno scatto 《Grazie》mi giro e me ne vado, ma camminando lento per aspettare Alexia. Non voglio essere cattivo o maleducato con lei, non è giusto. Ogni tanto getto uno sguardo su di lei, è così tenera. Poi mi rendo conto dei miei pensieri stupidi e mi sgrido. Mentre camminiamo ho così tanto l'impulso di dire qualcosa, qualsiasi cosa. Alla fine non resisto e cedo 《Alexia è un bel nome》dico in tutta onestà. Lei ride spontaneamente 《Grazie! Anche Arold è un bel nome》rimango incantato. Non immaginavo che i suoi occhi azzurri potessero diventare ancora più belli quando ride. Mi accorgo di starla guardando troppo e mi dico di smetterla. 《Grazie》biascico come un povero fallito. 《Vuoi-vuoi tornare subito in classe? Cioè intendo..possiamo anche stare nel corridoio. Tanto la prof non ci dice niente》non so nemmeno perché le faccio questa strana proposta, ma lei non ne sembra dispiaciuta e accetta subito. È strano stare con lei, perché anche se mi sento stupido a fare e dire queste cose, lei non mi fa sentire ancora più strano o scemo. Sorride e sembra sincera, trasmette una bella sensazione. 《Perciò sei un'amica di Vega?》le chiedo appoggiandomi al muro, se il mio cervello non mi fa brutti scherzi, l'ho vista con Vega molte volte. Lei si mette affianco a me 《Si, siamo amiche》《Mh strano》mi lascio scappare e lei mi guarda incerta 《Cioè nel senso, emh..è che Vega è spesso sola e poi è molto scontrosa quindi..》lei mi sorride e mi salva da me stesso 《Tranquillo, capisco cosa intendi, ma in fondo ha un cuore buono, non è cattiva come sembra》respiro, ha capito, è tutto okay. Mentre stavo cercando qualcos altro da dire, la professoressa apre la porta e ci ritrova lì, appoggiati al muro. Ci sorride contenta, fortunatamente non è arrabbiata. Wow, oggi è il mio giorno fortunato. Non mi sono ancora beccato nessun rimprovero, non sono stato picchiato e io non ho commesso nessun crimine. Chissà se..è grazie ad Alexia..No! Cosa sto dicendo? Sono impazzito? Non posso pensare cose del genere e devo smetterla di importunare questa povera ragazza. Non ha bisogno di fare amicizia con uno come me. Lei ha gli occhi da angelo e il suo sorriso non può essere contagiato dai miei problemi. Una come lei può stare solo con uno come Siro. Si, uno come Siro. 《Ecco prof, le fotocopie》mi stacco dal muro e le porgo le fotocopie. Mi giro a guardare un'ultima volta Alexia prima di entrare. Faccio un piccolissimo sorriso, che lei però ricambia con un enorme sorriso sgargiante. Entriamo in classe, lei va dal suo gruppo e io vado da Siro. Mi siedo in modo disinvolto e riprendo il computer. 《A che punto siamo?》gli chiedo un po' più sveglio rispetto a prima. Lui ride 《Com'è che ora sei interessato e attivo?》torna un leggero velo di imbarazzo, ma lui lo scaccia subito appoggiando una mano sulla mia spalla 《Eh bravo Arold, hai fatto amicizia con una ragazza, con Alexia. Ti sta simpatica?》vorrei rispondere che la trovo una delle ragazze più pure che io abbia mai incontrato, ma il mio istinto mi ferma. Mi dice che non posso dire una cosa del genere di una persona che ho appena incontrato e che tutti hanno un lato oscuro pronto ad uscire. Perché più cerchi di ignorare quel lato di te, e più lui cresce. 《Mh》dico soltanto per non sembrare buffo e prendo il computer, rileggendo ciò che abbiamo scritto prima. 《Non lo trovi bellissimo?》Siro si avvicina e rilegge insieme a me 《Cosa?》gli lancio qualche sguardo veloce《Tutto questo in generale. Lo spazio, i pianeti, il destino, i segni zodiacali》sospira, sembra fiero di parlare di questo argomento. In realtà io non ne sono appassionato, ma se non sbaglio ad Alexia piacciono le lune e le stelle, le indossa sempre. 《Si carini》riesco solo a dire, perché non ne sono un esperto. Cioè in realtà non sono un esperto in niente. Sono un fallito. Ma immagino che siano dei argomenti carini. 《Hai mai pensato che..》guardo quasi con paura Siro, perché so che quello che sto per dire è forse troppo.. 《Che?》insiste curioso 《Che magari è una falsità tutta quella storia dei pianeti e dei segni zodiacali》lui mi guarda interdetto e anche sorpreso, si sofferma a riflettere per qualche secondo.《Non saprei. Io ci credo, ma chissà. Non è magico credere in qualcosa così? Non rende la tua vita più colorata?》parla con questo tono che lo rende quasi divertente, un po' magico. Lo guardo e mi viene da ridere. Ma la sua domanda mi rimbomba in testa lo stesso, anche se lo prendo come per un gioco.

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