Capitolo 36

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《Mi dicono che non ne sono io responsabile. Allora perché continuo a darmi la colpa di tutto, quando so anche io di non esserne responsabile?》

Vega

Flashback

Sotto il sole rovente di agosto, leggo un libro molto interessante, con le principesse della disney. Stesa sul mio telo, sotto l'ombrellone, c'è anche mia mamma che si gode il sole e il caldo estivo. Lei odia l'inverno, e ama l'estate, ed io sono il suo inverso, io non lo sopporto il caldo. Ma posso sopportarlo alle grigliate, dove papà e mamma fanno delle carne buonissima con le patate, e dove papà ed io peschiamo nel laghetto. 《Amore, mi passi una birra?》chiede mio padre a mia madre, lei si alza e gliene porta una fresca 《Grazie, ti amo》le dà un bacio sulla guancia affettuoso, mentre continua a fare attenzione al galleggiante. A me viene un piccolo brutto presentimento, ma lascio perdere. Una bambina piccola di sei anni non deve badare a questo. Quando la carne è pronta, ci sediamo tutti insieme al tavolino a mangiare. Guardo papà, ha una faccia strana. Vabbé, non ha importanza. Io mangio con molto appetito e mamma anche. 《Ti piace principessa di papà?》mi chiede 《Buona come sempre!》esclamo contenta. Poi afferra un'altra birra, la apre, ne versa una quantità nel bicchiere, e se la sgola tutta. Guardo per terra. Ne ha già bevute sette. Questa è l'ottava. Mamma lo guarda strano ma non dice niente, così nemmeno io, non capendo la situazione. Passa il pomeriggio, e a sera tardi, comincio a essere stanca. Mi alzo e vado da mia madre 《Mamma, sono stanca, andiamo a casa?》lei mi accarezza 《Certo, raccogli le tue cose e mettile in auto, andiamo via》faccio così e vado a prendere le mie cose. Mamma parla con papà con toni alti. 《Guardati dannazione! Sei ubriaco fradicio! Quante birre hai bevuto? E adesso come facciamo a tornare a casa? Chi guida!?》urla in una maniera esagerata, io inizio a tremare. 《Ma amore ma cosa dici? Guarda che ho bevuto poco, sono in grado di guidare》mio padre ha una voce e una faccia strana, vengo avvolta sempre più da una sensazione di ansia, penso si chiami così. Mamma si allontana. Papà anche. Poi in silenzio, sotto il cielo stellato, mettiamo tutto apposto e saliamo in auto, mamma mi aiuta a mettere la cintura 《Stai bene incollata al sedile okay amore?》io annuisco. Ci mettiamo in moto. Dopo qualche minuto di silenzio, mia madre lo interrompe《Sei in due corsie, non lo vedi?》sussurra mia madre aspra e arrabbiata 《Ma no è solo una tua illusione》risponde mio padre. Passano secondi. Prima ero stanca, ma ora non riesco a sbattere nemmeno le palpebre. 《Tu non sai comportarti da uomo, sei peggio dei ubriaconi》insiste mia madre. A quel punto mio padre esplode. All'improvviso.《Ah sì? Sai cosa? Non ti sopporto più! Vuoi vedere che sono davvero peggio dei ubriaconi?》le sue urla mi fanno stringere forte il mio peluche. Ci troviamo su una stradina a due corsie, e affianco a noi c'è un grosso muro di pietra. Mio padre gira il volante e ci fa quasi sbattere contro il muro apposta. Poi torna rapido sulla strada normalmente 《Vuoi vedere che ci uccido a tutti?》urla ancora più forte. Io mi metto a piangere senza controllo 《Fallo, ma pensa che abbiamo una bambina, vuoi uccidere anche lei?》urla mia madre esasperata. Mio padre si calma, il resto del tragitto rimaniamo in silenzio. Nonostante questo, non riesco a calmarmi.

Fine flashback

La giornata scolastica fortunatamente è terminata. Non ho ascoltato neanche una parola, la mia mente era troppo stanca per preoccuparsi di qualcosa di così superficiale come la scuola. Chow ha tentato di starmi accanto, di farmi dire almeno una parola e di non farmi sentire sola, ma io non sono riuscita a dire neanche una sillaba e a fare neanche un mezzo sorriso. Però almeno mi ha fatto sentire meno sola. La sua presenza è piacevolmente strana. Mi sento come se fossi in mezzo ad un campo di erba grigia e poi ci fosse lei, un fiorellino luminoso rosa. Strano, ma bello. Ho passato la giornata ad ignorare totalmente i miei sentimenti ed i miei pensieri, così mi sono concentrata solo sui ricordi belli che ho vissuto dall'inizio di questo anno scolastico. In questi quattro anni io sono sempre stata quella invisibile, quella bravina a scuola e affidabile, ma dal carattere troppo duro per farsi degli amici. Ma questo anno, ho vissuto così tante cose diverse, ho provato così tante emozioni nuove, come una bambina che scopre il mondo. Avrei dovuto fare amicizia con Chow anni fa, invece l'ho conosciuta solo ora, quando manca ancora un anno e non potrò più vivere esperienze scolastiche con lei. Ecco un'altra cosa per cui provare rimorso e sentirmi una stupida, proprio come per il mio comportamento con Alexia. La campanella che segna il fine della giornata suona e tutti si alzano entusiasti di andare a casa o di uscire con gli amici, o di immergersi nelle loro attività. Io invece penso che tornerò a casa e mi lascerò andare sul letto, magari è la volta buona che mi risucchia. Vedo Siro che esce dalla classe. Lo guardo con nostalgia. Oggi non abbiamo parlato, ovviamente io non ne ero in grado, e mi dispiace. Sono talmente debole fisicamente e mentalmente da fare fatica a mettermi lo zaino in spalla, così Alexia e Chow mi aiutano con pazienza e affetto. Mi sento come una bambina piccola e stupida che fa tante sceneggiate. Mentre mi sistemano lo zainetto, vedo Arold. Al fondo della classe, sul telefono. Non gli importa tornare a casa? Siamo rimasti solo noi quattro qui, pure l'insegnante è andato a casa. Arold non mi è mai stato simpatico, nemmeno quando era così perfettino, pulito ed educato, che nessuno poteva batterlo a scuola. Eppure su di lui mi è rimasto un piccolo dubbio dal primo giorno di scuola, a cui all'inizio non avevo dato tanto peso, ma ora, più conosco Siro, e più sono interessata. 《Io》sussurro, è cosi strano aprire bocca dopo ore e ore di silenzio 《Devo fare una cosa, mi aspettate fuori?》loro restano sorprese nel sentirmi di nuovo parlare 《Certo, ti aspettiamo qua fuori Piccola Luna》così entrambe escono. Arold non si accorge nemmeno che gli vengo vicino, così devo smuoverlo, e lui posa lo sguardo su di me 《Cosa vuoi?》mi chiede con tono infastidito dalla mia presenza, ma io non mi faccio intimorire 《Il primo giorno di scuola》sussurro 《Perché hai spiaccicato la faccia di Siro al banco? Cosa ti ha fatto?》la curiosità mi divora. Arold in genere non alza le mani, o meglio, prima, in queste ultime settimane sta impazzendo sempre più. Letteralmente oggi ha picchiato uno nel cortile solo perché il tipo aveva commentato le sue scarpe sporche e rovinate, l'ho sentito da Chow. Lui chiude il telefono e comincia a farsi la cartella, mentre parla ogni tanto mi lancia uno sguardo fugace《Avevo fatto una battutina su di te, qualcosa tipo "speriamo che questo non sia come quella stupida depressa di Vega" e lui mi ha sentito, si è girato e mi ha guardato in aria di sfida, come se fosse il tuo migliore amico e dovesse proteggerti. Rimanendo seduto ha detto "Non so se hai mai provato dolore, ma credo di sì, e dare a qualcuno della stupida depressa, solo perché triste, rende te stupido e insensibile. Non permetterti più". Già, ha detto proprio così, mi sono rimaste le sue parole in testa. Mi ha dato fastidio il suo caratterino, perciò gli ho fatto uscire sangue dal naso e fatto capire che non deve permettersi più》poi ride 《Ogni volta che qualcuno dice qualcosa di brutto su di te, compreso me, lui ti difende, protegge il tuo nome come se fosse il suo》io rimango abbastanza sconvolta dal suo breve racconto. Siro mi ha difesa dal primo giorno di scuola, anche se non sapeva chi io fossi, e ha continuato a farlo fino ad oggi. Ed io ho passato tutto il tempo a trattarlo come un mio nemico. Dio quanto sono stupida. Davvero stupida. Non dico niente ad Arold, esco semplicemente dalla classe in fretta. Vorrei poter parlare con Siro ma so che non lo troverò più qui. Poi vedo Chow e Alexia e mi ricordo di loro, per qualche secondo me ne ero totalmente dimenticata. 《Tutto apposto?》chiede Alexia, io annuisco e cominciamo ad incamminarci verso casa. Okay, devo calmarmi, domani vedo Siro a scuola e ci parlerò.
Dopo un po' di camminata, arriviamo a casa. Alexia non mi ha intasata di domande, ma so che è preoccupata per me. Spalanchiamo la porta e come prima persona che vediamo, c'è nostro padre seduto sul divano, che cazzeggia sul telefono. Vorrei aver visto mia madre, invece lei non è qui. Appena ci vede si alza e viene nella nostra direzione. Alexia si mette davanti a me come per proteggermi da eventuali pericoli. 《Vieni qui Vega》la sua voce rauca e arrabbiata mi fa salire una paura che mi soffoca. Mi sento così sbagliata ora. 《No, noi andiamo in camera》afferma convinta e determinata Alexia. 《Non parlavo con te》mio padre spinge Alexia con forza e la fa cadere per terra. Io vorrei urlare ma la voce non mi esce. È terrificante. In quel momento mia madre scenda dal piano di sopra e corre da Alexia. La prende e la fa sedere sulle scale. Io e mio padre rimaniamo faccia a faccia, l'uno davanti all'altra. 《Non ti sopporto! Non ti sopporto più! Cosa sei venuto a fare qui? A distruggere di nuovo la mia vita!?》gli urlo, nei suoi occhi vedo quasi una piccola tristezza, come se le mie parole lo avessero ferito. Prende un respiro profondo. 《Vega ascolta, parliamo》cerca un punto di incontro, ma io sono stanca di quando prima si arrabbia, mi tratta male, e poi mi chiede scusa, facendomi promesse inutili e false. E poi tutto ricomincia da capo. Sono stufa. Ho così tanta voglia di girare la situazione e far stare male lui. Vorrei fargli sentire quello che ha fatto sentire a me per anni. Per anni. Quando la notte non dormivo a causa sua. A questo pensiero, sento un certo sollievo. Forse riesco a farlo stare per una volta male io. Lo guardo con determinazione e cattiveria, poi mi giro, apro la porta e scappo. Questa volta non sarò io a piangere.

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