Capitolo 12

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《Non farti troppe domande su certa gente, i loro atteggiamenti sono già le risposte più vere che potrai mai trovare》

Arold

Infilo le chiavi nella serratura della porta e non appena scatta, spingo la porta con forza, tanta che va a sbattere contro il muro 《Sono tornato》urlo per farmi sentire e vado in camera mia, senza aspettare una risposta. Non faccio in tempo a gettarmi sul mio letto che mia madre mi raggiunge. 《Arold, guarda che così non ci siamo proprio》comincia con le sue ramanzine, sedendosi sulla sedia della mia scrivania, perché non sia mai che una regina come lei si sieda sul letto sudicio di uno come me. Io invece mi metto comodo sul letto sudicio di quel sporco fumatore seriale che sono. Tento di mostrarmi interessato a ciò che dice, magari finisce prima 《Cosa non va mamma?》lei mi guarda stupita 《Come "cosa non va"? Tutto, tutto non va. Guardati, guarda come ti vesti, cioè ma così si veste un giovanotto? Sembri un barbone》mi sforzo al massimo di starla a sentire 《Puzzi anche di fumo. Guardami negli occhi, fumi di nuovo?》mi guarda con quel sguardo da serpe. 《Una ogni tanto, tanto fumi anche tu, anche papà》si risistema sulla sedia, le ho quasi fatto prendere un colpo, di proposito ovviamente 《Non dire cose del genere a tua madre! Io non fumo, manco tuo padre. Abbiamo fumato per un brevissimo periodo, nulla di più. Noi siamo veri signori》. Ecco di nuovo la storia dei "veri signori", io con i veri signori mi ci pulisco il culo. 《Ed io non sono un vero signore, giusto?》la guardo negli occhi e cerco di concentrarmi, se perdo la pazienza spacco tutto qua dentro. Lei si muove con movimenti lenti e ben pensati, potrebbe diventare la nuova Regina Elisabetta《Il punto è la scuola Arold. La scuola. Dove pensi di arrivare?》mi osserva a lungo in attesa di una risposta. Peccato che io una risposta per lei non la abbia. 《Sei solo un bocciato》sussurra con tono disperato. Scatto in piedi, non ci ho potuto fare niente purtroppo. Afferro il cuscino e lo lancio contro il muro, vicino a mia madre, quasi non la colpisce. 《Esci da camera mia, serpe! Esci! Esci e sparisci!》le urlo, ma non mi limito a questo. Mi alzo e tiro calci agli oggetti che trovo per terra, tra cui vestiti, tappeti e il mio zaino. Mia madre esce dalla mia camera in fretta, spaventata da me, da ciò che faccio e da ciò che sono. Inizio ad urlare. Urlo. Urlo che mi sentano anche i vicini. Tutti devono sentire il bocciato della famiglia di veri signori. Cazzo, veri signori gente! Loro non si grattano mai il culo, anche se hanno prurito, perché un vero signore non si abbassa a certi livelli! Lancio i libri della scuola che sono sulla scrivania per terra e rompo una penna in due. Ora sono molto più soddisfatto. Mi rendo conto solo ora del mio respiro pesante e del cuore a mille. Mi guardo attorno, un bel casino. Ops, scusate, ho usato il termine 'casino', non si addice ad un vero signore. Lancio le due metà della penna contro il mio armadio e mi accendo una sigaretta sul piccolo balconcino della mia camera. Ne finisco due di fila. Avverto una presenza dietro di me, se è mia madre rischio di gettarmi di sotto. Mio padre si posiziona vicino a me e guarda all'orizzonte. Rimaniamo in silenzio. 《Vuoi?》gli porgo una sigaretta mentre me ne accendo un'altra. Lui mi guarda per qualche secondo tentato 《No no, sennò tua madre ammazza tutti e due》. Aspiro profondamente, aspetto che parli lui, sempre se ha qualcosa da dire. Passa una manciata di secondi ancora, credo stia cercando le parole giuste. 《A me piace il tuo stile》dice sincero, a me viene quasi da ridere《Ma sei serio?》lui sorride 《Certo! È uno stile..elegante, si elegante, a modo suo》io lo guardo e mi scappa una risatina 《Minchia se questo è elegante allora quello che si mette mamma non è niente》. Sorride anche lui ,《Ti va di parlare qualche minuto. Pochi, giuro》lo guardo in modo scherzoso 《'Giuro'? Ma sei impazzito? La mamma dice che non si giura mai!》strillo imitandola. Lui ridacchia 《Mizzeca hai ragione, non dirglielo per favore》dice, mi sembra quasi realmente terrorizzato. 《Sta tranquillo, i tuoi piccoli segreti sono al sicuro》finisco una sigaretta, ne ho voglia ancora. Ne prendo un'altra e la accendo 《Hai bisogno di una mano con la scuola?》chiede scandendo con lentezza ogni parola. Questa volta non lo guardo. Faccio un tiro e guardo dritto. 《Perché?》gli chiedo 《Perché io sono davvero bravo a scuola, se vuoi una mano. Possiamo fare tutti i pomeriggi i compiti insieme e studiare》mi propone con voce calma. 《La mamma non vuole che io sia aiutato, dice che i veri signori se la cavano da soli, soprattutto con la scuola, una cosa talmente semplice》dico a bassa voce. Finisco troppo in fretta la sigaretta e ne prendo ancora una, mio padre mi guarda 《Lo so lo so, ma aggiusto io con lei, non ti preoccupare》io lo fisso 《E con il tuo lavoro? Lavori fino a tardi, come farai?》lui cerca la risposta, che non ha, dentro di sé, secondo me ha troppa speranza 《Risolverò tutto, tu non ti preoccupare》insiste, convinto della sua idea di semplice felicità. Aspiro di nuovo 《Perché l'hai sposata? Era questa la vita che sognavi? Essere l'uomo zitto e muto che deve lavorare come uno schiavo plebeo? Non puoi dire una parola che quella serpe ti inzittisce, ma che si faccia una sega va!》accumulo la saliva e la sputo nell'aria. Lui, con lo sguardo serio, rimane immobile a riflettere. Probabilmente non gli piace come parlo e cosa dico, neanche cosa penso. Afferro il pacchetto di sigarette e lo apro. Cazzo, le ho finite. Mi giro in direzione dello zaino, forse ho ancora la puff all'anguria lì dentro. Mio padre poggia una mano sulla mia e mi trattiene, ma non penso apposta, non sa della puff. 《Il fatto è che io..》sussurra, come timido. O forse quello che vuole dirmi, non è ancora in grado di dirlo. Un rumoroso suono di passi con i tacchi si avvicina a noi. Porca puttana, è la mamma. 《Tu entra in casa, Arold è in punizione, deve stare da solo》si riferisce a mio padre. Lui la guarda sorpreso 《Ma sto parlando con-》mia madre, come sempre, lo zittisce 《Zitto! Ho detto che devi entrare in casa!》strilla come una gallina, ogni volta che apre quella fogna di bocca. Mio padre indugia, è indeciso se obbedire o meno. Quando credo che sta per disobbedire, basta un'altra sgridata da parte di sua moglie per farlo tornare il solito soldatino ubbidiente. Mi guarda un'ultima volta prima di entrare e poggia la sua mano sulla mia spalla, come per darmi conforto. Una volta che entra in casa a testa bassa, mi ritrovo solo con lei. 《Che schifo! Puzzi di fumo, mio dio! Oddio non riesco a respirare qui!》si mette una mano sul naso e con l'altra tenta di "allontanare" la puzza. Mi mordo il labbro inferiore, per fermarmi dal risponderle 'allora soffoca'. Io non mi sposto di un millimetro. 《Cambiati! Vatti a cambiare subito, ti prego!》urla furiosa, io entro in casa e mi tolgo la maglietta, rimanendo a petto nudo, e sostituendola con un'altra. Mia madre resta sul balconcino, spruzza nell'aria un po' del suo profumo preferito. Quello classico alle lavande. Mi fa venire il voltastomaco. Torno sul balconcino e tossicchio per l'odore pungente delle lavande, mi brucia la gola. 《Ascoltami molto attentamente! Se fumi un'altra volta in questa casa, io ti mando in una casa famiglia!》sbatte i piedi a terra per la rabbia. Io, in questo momento, per la rabbia mi getterei di sotto. 《Sei diventato-》so bene cosa sta per dire: una delusione. Questo vuole dire. Perciò decido di interromperla subito 《No! Taci! Taci! Non mi interessa!》mi avvicino a lei velocemente, le nostre facce sono a pochi centimetri di distanza 《Per me tu non sei nulla! Devi solo stare zitta! Zitta! Nessuno vuole sapere cosa hai da dire! Nessuno! Hai capito?》. Tiro un calcio alla ringhiera del balconcino e mia madre si spaventa, inizia a tremare. Io mi giro e me ne vado, afferro le chiavi di casa, con l'intenzione di andare a farmi una passeggiata. Prendo impaziente il mio giubbotto, il telefono e il mio zaino. Mi affaccio alla cucina, mio padre è seduto su una delle sedie del tavolo. È triste, forse riesco a vedere una lacrima. 《Pà》sussurro, lui si gira a guardarmi 《Anche a me piace il tuo stile》dico sorridendo. Mi accorgo che questa volta non ho forzato un sorriso. Percepisco una strana sensazione a livello del cuore, tipo come se fossi più leggero e più..felice? Bah, al diavolo la felicità. Mio padre mi sorride a sua volta. Lo guardo ed esco di casa, come prima cosa corro dal tabaccaio, ho un bisogno disperato di qualche altra sigaretta.

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